Torino. Spezzone rosso e nero al corteo del Primo Maggio, aperto dallo striscione “Azione diretta autogestione”.
Appuntamento alle 8,30 in piazza Vittorio quasi all’angolo con via Po.
Dopo il corteo pranzo e festa alla FAI in corso Palermo 46.
Il pranzo è benefit per i compagni vittime della repressione.
Chi non può o può solo poco è ugualmente il benvenuto.
Se possibile prenotatevi, scrivendo a fai_to@inventati.org oppure chiamate 338 6594361
La crisi morde sempre più forte, specie nelle nostre periferie, dove solo le pratiche di autogestione, riappropriazione e solidarietà pongono un argine alla guerra contro i poveri che i governi di centro sinistra e quelli di centro destra hanno promosso negli ultimi vent’anni.
La nascita dell’esecutivo guidato da Enrico Letta è l’ultima tappa di un lungo processo di ridefinizione dei partiti istituzionali intorno a blocchi di interessi, che, alla bisogna, possono trovare spazio per una convergenza.
L’affermarsi di una democrazia autoritaria è il necessario corollario a politiche di demolizione di ogni forma di tutela sociale, all’origine della situazione odierna delle classi oppresse. Se i meccanismi violenti della governance mondiale impongono di radere al suolo ogni copertura economica e normativa per chi lavora, la parola passa al manganello, alla polizia, alla magistratura. Se la guerra è l’orizzonte normale per le truppe dei mercenari tricolori presenti in armi in Afganistan come in Val Susa, la repressione verso chi si ribella non può che incrudirsi.
Le esperienze più interessanti di questi anni sono quelle che hanno saputo coniugare autogestione e conflitto, individuando nell’esodo conflittuale un modo per costruire lottando e lottare costruendo. In una tensione che non si allenta ogni TAZ, ogni zona liberata, è una base per incursioni all’esterno. Parimenti ogni momento di conflitto riesce ad oltrepassare la mera dimensione resistenziale quando si innesta in pratiche di riappropriazione diretta di spazi politici e sociali.
La crisi della politica di Palazzo ci offre una possibilità inedita di sperimentazione sociale su vasta scala di un autogoverno territoriale che si emancipi dai percorsi istituzionali.
Gli esiti delle recenti elezioni hanno dimostrato la plasticità di una classe poltica che ha saputo uscire dall’impasse dei numeri, mettendo nell’angolo le opposisioni.
Un’ulteriore dimostrazione che chi vuole aprire il parlamento come un scatola di sardine lo può fare meglio standosene fuori, che prendendo posto accanto agli altri pesci sott’olio.
In questo Primo Maggio c’é chi è obbligato a lavorare per contratto, in questo primo maggio ci sono case vuote e gente in strada, in questo primo maggio c’è chi lavora troppo per molto poco e chi non lavora affatto. in questo primo maggio truppe tricolori uccidono e occupano in Afganistan.
In questo primo maggio c’è chi ricorda le lotte durissime degli operai di Chicago che nel lontano 1886 lottavano per le otto ore.
Cinque di loro vennero impiccati per stroncare quella lotta. Ma i padroni e i governanti dovettero pentirsene, perché la loro morte accese fuochi in ogni dove. Quei fuochi ardono ancora.
Per saperne di più ascolta l’approfondimento fatto da anarres con Claudio Venza