Martedì 14 maggio dalle 21
punto informativo sugli OPG in via Po 16
In Italia ci sono sei ospedali psichiatrici giudiziari (Aversa, Napoli, Barcellona Pozzo di Gotto, Montelupo Fiorentino, Reggio Emilia, Castiglione delle Stiviere,). Nonostante il nome, negli OPG l’intento disciplinare prevale rispetto a quello terapeutico. Gli OPG dipendono dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP), dentro ci sono agenti penitenziari, le regole sono pressoché identiche a quelle delle carceri.
Vi sono imprigionate persone fuoriuscite dal sistema giudiziario classico dopo essere state giudicate incapaci d’intendere e volere, e, quindi, non imputabili in seguito ad una perizia psichiatrica che ne avrebbe stabilito la pericolosità sociale.
In questi veri e propri manicomi criminali ci sono circa 1500 persone abbandonate a loro stesse in condizioni di disumano degrado.
Per chi commette un reato ma viene giudicato “matto” non sono previste pene ma “misure di sicurezza” che hanno come finalità la “difesa sociale”.
Nel 1975, tre anni prima che la legge Basaglia (legge 180), decretasse la chiusura dei manicomi civili, un decreto ne cambiò il nome. Con un colpo di penna i Manicomi Giudiziari si sono trasformati in Ospedali Psichiatrici Giudiziari. Nella pratica quotidiana non cambiò nulla se non le targhe fuori degli istituti.
La durata della pena in OPG è indeterminata: viene revocata solo nel momento in cui è dichiarata scemata la pericolosità sociale, concetto molto ambiguo. Il malato-recluso non può mai sapere quando uscirà, solo il magistrato di sorveglianza, a sua discrezione, può decidere quando la pena avrà fine.
L’arbitrarietà del parere del magistrato in merito a questioni “mediche” fa della reclusione negli OPG una sorta di ergastolo bianco, di reclusione a vita: la durata della prigionia non ha alcuna attinenza con il reato per il quale si era originariamente perseguiti.
L’unica vera funzione dell’OPG è quella di discarica sociale dove gettare varie categorie di indesiderabili nel tentativo di nascondere il malessere profondo della nostra società.
Nel 2010 il governo, in seguito ad un’inchiesta parlamentare decise che gli OPG avrebbero dovuto essere dismessi entro il 31 marzo di quest’anno.
Sebbene il superamento di ogni istituzione totale sia di fatto una vittoria, se smantelleranno i manicomi criminali senza cambiare la legge verranno create nuove strutture, forse più accoglienti, forse senza secondini, ma dove il giudizio sull’incapacità di intendere e volere continuerebbe a privare della libertà per un tempo infinito persone che sono state pescate a rubare qualcosa o gridare nella notte per aver bevuto troppo.
Già oggi la struttura di Castiglione delle Stiviere è gestita dalla sanità: le guardie sono fuori, dentro ci sono medici e infermieri. I racconti che riescono a valicarne le mura ci raccontano di soprusi ed abbandono, di catene e solitudine.
I fautori di questa “riforma” dimenticano che il manicomio senza guardie è stato luogo di orrori senza fine, travestiti da cure. L’OPG “umanizzato” è comunque un manicomio.
Il 31 marzo i sei OPG italiani non hanno chiuso i battenti: il governo ha deciso di prorogarne la chiusura al primo aprile del 2014, per permettere l’apertura in ogni regione di un mini OPG gestito dal servizio sanitario nazionale.
In Piemonte i media hanno diffuso la notizia che la Regione vorrebbe sia rimesso in funzione un padiglione dell’ex manicomio di Collegno. Ospiterebbe uno dei due mini OPG del Piemonte. Il Comune ha detto no, ma la partita resta aperta.
La scelta di Collegno, al di là della materialità di un nuovo carcere psichiatrico, avrebbe una valenza simbolica enorme. Quei viali e padiglioni della Certosa, lentamente liberati dalle catene, dai letti di contenzione, dalla macchine che friggono il cervello e dai tanti strumenti di tortura, potrebbero tornare ad avere sbarre e letti di contenzione per uomini e donne alienati dalla società.
Una follia da bloccare. Lì o altrove.
Collettivo Antipsichiatrico “Francesco Mastrogiovanni”.
Se sei interessato, le nostre riunioni sono ogni martedì dalle 21 presso la sede della Federazione Anarchica Torinese in corso Palermo 46. Per contatti: antipsichiatriatorino@inventati.org
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Rispondiamo tutti i martedì dalle 19 alle 21
Hai paura di subire un TSO? una persona cara lo sta subendo e vuoi aiutarla ad uscirne?
La linea è rivolta a chi si trova impigliato nelle mani della psichiatria e vuole liberarsene, o ai familiari e amici di chi è rinchiuso in un reparto psichiatrico che vogliono capire cosa gli stiano facendo e come aiutarlo.