Lunedì 7 aprile
Proiezione del film “Mai più vivere come schiavi!”.
Dopo il film incontro con il regista Iannis Vouluntas e con Sergio Ghirardi, autore della versione italiana.
Appuntamento alle ore 21 in corso Palermo 46
Quella torinese è la prima tappa di un anarco-tour alpino che toccherà Chambery e Grenoble, i luoghi della resistenza al Tav.
“Mai più vivere come schiavi” è un film documentario che racconta delle esperienze di autogestione che si sono sviluppate in Grecia, per resistere alla crisi, per far fronte alla perdita del reddito, della casa, della possibilità di curarsi. Si va dalle fabbriche occupate e autogestite, agli ambulatori popolari gratuiti, alle lotte territoriali.
Sarà un’occasione per ragionare sulle prospettive per i movimenti sociali, in Italia come in Grecia.
Vivere ai tempi della crisi è un gioco pericoloso che nessuno sceglie volontariamente, tuttavia offre possibilità di sviluppo a pratiche di autonomia dall’istituito, che le politiche di welfare parevano aver mandato definitivamente in soffitta.
La fine di tutele strappate con decenni di lotta ed erose pezzo a pezzo negli ultimi trent’anni, se rende più difficili le vite dei poveri, può innescare un’eruzione sociale, che non sempre le politiche disciplinari riescono a contenere.
La perdita irreversibile di un ampio sistema di garanzie e tutele, la fine dello scambio socialdemocratico tra sicurezza e scontro sociale, crea le condizioni per costruire nel conflitto, per fare dell’esodo dalla dimensione statale e capitalista il punto di forza per l’estendersi di lotte che non vogliono negoziare i propri obiettivi con l’istituito.
Possiamo riprenderci le nostre vite, sperimentando i modi per garantirci salute, energia, cura degli anziani e dei bambini fuori e contro il recinto statuale. La scommessa è tentare percorsi di autonomia che ci sottraggano al ricatto delle regole dalla governance transnazionale, alla continua evocazione dell’apocalisse che abbatte chi non segue i diktat della politica nell’epoca del liberismo trionfante, della finanza anomica, della logica del fare per il fare, perché chi fa mette in moto l’economia, fa girare i soldi, “crea” ricchezza.
Questa logica “crea” solo macerie.
Nelle lotte che si sviluppano nei territori comincia ad emergere un immaginario che allude all’incompatibilità tra capitalismo e salute, tra capitalismo e domani, consentendo di mettere all’ordine del giorno, come necessità di sopravvivenza, la rottura dell’ordine della merce.
In questo arazzo la cui trama è tracciata di volta in volta, altri fili si intrecciano nelle lotte contro gli sfratti e per l’occupazione di spazi abbandonati. Lotte che spesso non si limitano a (cercare di) sottrarre alcuni beni al controllo del mercato, ma negano legittimità alla nozione stessa di proprietà privata, diventando sovversivi.
Esodo, sperimentazione nel conflitto, conflitto che si alimenta ed alimenta dell’autogestione di quanto riesce a strappare con le lotte è la prospettiva radicale e libertaria che emerge nell’attraversamento di tanta parte dei movimenti di lotta in Grecia come in Italia.