In Grecia continuano le iniziative di lotta contro le misure del governo Papademos, approvate dal parlamento il 12 febbraio, mentre ad Atene e in numerose altre città greche scoppiava la rivolta popolare. Nella capitale gli scontri sono andati avanti per ore, mentre la popolazione in lotta applaudiva gli anarchici che rispondevano con forza agli attacchi della polizia. In quella giornata ci sono stati oltre cento arresti con accuse molto gravi come resistenza, attacco incendiario, lesioni.
Molto intenso è anche il dibattito sulle prospettive per l’immediato futuro, poiché in tanti sta crescendo la consapevolezza della necessità di un esodo conflittuale dall’istituito. I primi segni ci sono: dal rifiuto dei lavoratori dell’azienda elettrica a staccare la luce ai morosi, all’autogestione di un ospedale a Kirkis.
Ascolta l’intervista rilasciata a radio Blackout da un compagno greco, Georgios:
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Scarica qui il manifesto – in italiano e in greco – realizzato congiuntamente dalla Comm. Relazioni Internazionali della FAI e dal gruppo dei Comunisti Libertari di Atene
Di seguito un documento sulla giornata del 12 febbraio del gruppo comunista libertario di Atene, di cui Georgios fa parte:
Siamo stati “misurati” ancora una volta… e le nuove misure di austerità sono ormai un fatto.
Ieri sera (domenica 12 febbraio, NdR), un ex presidente del parlamento, ha elencato tutti i mali che avrebbero colpito il popolo greco se non fosse stata approvata la nuova legge: fame, miseria e freddo. Secondo lui non ci saranno i soldi per importare cibo e petrolio, guerra (con la Turchia), “flagellum dei”.
Un giornalista ha scritto che l’unica cosa che non hanno annunciato è l’alba dei morti viventi.
Un’altra cosa che non hanno annunciato sono le botte ed i lacrimogeni, perche quelli ci sarebbero stati comunque, approvata o no la legge.
Solo che, stavolta, la gente ha reagito.
E per la prima volta, il bilancio dei feriti, almeno quello “ufficiale” e quasi alla pari.
Merito anche della polizia; nella manifestazione di ieri sera c’era tantissima gente per strada (forse più di 250.000 persone) e la polizia ha cercato prestissimo di evacuare piazza Syntagma con il risultato di “imbottigliare” la gente nel centro di Atene gomito a gomito e quindi forzarla a reagire dato che non poteva ritirarsi, cosa che ha creato scontri in più di 20 fronti contemporaneamente.
Ormai qua la gente è abituata agli scontri con la polizia durante le manifestazioni: la reazione è stata molto tenace. Anche la tecnica degli scontri sta facendo grandi passi avanti: In un caso 5 moto della polizia che caricavano i manifestanti sono andate contro una corda tirata tra due pali a mo’ di trappola. Naturalmente i motociclisti sono caduti, e le hanno prese di santa ragione.
Naturalmente, grazie ai mass media (che nulla dicevano delle cariche della polizia e della gente, ma che ripetevano continuamente un delirio sulla povera Atene distrutta dai vandali), oggi di nuovo si sentono cori di vari idioti “indignati” per via delle 50 banche bruciate (stronzate del tipo “chissà quanta povera gente che lavorava in quei negozi – nessuno parla di banche – ha perso il lavoro”, senza pero dire che con le nuove misure di austerità il lavoro lo perderà comunque tantissima gente).
Ma la realtà, trova la sua strada spontaneamente, si sa: nel mezzo del dilemma “memorandum” o “non memorandum”, “prestito” o “fallimento”, nascono da sole le vere alternative. I problemi veri, quelli della gente, e non i falsi ideologici dei politici che secondo l’orientamento politico vorrebbero fare della Grecia un paradiso speculativo oppure una Cuba del mediterraneo, costringono la gente ad organizzare la sua vita in un altro modo.
Per la prima volta nella storia della Grecia moderna, l’autogestione non è una novità. Nessuno si stupisce ormai di niente:
“- L΄emittente radio della chiesa ortodossa per poco non veniva occupata…
– Sai che novità… l’emittente televisiva ALTER è occupata e autogestita dai lavoratori. L’ospedale di Kilkis è occupato e sotto il diretto controllo dei lavoratori., nessuno sa quante aziende si trovano in sciopero oppure sono state occupate.”
Dal sito dei comunisti libertari di Atene