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Fogli di via: Stato di polizia

polizia 113In questi due anni di resistenza No Tav all’occupazione militare per imporre la realizzazione della nuova linea ad alta velocità tra Torino e Lyon, la polizia ha scagliato ogni freccia al proprio arco per cercare di fiaccare la lotta dei valligiani e dei tanti solidali che li hanno sostenuti.
Oltre alle inchieste, agli arresti, ai processi numerosissime sono state le misure di limitazione della libertà imposte per via amministrativa. La più importante sono stati i fogli di via che vietano per periodi variabili tra uno e tre anni l’ingresso in alcune zone.
Il foglio di via viene firmato dal questore nei confronti di attivisti che, secondo i rapporti di polizia, sono pericolosi. Nessuna inchiesta, denuncia, condanna: sulla base dei rapporti della squadra politica, la Digos, compagni e compagne hanno ricevuto il divieto ad entrare in alcuni paesi della Val Susa, scelti secondo criteri spesso imperscrutabili.
Di recente anche ad alcuni No Tav valsusini, inizialmente esclusi dai provvedimenti, sono stati notificati i fogli di via. Molti No Tav hanno rifiutato di piegarsi a questo diktat di sapore fascista e rischiano di essere denunciati e processati per disobbedienza.
L’arbitrio e la natura esplicitamente politica del foglio di via ne fa uno strumento formidabile di repressione estragiudiziale, delegata agli apparati di polizia, che possono colpire gli attivisti che non riescono ad incastrare altrimenti.
I ricorsi sono costosi e solo raramente vengono vinti.
La questione vera è un’altra: la necessità di innescare una lotta politica perché questo retaggio dell’epoca fascista venga eliminato.

L’info di Blackout ne ha parlato con Eugenio Losco, avvocato del legal team No Tav.
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Posted in Inform/Azioni, no tav, repressione/solidarietà.

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