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Nuove leggi contro i No Tav?

no tav retiTanto tuonò che non piovve. Le nuove norme annunciate in estate per chiudere in una morsa d’acciaio il cantiere/fortino di Chiomonte, ad un’analisi attenta del testo definitivo approvato dal Parlamento, pur stringendo ancora il cordone securitario, non introducono nessuna sostanziale novità nell’ordinamento.
La scorsa estate il decreto sul femminicidio divenne l’occasione per mettere insieme altre questioni (dal furto di rame all’arresto in differita per gli ultras) del tutto estranee alla violenza di genere. Un pacchetto sicurezza camuffato.
In agosto si diffuse la diceria che ci fossero nuove leggi costruite apposta per colpire i No Tav. In occasione della recente conversione del decreto, questa “notizia” è stata diffusa sia da alcuni siti di movimento sia da qualche testata main stream. Il testo è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 15 ottobre. Lo puoi scaricare qui.

Anarres ne ha parlato con Roberto Lamacchia, avvocato del collegio difensivo degli attivisti No Tav sotto processo.
Ascolta l’intervista

La legge omnibus varata dal parlamento tocca gli attivisti No Tav in tre punti.
In tutti i casi si tratta di un’estensione degli ambiti di applicazione di norme, che, all’occorrenza potevano già essere usate contro i No Tav.
Vediamo come.
La prima è una modifica di una legge securitaria del 2009, che consente qualche margine di intervento in più alla polizia. Si estendono le prerogative delle forze dell’ordine alla vigilanza di siti e obiettivi sensibili. Poiché il cantiere/fortino di Chiomonte è stato dichiarato area strategica sin dal luglio del 2012, questa specificazione da loro maggiore potere di interdizione nell’area.
La seconda è una modifica dell’articolo 260 del codice penale, quello che tratta dell'”ingresso clandestino in aree di interesse militare e al possesso di mezzi di spionaggio”. Questa norma prevede per chi vi incappa la reclusione da uno a cinque anni. Viene inserito il seguente comma: “le disposizioni del presente articolo si applicano, altresì, agli immobili adibiti a sedi di ufficio o di reparto o a deposito di materiali dell’Amministrazione della pubblica sicurezza, l’accesso ai quali sia vietato per ragioni di sicurezza pubblica”.
Facile immaginare che, all’interno del cantiere di Chiomonte possano essere costruiti edifici che svolgano questa funzione o potrebbero svolgerla in futuro. La Procura torinese ha uno strumento in più per tentare di applicare una norma già esistente agli attivisti No Tav che avessero la sfortuna di essere pizzicati all’interno del cantiere, dopo esserci entrati di nascosto.
Lo stesso comma viene inserito all’interno della legge 682, quello di “ingresso arbitrario in luoghi ove l’accesso è vietato nell’interesse militare dello Stato”. Si tratta di un reato molto più lieve, punito con l’arresto da tre mesi a un anno, ovvero con l’ammenda da 51 a 309 euro.
Che differenza c’é nel concreto tra l’articolo 260 e l’articolo 682?
Nel primo caso la legge colpisce chi entra di nascosto nel cantiere, nel secondo si applica a chi lo fa a viso aperto ma senza alcuna autorizzazione.
Si tratta indubbiamente di un cambiamento del quadro normativo che offre ulteriori strumenti alla repressione, ma non ha nulla a che fare con le fantasie di chi teme di essere arrestato perché scatta una fotografia.
Il gioco è già grave da molto tempo, da quando per aprire un cantiere hanno dovuto impiegare migliaia di uomini in armi, da quando reti, filo spinato a jersey hanno stretto l’area in una morsa di ferro, da quando il divieto di passaggio su alcune strade di accesso è diventato permanente, da quando per raccogliere l’uva bisogna passare un check point ed essere muniti di lasciapassare.
Le norme infilate nella legge sul femminicidio aggiungono solo un altro piccolo tassello.
Un motivo in più per essere in tanti alla manifestazione decisa dall’assemblea popolare svoltasi venerdì 25 ottobre a Bussoleno.
L’appuntamento è per tutti il 16 novembre alle ore 13 a Susa.  

Posted in Inform/Azioni, no tav, repressione/solidarietà.

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