Lunedì 6 febbraio. Domani ci sarà la prima udienza al tribunale del riesame per i No Tav arrestati il 26 gennaio e un concerto di solidarietà davanti al carcere delle Vallette a Torino.
Di seguito l’articolo che uscirà sul prossimo numero di Umanità Nova con gli aggiornamenti sugli arresti No Tav, la firma dell’accordo sulla Torino Lyon del 31 gennaio e un approfondimento sulla prossima manifestazione No Tav del 25 febbraio da Bussoleno a Susa.
25 febbraio. Corteo No Tav da Bussoleno a Susa
Ancora in marcia
Il 6 febbraio si terrà la prima delle udienze al tribunale del riesame per i No Tav arrestati il 26 gennaio: ci vorranno alcuni giorni per sapere se i compagni rinchiusi nei carceri di Torino, Asti, Milano, Padova, Trento, Genova, Pistoia e Roma riacquisteranno almeno un pezzetto di libertà.
Nell’ultima settimana il Gip ha deciso di attenuare le misure restrittive nei confronti di Mario di Bussoleno, inviato ai domiciliari come già Guido di Villarfocchiardo. Ai domiciliari c’è anche Maja, ormai al settimo mese di gravidanza. Restano liberi i tre No Tav sfuggiti all’arresto.
Respinta l’istanza di scarcerazione di Tobia, nonostante le accuse nei suoi confronti siano esilissime. Evidente la volontà della magistratura torinese di farla pagare ad un compagno che ne aveva denunciato le malefatte nel libro dedicato a Soledad Rosas e ad Edoardo Massari, entrambi morti suicidi in stato di detenzione, il 27 marzo e l’11 luglio del 1998.
Probabilmente i domiciliari concessi ai due valsusini fanno parte della strategia della Procura torinese per cercare di creare una divisione tra buoni e cattivi, che il movimento nel suo complesso ha respinto al mittente da lunghi mesi.
Sul fronte istituzionale si distingue l’onorevole democratico Esposito, paladino del Tav da sempre in prima fila nella criminalizzazione del movimento. Esposito lancia un “j’accuse” contro Livio Pepino. Pepino, magistrato in pensione e collaboratore del Manifesto, è colpevole di aver scritto un articolo nel quale – da magistrato – sostiene gli elementi d’accusa a carico dei No Tav arrestati non giustificano il carcere preventivo. Esposito si guarda bene dall’intervenire nel merito, ma si limita a sostenere che Pepino è uomo di parte, poiché suo figlio è un anarchico attivamente impegnato nel movimento No Tav.
In tutta Italia si stanno moltiplicando le iniziative di solidarietà e sostegno ai No Tav vittime della repressione: non si contano più i presidi, le azioni di blocco, le cene benefit, le serate informative.
Un segno concreto del sostegno che la lotta contro il supertreno si è guadagnata in questi anni.
Indiscrezioni de La Stampa annunciano l’arrivo di nuove operazioni repressive: nel mirino della magistratura la giornata di lotta No Tav dell’8 dicembre, con l’occupazione per 14 ore dell’autostrada e l’assedio al non cantiere, culminato con cariche violente e tre No Tav feriti gravemente.
L’accordo tra la Francia e l’Italia per la Torino Lyon
Il 31 gennaio a Roma i ministri delle infrastrutture italiano e francese hanno firmato l’accordo per la realizzazione della Torino Lyon, che prevede che si cominci dal tunnel di base, dalle due stazioni internazionali di Susa e San Jean de Mauriuenne, rimandando a un fase successiva la realizzazione delle due tratte nazionali dell’opera.
I giornali hanno dato gran risalto a questa firma, che nei fatti avrà un solo effetto pratico: sbloccare definitivamente i 671 milioni di euro stanziati dall’Unione Europea per la tratta internazionale dell’opera.
Vale la pena ricordare che è la seconda volta che Italia e Francia siglano in pompa magna un accordo per il Tav. La prima volta fecero la cerimonia a Torino, alla presenza del presidente francese e del primo ministro italiano. Fuori, nel centro di Torino blindato per la visita, c’erano i No Tav – tante le famiglie con bambini – che manifestavano in piazza San Carlo tenuti lontani da piazza Castello, dove era in corso l’incontro. Finì con una carica. Era il 29 gennaio del 2000. Cinque anni dopo tre giorni di rivolta popolare bloccarono per sempre quel progetto e l’accordo divenne carta straccia. Oggi ci riprovano con un nuovo percorso e con sette mesi di occupazione militare dell’area dove dovrebbero iniziare ma non sono mai cominciati i lavori per la realizzazione di un tunnel geognostico.
La manifestazione No Tav del 25 febbraio
Circa un mese prima degli arresti del 26 gennaio la Comunità Montana Valli Susa e Sangone ha proposto al movimento No Tav un corteo contro la militarizzazione, per il blocco del non/cantiere della Maddalena, per investimenti in scuole e ospedali.
Una partita complessa nella quale si mescola la lotta di parte del ceto politico contro l’abolizione di Comunità Montane e piccoli comuni, con il difficile equilibrio di forze che regge la maggioranza in Comunità Montana, una maggioranza sostenuta dalle liste civiche vicine ai No Tav, da una parte del PD e da SEL. L’ex presidente della Comunità Montana Ferrentino gioca la sua partita per tornare in pista, spingendo la richiesta di un nuovo tavolo di trattative.
Gli arresti complicano il quadro, perché solo una parte dell’assemblea dei sindaci esprime posizioni garantiste. Alla fine nel manifesto di indizione dell’iniziativa firmato dalla Comunità Montana – ma pagato dal movimento No Tav – ci sarà solo un esile “sì alla libertà di dissenso”.
Nei fatti al di là del consueto gioco istituzionale la manifestazione del 25 febbraio sarà una manifestazione nazionale, con al centro la solidarietà ai No Tav arrestati per la resistenza alla Maddalena di Chiomonte del 27 giugno e del 3 luglio. I comitati No Tav avranno un loro manifesto di indizione con una piattaforma più ampia di quella mediata con l’assemblea dei sindaci.
Da ogni dove sono annunciati pullman, treni, macchinate.
Il 25 febbraio sarà un appuntamento importante. Non per il ritorno in piazza delle fasce tricolori, delle quali in tanti avremmo fatto volentieri a meno: sei anni di tavoli di trattative e cambiamenti repentini di fronte sono indice del fallimento del fronte istituzionale, ben al di là della naturale diffidenza degli anarchici verso chi fa il gioco delle poltrone.
Il 25 febbraio sarà importante, perché un corteo grande, plurale è la miglior risposta agli arresti e, soprattutto, ai tentativi di divisione tra buoni e cattivi, valligiani e gente di fuori.
Gli anarchici sociali organizzano uno spezzone rosso e nero al corteo di Susa. Siamo convinti che i prossimi mesi saranno cruciali per la partita che si sta giocando sul Tav.
Anche all’interno del movimento di opposizione all’opera, dove da mesi si gioca una partita complicata tra chi punta ad una lotta di grande durata, tra momenti di calma e manifestazioni per tutti, e altri più caldi per gli attivisti, e chi invece mira a creare le condizioni perché la lotta al Tav sia sempre di tutti, mettendo al centro il movimento popolare.
Il governo sta cercando di intrappolare il movimento nell’assedio al non cantiere della Maddalena: una trappola da evitare. Il conflitto deve estendersi, inceppando la macchina del Tav ovunque: dalle autostrade, dove passano le truppe ed i mezzi, alle ditte che partecipano agli appalti, sino, quando ci saranno le condizioni, allo sciopero generale e al blocco di paesi e città.
L’alternativa è divenire un movimento di testimonianza con qualche scoppio di vivacità estiva.
Si può fare di meglio, si può fare di più. Anche per i compagni e le compagne che in questo momento sono in carcere.
Maria Matteo