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Fiom. La fine di un’apparente anomalia

L’estromissione di Sergio Bellavia dalla segreteria della FIOM secondo alcuni rappresenta la normalizzazione del sindacato metalmeccanico, piegato a forza alla linea politica della segreteria del maggiore sindacato italiano.
Sebbene in molti ci sperino, specie gli stalinisti di USB che li corteggiano da lungo tempo, è improbabile una repentina uscita dalla Fiom della componente di “sinistra” guidata da Giorgio Cremaschi. Le ragioni sono le medesime per le quali “l’anomalia” Fiom è sempre stata più nei proclami di bandiera che nella sostanza dello scontro con un padronato sempre più duro ed aggressivo. È quasi banale: un apparato burocratico fatto di funzionari pagati non si smonta come un giocattolo per bambini.
D’altra parte è sufficiente fare un breve excursus sulle scelte di un sindacato che non ha mai esitato a firmare accordi che escludessero dalla rappresentanza le componenti più radicali del sindacalismo di base per cogliere quanto lieve fosse quell’anomalia. Indubbiamente oggi persino la labile opposizione in Fiom andava normalizzata. Se Camusso dovette spedire il segretario regionale a “consigliare” ai lavoratori e alla Fiom di dare un assenso tecnico al modello Pomigliano, oggi non può più permettersi strappi. Monti è stato chiaro: il punto di partenza per trattare con le parti sociali sono gli accordi del 18 giugno 2011.
Ne abbiamo chiacchierato con Pietro Stara. 
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Posted in Inform/Azioni, lavoro.

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