Sabato 3 novembre. Castagne, vin brulè, cioccolata calda, musica popolare e tanta gente per l’inaugurazione del nuovo presidio di Chiomonte. Dopo un mese e mezzo di lavori la casetta che sorge dove era la cucina del presidio è mostrata con giusto orgoglio dai compagni che più si sono dati da fare per costruirla. La cucina, il soppalco, la zona notte e il bagno nuovo di zecca sono pronti.
A metà pomeriggio l’inaugurazione “ufficiale”. Al posto dei soliti nastri colorati due No Tav tagliano con le cesoie un grosso pezzo di filo spinato. Poi i discorsi, l’impegno, ancora una volta rinnovato, alla resistenza.
Dall’altro lato della Dora, vicino al check point militare che chiude strada dell’avanà, imprigionando le vigne e l’area del Museo archeologico, fatto chiudere dalla polizia dopo l’occupazione dell’area, c’è una casetta di legno nuova nuova: questa è la posizione avanzata del presidio, quella da cui tenere d’occhio le mosse delle truppe di occupazione.
Nei fatti il presidio funziona già da oltre un mese: ogni mattina c’é un gruppo di No Tav che fa colazione davanti ai cancelli, impedendo così alle ditte collaborazioniste di usare quest’ingresso più comodo e meno costoso per accedere al cantiere. Una mattina un “lavoratore” ha addirittura minacciato con un martello i No Tav distesi davanti al cancello. Il prefetto Di Pace ha infine prescritto alle ditte di usare il varco aperto sulla A32. Il prefetto non vuole altre grane ma se i No Tav mollassero il presidio quotidiano al cancello, i camion riprenderebbero a passare.
Dopo l’inaugurazione i più, scarponi e pila in mano, hanno imboccato il sentiero No Tav, che aggira il Check point e raggiunge l’area del cantiere/fortino. Lì, complice la scarsa presenza di truppe, sono volati petardi e qualche metro di concertina è stato tagliato. La polizia ha risposto usando gli idranti.
Il sindaco di Chiomonte, Renzo Pinard, uno che da giovane organizzava i campi paramilitari fascisti a Pian del Frais, lo stesso che aveva dichiarato con enfasi che si sarebbe dimesso se avessero militarizzato il suo paese, è entrato in fibrillazione, minacciando di restituire la fascia tricolore – ma non la poltrona – se il ministro Cancellieri non si fosse recato a Chiomonte. Pinard, non si preoccupa che una buona parte delle vigne siano in zona occupata, non bada alla chiusura del Museo archeologico trasformato in bivacco per le truppe, non si accorge che l’area del cantiere/fortino di Clarea si è trasformata in un deserto, ma è in ambascia perché in località Gravela c’è un presidio No Tav. Intanto le truppe dello Stato, che sorvegliano giorno e notte la zona, illuminandola come allo stadio, non si sono accorti che qualcuno la scorsa settimana ha danneggiato proprio la vigna del sindaco.
Qui qualche foto della giornata e un video dell’inagurazione. Sulla passeggiata in Clarea vedi il video del Fatto Quotidiano