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Dare corpo alla nostra rabbia. Report dalla Grecia

Report sull’ultimo sciopero generale e sugli ulteriori tagli votati dal parlamento greco del gruppo dei Comunisti Libertari di Atene.

Mercoledì 7 novembre il Parlamento greco ha votato il nuovo pacchetto di misure di austerità. E’ quasi impossibile descrivere nel dettaglio, anche a grandi linee, il loro impatto sulla vita della popolazione, ma in generale si può dire che, con nuovi licenziamenti, uniti ad una diminuzione ulteriore di stipendi, pensioni e sussidi, stanno abbattendo quel poco che è rimasto in piedi dopo tre anni di austerità.L’età di pensionamento è stata aumentata di 2 anni, il che significa che la maggior parte dei lavoratori andranno in pensione a 67 anni (anche quelli che sarebbero andati in pensione l’anno prossimo). Hanno tagliato tutte le pensioni tra il 5% e il 15%, oltre al bonus di Natale e di Pasqua per i pensionati e i dipendenti pubblici. In base alle singole situazioni specifiche di settore di lavoro e condizioni, sono stati ridotti o addirittura cancellati i benefici dello stato sociale, come l’indennità di disoccupazione o i benefici per i portatori di handicap.
È stato anche introdotto un cambiamento retroattivo nel contratto nazionale di lavoro. Questa misura è stata definita anti-costituzionale da una commissione specializzata del parlamento stesso, il che non ha turbato affatto il governo. In base a questa modifica il salario minimo sarà congelato, e d’ora in poi sarà regolato dal ministro del lavoro stesso; non ci sarà alcun aumento di stipendio, i datori di lavoro avranno il diritto di dare un preavviso più breve prima del licenziamento, ed è stato tagliato il contributo ai fondi pensionistici e sanitari. Infine, i datori di lavoro non saranno obbligati a seguire il contratto nazionale, se non vorranno firmare!
Sono stati approvati anche ulteriori aumenti delle imposte indirette, misure contro il reddito degli agricoltori, licenziamenti nel settore pubblico e flessibilità totale dei dipendenti pubblici. Il pacchetto contiene inoltre una ulteriore privatizzazione del settore pubblico, che rafforza tra l’altro la privatizzazione ulteriore del settore ospedaliero, che prevede un prezzo per il ricovero (un paziente ricoverato in un ospedale dovrà pagare 25 euro solo per cominciare qualunque cura). Questo, in un paese con un tasso di disoccupazione oltre il 30%, significa che migliaia di persone non saranno in grado di garantirsi un trattamento medico.

Lo sciopero generale del 6 e 7 novembre
La Confederazione generale dei sindacati greci ha indetto uno sciopero generale di 48 ore per il 6 e 7 novembre.
Martedì 6 novembre, primo giorno di sciopero generale, alcune migliaia di persone in piazza nel luogo dell’appuntamento, presso il museo nazionale vicino al politecnico. Nonostante la presenza di un cospicuo numero di agenti in tenuta antisommossa, poliziotti in borghese e pattuglie in motocicletta sulla maggior parte delle vie e viuzze che portano a piazza Syntagma, i manifestanti hanno marciato verso la piazza e l’hanno riempita fino all’una, quando hanno iniziato a defluire. È stata una giornata tranquilla e piuttosto deludente!
Il secondo giorno le cose sono andate diversamente. Ci sono stati numerosi appelli a concentrarsi di fronte al parlamento nel pomeriggio, durante la votazione del pacchetto. Diversi scioperanti sono stati arrestati dalla polizia, che ha attaccato e bloccato i manifestanti che cercavano di raggiungere la piazza. Inoltre le stazioni della metropolitana nel centro di Atene sono state chiuse su ordine della polizia che ha anche operato, in diversi casi, detenzioni preventive.
Nonostante la mobilitazione della polizia almeno 100.000 manifestanti sono riusciti a radunarsi alle 18,30 davanti al parlamento greco. Alle 19 i manifestanti ha iniziato a spingere la recinzione in metallo e le barriere che proteggevano il parlamento e non appena sono riusciti ad abbatterne una piccola parte la polizia ha dato inizio alle cariche. I manifestanti si sono difesi lanciando bottiglie molotov. Enormi quantità di lacrimogeni e granate assordanti sono stati utilizzati dalle squadre antisommossa della polizia, al fine di costringere i dimostranti ad abbandonare la piazza. Ma la gente voleva stare in piazza e si è ricompattata di nuovo ogni volta dopo essere stata dispersa. La pressione dei manifestanti era così forte che gli agenti di polizia ha deciso di utilizzare gli idranti – per la prima volta durante uno sciopero.
Ci sono stati scontri fuori dal parlamento e intorno a piazza Syntagma per ore, fino a quando ha iniziato a piovere. È stato sorprendente vedere con quale energia la gente non volesse lasciare la zona. Ma la combinazione di pioggia e lacrimogeni ha trasformato l’intera area in un campo di battaglia insostenibile per la maggior parte dei manifestanti, che hanno iniziato ad arretrare; a quel punto la polizia ha intensificato le cariche. Ci sono stati segnalati almeno 40 feriti, alcuni dei quali aiutati da medici e infermieri in sciopero in una sorta di “clinica fai da te”allestita all’interno di un hotel nella zona.
Il bilancio è stato 103 fermi, 5 arresti, almeno 40 feriti tra i manifestanti feriti e 7 tra i poliziotti.
Il pacchetto è stato approvato dopo la mezzanotte.

Alcune considerazioni
Poliziotti con APC, sostanze chimiche, armi, motociclette; è andata in scena una gigantesca operazione repressiva. Anche sotto la pioggia, la polizia ha letteralmente avvelenato con la gente con i gas pur di sgomberare la piazza. Per tutto questo, certamente, lo stato i soldi ce li ha. Ha i soldi per imporre uno stato di polizia per le strade. Ha denaro per l’acquisto di tonnellate di prodotti chimici e APC. Ha i soldi per bardarecome aragoste le unità speciali di repressione.
Questo brutale sistema di repressione ha lo scopo di farci chinare la testa e stare zitti. Il loro obiettivo è svuotare le strade,lasciare la gente a casa immersa nella depressione, o spingerla ad imbarcarsi su un aereo per emigrare.
Ma questo posto non appartiene a loro.
La lotta per la terra e la sua libertà è una lotta in cui siamo impegnati da anni.
Indipendentemente dal numero di poliziotti su cui possono contare, questa lotta non si fermerà.
Non dipende dalle misure economiche né dalle elezioni, nulla è finito e nulla si concluderà come vogliono loro.
“Non abbiamo niente altro da fare che dare un senso alla nostra rabbia”, recita in questi giorni uno slogan anarchico per le strade di Atene…

Posted in Inform/Azioni, internazionale, lavoro.

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