Skip to content


Nucleare. L’incubo che non se ne va, tra scorie, incidenti e bombe

Dell’ultimo incidente nucleare in una centrale francese hanno parlato solo alcuni siti specializzati. Sui media il silenzio è stato fragoroso.
Eppure l’incidente occorso nella centrale normanna di Flamanville è solo l’ultimo di una lunga serie nelle centrali dei cugini d’oltralpe. E come tutti sanno le radiazioni sono poco rispettose dei confini nazionali.
D’altra parte i resti dell’avventura nucleare italiana sono ancora qui a testimoniare i pericoli di una tecnologia, che si lascia alle spalle scorie pericolosissime e centrali da smantellare.
In Italia come è noto non c’è un deposito nazionale per il materiale irraggiato proveniente dalle centrali e dagli ospedali, tuttavia il 95% di queste  si trovano in un deposito provvisorio situato in una piana alluvionale a Saluggia.
Non lontano da Saluggia c’é l’ex centrale di Trino, con la sua piscina piena di barre.
Il mese scorso il governo ha deciso il suo smantellamento. Sarebbe una buona notizia se la zona tornasse ad essere prati e boschi. Invece no.
Al posto della centrale sorgerà un secondo deposito «provvisorio». Inutile dire che anche questa è una zona alluvionale. Nel 2000, quando il fiume esondò, la popolazione diede vita a numerose manifestazioni di protesta per il grave inquinamento delle falde.
Tutte queste amenità prescindono dal fatto che nel solo deposito Nato di Ghedi ci sono una quarantina di testate nucleari, che nei porti come Napoli e Taranto attraccano normalmente sommergibili atomici.
Anarres ne ha parlato con Lorenzo Bianco, attivista antinucleare.

Ascolta l’intervista ascolta l’intervista

scarica l’audio 

Posted in ambiente, Inform/Azioni.

Tagged with .