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Guerra delle poltrone o esodo conflittuale?

Populismo e demagogia, tra le convulsioni della politica istituzionale, il colpo di coda del cavaliere, la crisi sociale, il contratto dei metalmeccanici, lo sciopero di bandiera della CGIL, il moltiplicarsi di meccanismi disciplinari.
Questi i temi che si sono intrecciati nel corso della settimana, dopo l’attacco di Berlusconi e le dimissioni di Monti.
Ci attendono settimane di campagna elettorale feroce, in cui la scena sarà dominata dal riemergere di attitudini populiste, per ramazzare voti sugli slogan più che sulle proposte concrete.
Nei fatti in questi anni le politiche del centro destra non sono state troppo diverse da quelle del centro destra: la divaricazione è stata sul piano della comunicazione politica, più che nella concretezza delle scelte, scelte che hanno mirato a mantenere in piedi le relazioni sociali esistenti.
D’altro canto, nonostante la durezza della situazione sociale, nonostante il peggiorare delle condizioni di vita di tanta parte dei lavoratori, testimoniato dall’erosione del piccolo risparmio, stenta a prendere corpo un’opposizione adeguata alla sfida in corso.
Decenni di socialdemocrazia, di delega allo Stato, di rinuncia alla prospettiva di una gestione diretta di servizi e meccanismi di autodifesa sociale, fanno sentire il loro peso.
Vanno in controtendenza le lotte territoriali ed ambientali, che ri-costruendo un tessuto di relazioni su base locale, propongono nelle lotte diverse forme di partecipazione politica e di critica al partito unico, che, nelle sue varie articolazioni ci ha governato e si prepara a governarci ancora. Forse questi mesi di campagna elettorale potranno essere occasione per dare forza alle istanze di partecipazione diretta e di esodo dai meccanismi istituzionali.
Anarres ne ha discusso con Massimo Varengo.
Ascolta la chiacchierata 
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