Giovedì 7 febbraio. Il detonatore che ha fatto esplodere la rivolta in Tunisia è stato l’assassinio di uno dei maggiori esponenti della sinistra laica del paese, Chokri Belaid, ucciso a colpi di pistola da una squadraccia nelle prime ore del mattino del 6 febbraio.
La famiglia di Balaid ha immediatamente puntato il dito su Hennada, il partito di governo che sta tentando di islamizzare il paese.
In questi mesi Belaid era stato minacciato di morte dai salafiti, per aver denunciato il ruolo della Lega di Protezione della Rivoluzione, il braccio armato della fazione religiosa, che tenta con la violenza di prendere il controllo della società tunisina.
Sin dalle prime ore del mattino di ieri è dilagata la rivolta in tutto il paese, migliaia di manifestanti si sono scontrati con la polizia, sedi di Hennada ed istituzionali sono state attaccate.
La Tunisia laica e povera per la quale Belaid, avvocato da sempre schierato dalla parte degli ultimi, era un simbolo, si è riversata per le strade. D’altra parte episodi di rivolta sociale hanno segnato in più occasioni gli ultimi due anni.
Domani è stato il sindacato UGTT – mezzo milione di iscritti e grande influenza nel paese – ha accolto l’appello dei partiti di opposizione ad uno sciopero generale nel giorno dei funerali di Belaid.
Oggi hanno incrociato le braccia avvocati e docenti dell’università di Manouba.
Hennada ha respinto la proposta del suo premier, Hamad Jebali, di sostituire il governo con un esecutivo d’emergenza, composto da tecnici estranei ai partiti.
Questa mattina ci sono stati nuovi scontri nei pressi del ministero dell’Interno a Tunisi, a Gafsa gli oppositori hanno assalito il governatorato con bottiglie molotov.
In Egitto la rivolta è cominciata il 25 gennaio, secondo anniversario della rivoluzione che avrebbe determinato al fine del regime di Hosni Mubarak: nel mirino dei manifestanti, tra i quali spiccavano le formazioni dei giovanissimi anarchici di BlackBlocairo, il ministero degli Interni, il palazzo presidenziale e quello della televisione al Cairo, uffici governativi e sedi del partito di governo nelle altre città. È seguita una settimana di durissimi scontri. Il governo ha imposto il coprifuoco nelle città dello Stretto, tra le più attive nella lotta contro il nuovo regime islamico.
Di martedì la notizia dell’arresto di alcuni esponenti di BlackBlocairo.
Sulla situazione in Egitto ascolta l’intervista realizzata da Anarres a Salvo Vaccaro dell’università di Palermo.