La lunga vertenza dei lavoratori del San Raffaele di Milano è giunta ad una svolta. La nuova proprietà, subentrata nel grande ospedale dopo la gestione all’insegna del malaffare che aveva aperto un buco di un miliardo e mezzo di euro, è decisa a far pagare il prezzo ai lavoratori.
Sin dallo scorso anno vennero annunciati circa 400 esuberi. In realtà al San Raffaele ci sarebbe bisogno di nuove assunzione, poiché amministrativi, infermieri e medici lavorano al di sotto dell’organico.
La lunga trattativa si è conclusa con un ricatto: significative e durature riduzioni di salario in cambio della rinuncia ai 244 licenziamenti annunciati un paio di mesi fa.
I lavoratori, respingendo al mittente una proposta appoggiata da CGIL CISL e UIL, hanno optato per la lotta, opponendosi sia ai licenziamenti sia alle riduzioni di salario.
Lunedì scorso sono arrivate le prime lettere di licenziamento. La risposta è stata immediata: l’assemblea non autorizzata di circa 500 lavoratori ha deciso il blocco delle accettazioni.
Niente ticket per i malati ma accesso diretto alle visite ed agli esami.
Nel tardo pomeriggio un corteo è uscito dall’ospedale per bloccare il traffico della padana.
Martedì 16 un imponente dispiegamento di polizia ha bloccato gli ingressi dell’accettazione. Appena i lavoratori si sono avvicinati i poliziotti hanno caricato, spedendo al pronto soccorso due lavoratori.
In risposta alcuni sono saliti sul tetto, mentre gli altri hanno fatto cortei interni all’ospedale. Nel pomeriggio una nuova carica ha fatto un altro ferito.
La repressione non ha fatto che rendere più decisi i lavoratori. La mattinata successiva hanno reagito ad un licenziamento, accompagnando sul lavoro una lavoratrice appena licenziata. Gli applausi di colleghi e pazienti hanno accolto l’iniziativa.
Ascolta il racconto di Giulio, lavoratore dell’USI Sanità del San Raffaele, realizzata dall’informazione di radio Blackout