Skip to content


Processo agli antirazzisti. Il giorno di Petronzi

04 Rivolta contro lo Stato16 ottobre. Il duplice processo intentato dalla Procura di Torino contro 67 antirazzisti torinesi, dopo mesi di schermaglie procedurali sta entrando nel vivo. Il giudice Gianetti che presiede il collegio ha deciso di accelerare i tempi moltiplicando le udienze nei prossimi mesi.

Entra in scena, chiamato dai PM Padalino e Pedrotta, il capo della Digos Giuseppe Petronzi. Sebbene fosse presente solo ad una delle iniziative entrate nel mirino della Procura torinese, Petronzi fa un affresco sulle lotte che segnarono l’esperienza dell’Assemblea Antirazzista sin oltre il suo scioglimento nel maggio del 2009.
Petronzi riporta nella maxi aula 3 del tribunale di Torino la tesi associativa, pur caduta in Cassazione. Sostiene che le lotte di quegli anni mirassero alla visibilità mediatica e alla violenza.
Cattivi ed esibizionisti gli antirazzisti torinesi vengono descritti come delinquenti, che istigano altri a delinquere. Secondo Petronzi dopo i presidi all’allora CPT i prigionieri si ribellavano, perché spinti dai manifestanti.
In quell’anno cruciale un decreto poi trasformato in legge dal parlamento prolungò la detenzione amministrativa degli immigrati da due a sei mesi. Le rivolte che scossero la prigione dei senza carte in tutta la penisola furono la risposta a questa condanna senza tribunali decisa dal governo italiano.
L’appoggio a quelle lotte fu sempre inadeguato all’urgenza del momento, al punto che nell’estate del 2008 il moltiplicarsi delle proteste e delle rivolte fu tale che era difficile persino conoscerle e raccontarle tutte.
La narrazione del poliziotto accende la luce sul dito e nasconde la luna. Qualche battitura, un telefono per dare voce agli uomini e donne delle gabbie del CPT, un petardo per far sentire dentro che fuori c’è qualcuno. Qualcuno che non tollerava il silenzio, il silenzio su quelli che, oggi come allora, ingoiano lamette, si tagliano, si appendono ad una corda per evitare la deportazione.
Se si tagliano le ragioni, resta ben poco.
Ben poco della storia di Alexis Grigoropoulos, un ragazzino quindicenne ucciso da due poliziotti per strade di Atene, il 6 dicembre del 2008.

Il 12 dicembre in solidarietà con le lotte scaturite dall’indignazione per l’omicidio del giovane compagno, in sette avevano occupato simbolicamente l’ingresso dell’appartamento, dove ha sede il consolato greco di Torino in corso Galileo Ferraris 165. Gli attivisti chiesero che venissero comunicati all’ambasciata greca a Roma i motivi del gesto. Poi se se sarebbero andati.
Nelle parole di Petronzi resta solo una corsa per le scale, uno striscione appeso, una maniglia che non gira più.
Così anche un volantinaggio un po’ rumoroso nell’atrio del museo egizio nel racconto del capo della digos si trasforma in violenza.
Era il 29 giugno 2008, una domenica assolata. Sulla pedonale su cui affaccia il Museo egizio non c’era troppa gente. Uno striscione con scritto “Gli egiziani li volete o schiavi o morti”, un volantino che raccontava la storia di Said Halim. Halim abitava a Gerenzano, come suo fratello, che lavorava nell’edilizia ma non veniva pagato. Il figlio dell’imprenditore lo uccise a colpi di pistola per aver osato chiedere il salario del fratello.

Dopo Petronzi sfilano gli altri testimoni dell’accusa.
La moglie del console greco in tacchi a spillo e cascata di riccioli ossigenati, parla come fosse ad un talk show, e un poliziotto per l’occupazione del consolato.
Poi è la volta della guardia del museo che ricorda poco o nulla, dell’impiegato che sostiene che, sebbene tutto filasse normalmente, al di là del rumore di megafono e fischietti, la responsabile del Museo avesse deciso di chiudere dentro il museo parte dei manifestanti e tutti i visitatori.

La prossima udienza è prevista per lunedì 28 ottobre alle 9,30 nella maxi aula 3 del Tribunale di Torino.
In quest’occasione verrà sentita un’ultima teste sul Museo Egizio, saranno visionati dei filmati e si passerà all’esame dei testimoni per il volantinaggio alla lavanderia del CIE.
L’udienza terminerà alle 12, perché a quell’ora tre di noi devono passare in aula 55 perché processati per aver strappato manifesti inneggianti alla marcia su Roma.

Di seguito il calendario delle prossime udienze, tutte nella maxi aula 3 del tribunale di Torino,
– Mercoledì 18 dicembre ore 9
– Lunedì 20 gennaio ore 9
– Giovedì 30 gennaio ore 9
– Lunedì 17 febbraio ore 9
– Martedì 18 febbraio ore 9

Posted in immigrazione, Inform/Azioni, repressione/solidarietà.

Tagged with , , , , , , .