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Congo. Il grande gioco tra kalashnikov e miseria

Government soldiers during training, Rutshuru, Democratic Republic of Congo“Nel Kivu, l’Est del Congo, ti accorgi subito che ci sono due mondi. C’è un mondo di giorno dove comandano apparentemente i soldati, il remoto governo di Kinshasa, i caschi blu, insabbiati qui da vent’anni per far la guardia, sentinelle metafisiche e frustrate, a una pace che non c’è. E poi c’è il mondo della notte dove comandano gli altri: i ribelli, le bande dei guerrieri bambini, le milizie comandate da stregoni che garantiscono l’invulnerabilità con pozioni e formule magiche, il mondo degli spiriti dei fantasmi degli incubi. Uomini cenciosi, ma con i kalashnikov, emergono dalle foreste, occupano per qualche ora città, saccheggiano miniere, distruggono basi di soldati affamati e senza scarpe che vivono di elemosine, portandosi dietro le famiglie e le bestie. Poi, all’alba, la luce li ricaccia nel buio del baldacchino arboreo. La foresta è come un muro, tanto è spessa e fitta. Ciascuno lì è piccolo, questa terra non sembra fatta per gli uomini. Sopravvivere è una lotta continua, non sai mai cosa ti assalirà, una fiera, un serpente, un altro uomo.
(…)
Le guerre, qui, sono legate a nomi misteriosi, alla tavola di Mendeleev: il tantalio per esempio, un metallo che resiste alla corrosione. Lo scavano qui in queste foreste uomini disperati, con la vanga, le mani, impastati di sudore. Tante piccole mani stanno distruggendo la grande foresta. E la cassiterite? Chi l’ha mai sentita nominare? Serve per leghe speciali e per saldare: anche questa si nasconde in questa terra nera come il sangue raggrumato. Come il coltan, l’oro, il tungsteno.”
Così scriveva Domenico Quirico in un articolo pubblicato mercoledì scorso sul quotidiano “La Stampa”.
La notizia era la ritirata dell’ultimo dei movimenti guerriglieri che si contendono il controllo delle miniere o, almeno, delle vie di comunicazione.
Un’enorme ricchezza che è diventata una sorta di dannazione, dove gli attori sul campo sono solo le marionette tragiche delle grandi potenze che da decenni si contendono il controllo di quella che un tempo era la più feroce occupazione coloniale europea. I belgi di re Leopoldo rivaleggiarono e vinsero la battaglia contro i colonialisti francesi, inglesi, italiani, tedeschi.
Un grande gioco di potenza i cui effetti collaterali sono violenza e miseria estreme.
Una storia ed un presente che negli ultimi vent’anni ha assunto il sapore di una guerra mondiale africana.
Anarres ne ha percorso gli sviluppi con Stefano Capello.

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Posted in Inform/Azioni, internazionale.

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