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Spagna. La mannaia di Rajoy

no-a-la-criminalizacion-de-la-protesta-socialIl governo conservatore guidato da Mariano Rajoy sta dando un giro di vite alle libertà politiche e sociali in Spagna. La scorsa settimana decine di migliaia di donne e uomini hanno manifestato contro la proposta di legge che renderà nuovamente illegale la scelta di abortire nel paese spagnolo, lasciando ai medici il giudizio se consentire o meno l’interruzione di gravidanza in caso di stupro o grave malformazione del feto.
Maternità imposta dallo Stato, negazione della libertà di decidere per le donne e le ragazze spagnole, cui pure la normativa attuale già impone notevoli vincoli.
Il movimento “Yo decido – decido io” ha raccolto ampia solidarietà anche all’estero: in contemporanea con il corteo da Atocha a Madrid si sono tenute manifestazioni in diverse città europee di fronte ad ambasciate e rappresentanze consolari ispaniche.
la piattaforma “Yo decido” si articola contro la pretesa dello Stato e della Chiesa cattolica di normare la vita degli individui, uomini e donne limitandone la libertà.

L’aborto è solo l’ultima frontiera delle politiche repressive di Rajoy, che si è articolato in un apparato legislativo che limita fortemente la possibilità di manifestare.
Si va dalla legge sulla sicurezza cittadina che conferisce alla polizia il potere di identificare chiunque in qualunque momento, di redigere un registro delle persone controllate, di circondare preventivamente gruppi di manifestanti, fare video senza necessità di autorizzazioni. Per non dire dell’accresciuto potere legale di disperdere le manifestazioni, dove la polizia ha il potere di effettuare interventi preventivi, quando ritiene che i manifestanti stiano per infrangere divieti o commettere reati. Una manifestazione di forza da parte dello Stato spagnolo, che criminalizza preventivamente tutti coloro che si oppongono alle politiche del governo. Persino chi esprime solidarietà alle vittime della repressione finisce nel mirino della magistratura con sanzioni che vanno dalla contravvenzione a cinque o sei cifre sino alla reclusione.

Cosa resta del movimento che ha riempito le piazze della propria “indignazione”? Il movimento, ci racconta Claudio Venza, storico della Spagna contemporanea, si è dissolto sotto i colpi della repressione e nell’incapacità di generalizzarsi. Resta tuttavia un radicamento territoriale che si esprime nelle lotte per la casa, contro gli sfratti, che in qualche occasione raccoglie anche centinaia di persone che si stringono intorno alle persone attaccate dalla polizia, impedendo lo sgombero delle abitazioni perse da chi non è riuscito a pagare il mutuo o il fitto.

Ascolta la diretta realizzata da anarres con Claudio

Posted in femminismi, Inform/Azioni, internazionale.

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