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Turchia. Una fabbrica occupata contro padroni e burocrati

turchia pugno“Abbiamo usato il potere della produzione con l’unica arma disponibile: il dito sul pulsante della macchina. E questo e solo l’inizio, continueremo a lottare”
(Un operaio GREIF in lotta)

Istanbul febbraio 2014. Domenica 23 febbraio ci siamo recati alla fabbrica di sacchi di fibra plastica GREIF che si trova nella periferia europea di Istanbul. Per questa giornata, gli operai che da due settimane hanno bloccato la produzione occupando lo stabilimento, hanno lanciato un appello a chiunque volesse conoscere la loro situazione e i motivi che li hanno portati a occupare.

Premettiamo che un’esperienza simile, ma decisamente più circoscritta nel numero di operai e dimensione dello stabilımento, si era avuta alla fabbrica di vestiti Kasova nel quartiere Bomonti nel centro di Istanbul nella scorsa primavera. Qui la protesta è partita a maggio a causa del ritardo del pagamento degli stipendi dovuto dalla volontà della proprietà di spostare il capitale in un altro settore, e infatti dopo poco tempo è arrivato l’annuncio della chiusura della Kasova. Dodici operai su ottanta non si sono persi d’animo e senza l’appoggio del sindacato DISK (la cui sede distava cento metri dalla stabilimento) hanno occupato la fabbrica, aggiustato i macchinari e fatto ripartire simbolicamente la produzione. La solidarietà popolare è arrivata subito: le magliette e gli altri vestiti hanno cominciato a essere venduti negli stand dei forum che da questa estate animano Istanbul. Così a settembre i dodici operai hanno deciso di andarsene e con i fondi raccolti ma soprattutto grazie alla solidarietà hanno iniziato a produrre in un nuovo stabilimento autogestito.

Domenica abbiamo avuto una lunga discussione con diversi operai molto felici di raccontare la loro lotta nella sala mensa, che potete vedere in numerosi video delle loro assemblee dove vengono scanditi slogan col pugno chiuso come: “GREIF/grev è resitenza”(giocando sul fatto che grev in turco significa sciopero). Rıportiamo fedelmente quello che che ci hanno raccontato. Tutto è iniziato deci mesi fa quando quattro operai, provenienti da contesti territoriali turchi molto conflittuali e quindi portatori di una forte coscienza politica, hanno iniziato a fare propaganda rıuscendo a far iscrivere 228 operai al sindacato rivoluzionario DISK, cosa che ha permesso la possibilità di aprire una trattativa con l’azienda. La lotta si è organizzata attraverso la creazione di diversi comitati nei differenti settori della fabbrica. Oggi il numero degli iscritti al DISK é salito a 700.
L’otto novembre la padronanza ha presentato una lista di 16 operai politicamente molto attivi dicendo che sarebbero stati licenziati. Il primo è stato licenziato il giorno stesso, ne è seguito uno sciopero di otto ore che ha portato alla sua riassunzione.
Di questi 1500 operai, circa 500 sono assunti direttamente alla GREIF mentre gli altri 1000 sono assunti attraverso 44 aziende esterne nonostante la legge n° 4857 consenta al solo settore terziario la pratica dell’esternalizzazione. Manco a dirlo questi 1000 operai non hanno gli stesso diritti e la stessa retribuzione.
Tra novembre e dicembre si è aperta la trattativa attraverso portavoce scelti direttamente dai lavoratori che hanno presentato 66 articoli di cui i 56 meno rilevanti sono stati accettati, mentre i dieci più importanti, come ad esempio la fine dell’esternalizzazione, l’aumento salariale, la tredicesima, l’aiuto per gli studenti-lavoratori e per i figli a carico dei lavoratori, sono stati rigettati dall’azienda che ha minacciato di licenziare tutti quanti.
Dopo le minacce di licenziamento di massa ricevute, il dieci febbraio i comitati dichiarano lo sciopero e la sera stessa occupano la fabbrica prendendo su di sé tutte le responsabilità.
Nello stesso tempo continuava il processo legale, tutt’ora in corso, ma gli operai hanno deciso di occupare comunque senza aspettarne la fine perché la lotta non venisse indebolita dai lunghissimi tempi dei tribunali, e perché soltanto i lavoratori interni hanno la possibilità di aprire una vertenza legale con l’azienda mentre tutti gli esterni non hanno nessuna copertura legale rispetto alla GREIF ma fanno riferimento all’azienda che li ha assunti.
Gli occupanti, inizialmente 228 ad oggi 700 operai, hanno creato 2 gruppi di sicurezza interna e esterna di 60 persone per controllare e prevenire l’eventualità di sabotaggi da parte del padronato tesi a delegittimare la lotta. Sono stati creati gruppi antincendio e pronto soccorso, è stato aperto un cinema e molte attività ricreative come sport, ballo, creazione di slogan, di ascolto di musica rivoluzionaria e di discussione politica. Tutti gli operai sono informati sia attraverso assemblee dei diversi comitati e plenarie sia attraverso la stampa quotidiana di un bollettino informativo.
I media e diversi partiti politici hanno tentato di terrorizzare i lavoratori dicendo che una parte di essi teneva in ostaggio la maggioranza arrivando a sostenere che questo gruppo avrebbe incendiato numerose automobili e macchinari, ma questo tentativo non ha dato nessun risultato vista la consolidata unità dei lavoratori che hanno risposto producendo una videointervista a un poliziotto che smascherava la menzogna.
La concreta solidarietà ai lavoratori, nei momenti più difficili, è arrivata dal HDP (il nuovo partito curdo) e dal movimento antifascista che in Turchia si autodefinisce rivoluzionario. Tutte le proposte esterne sono benvenute e discusse in modo orizzontale da tutti i lavoratori così come le decisioni interne.

La confederazione sindacale DISK proviene dalla scissione del sindacatoTurk-iş creato nel 1952 dagli USA per controllare i lavoratori. La scissione avvenuta nel 1967 a opera della componente rivoluzionaria, perlopiù minatori e metalmeccanici, ha portato alla creazione della Confederazione dei Sindacati dei Lavoratori Rivoluzionari. Fino al 1980 il DISK ha portato avanti e vinto molte battaglie ma con il colpo di stato mılitare i leader degli operai assieme alla quasi totalità dei rivoluzionari turchi sono stati uccisi o arrestati. Al vertice del sindacato sono stati posti “i signori del sindacato” come li chiamano qui, che hanno fossilizzato nella burocrazia la lotta sindacale.

Il DISK ovviamente era informato della volontà di occupare la GREIF bloccando la produzione, ma quando ciò è avvenuto il sindacato ha disconosciuto con un comunicato ufficiale questa pratica perché illegale, dicendo che era avvenuta a loro insaputa. I lavoratori hanno protestato con un presidio davanti la sede e poi entrando all’interno. Proprio in questi ultimi giorni cadeva il quarantasettesimo compleanno del sindacato che guarda caso non ha invitato gli operai GREIF alla festa. I lavoratori, dicendo che sono loro il DISK, hanno organizzato i festeggiamenti all’interno della fabbrica occupata, poi la protesta si è spostata in piazza Taksim.
Pochi giorni dopo il DISK ha dovuto appoggiare formalmente l’occupazione senza però dare il minimo sostegno materiale.

La GREIF possiede altre tre fabbriche a Istanbul dove le condizioni dei lavoratori sono identiche e dove il sindacato non fa nulla per organizzare e unire le lotte, così gli operai-occupanti si stanno muovendo autonomamente per contattare i lavoratori degli altri stabilimenti.
In uno di questi i lavoratori sono scesi in sciopero: il padronato ha risposto mettendo in ferie i più attivi e licenziando gli esterni.
La GREIF è di proprietà albanese ma da due anni è in leasing (affittata) a proprietari con un contratto di cinque anni che poi dovrebbero scegliere se acquistarla o meno a secondo della sua redditività.
I lavoratori in lotta hanno contattato direttamente i padroni americani, che a quanto pare i quadri dirigenti turchi non avevano informato del blocco della produzione, scrivendo una lettera in cui dicevano che la produzione riprenderà quando i loro diritti saranno rispettati.
Oltre che contro l’azienda e l’imposizione delle regole neoliberali in Turchia i lavoratori della GREIF sembrano determinati a unire i lavoratori delle altre aziende per avere voce in capitolo sulle decisioni e sulla linea del sindacato rivoluzionario DISK, la loro lotta è anche contro la burocratizzazione della lotta sindacale. La loro visione non si ferma al loro settore o ai soli lavoratori turchi ma più volte hanno espresso uno slancio internazionalista affermando la loro speranza che la loro lotta faccia ripartire il movimento internazionale dei lavoratori.

Corrispondenza da Istanbul di Dario B.

Posted in Inform/Azioni, internazionale, lavoro.

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