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25 aprile sulla spalletta di un ponte

DSCN0025 DSCN0021 DSCN0033La spalletta di un ponte su un canale che non c’è più da decenni è il luogo dove ogni anno ci si incontra per ricordare i partigiani che lottarono per le strade di Barriera di Milano nei giorni di aprile ormai lontano.
E’ un luogo fisico: qui è la lapide che ricorda Ilio Baroni, operaio delle Ferriere morto combattendo il 26 aprile del 1945. E’ anche un luogo simbolico di un quartiere cambiato tante volte da quei giorni a metà del secolo scorso, ma che mantiene nel profondo un’anima proletaria, che non tutti vogliono accettare come destino di sfruttamento, povertà, servitù salariata.
Quelli come Baroni combatterono per impedire che le truppe naziste e fasciste distruggessero le fabbriche, facessero saltare ponti e ferrovie per lasciare il deserto alle proprie spalle.
Quelli come Baroni certo non sono morti per riconsegnare le fabbriche ai padroni e la città e ai democristiani. Quelli come Baroni avevano nel cuore e nella testa il sogno concreto di riprendersele le fabbriche, come nel Venti, mandando a casa governanti e sfruttatori.
Ci siamo ritrovati come ogni anno alla lapide di Ilio con i fiori rossi, il vino, e la voglia di riallacciare le lotte di ieri con quelle di oggi. Quest’appuntamento, ormai tradizionale, non è mero esercizio di memoria ma occasione per rendere vivo il ricordo nel solo modo possibile, nel solo modo “autentico”. Non una fotografia sbiadita di quello che è stato ma l’immagine dinamica del filo tenace che tiene insieme la memoria nelle lotte di oggi.
Quest’anno il 25 aprile non poteva che porre al centro le storie delle lotte che attraversano la nostra città, che innervano le periferie e le valli. Dalla resistenza alla crisi all’opposizione al Tav, dalla lotta per la casa a quella contro la guerra. La guerra ai poveri, che ha sempre lo stesso volto. Qui, come in Afganistan, come nei CIE, come nel cantiere fortino di Chiomonte.
Eravamo una cinquantina: tanti altri si sono fermati per ascoltare, capire, scambiare le idee, le proposte, gli appuntamenti.
Il prossimo è per il Primo Maggio.

Giovedì Primo Maggio l’appuntamento per gli anarchici sociali è in piazza Vittorio dalle ore 8,30 alla distro.
Lo spezzone rosso e nero, costruito con compagni di Alessandria, Asti, Novara, Biella, sarà aperto dallo striscione:
“Terrorista è chi bombarda, sfrutta, opprime”

Al centro di questo primo maggio anarchico le lotte contro la guerra, il militarismo, la repressione. 
I confini tra guerra interna e guerra esterna sono sempre più labili.
I militari che fanno la guerra in Afganistan sono gli stessi che la fanno a Chiomonte.
Le basi della guerra sono accanto alle nostre case, le fabbriche di morte sono il fiore all’occhiello dell’industria piemontese.

Saremo in piazza contro la guerra, la militarizzazione dei territori, la violenza dello Stato, la ferocia dello sfruttamento.
Saremo in piazza contro le produzioni belliche, contro gli F35 e contro gli Eurofighter.
Saremo in piazza perché morire di lavoro non è un incidente, ma omicidio premeditato.
Saremo in piazza per la libertà di Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò, perché la loro libertà è la libertà di tutti e di tutte.

Ore 13 – Pranzo e festa del Primo Maggio in corso Palermo 46. Come sempre chi può da molto, chi non può da poco o anche pochissimo.
Il ricavato sarà benefit per le lotte antirazziste, antifasciste, no tav.

Ore 17,30 – Presidio a Eataly – il supermercato del gusto di Oscar Farinetti – dove si lavora tutti i giorni, compreso il Primo Maggio, dove la precarietà la norma, i contratti a tempo indeterminato tutti (finti) partime, dove 800 euro al mese sono lo stipendio media.
Renzi l’avrebbe voluto all’Economia, come modello dell’imprenditoria made in PD, salsa verde, eco business e sfruttamento del buon tempo antico.
Il Job Act è figlio degli scaffali di questo supermercato.
Il Primo Maggio è una giornata di lotta contro la servitù del lavoro, contro la schiavitù che ritorna.
In via Nizza 230/14.

Posted in anarchia, antifascismo, Inform/Azioni, no tav, torino.

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