E’ il 7 giugno del 1914, festa dello Statuto Albertino. Lo Stato italiano celebra se stesso con una parata militare nel centro di Ancona. Anarchici e repubblicani rispondono con un corteo antimilitarista. La polizia attacca uccidendo tre manifestanti. E’ la scintilla di una rivolta che dilagherà nel resto delle Marche, in Romagna e in Toscana, mentre focolai si accendono in tutta la penisola. Viene proclamato lo sciopero generale, che assume carattere insurrezionale. Dopo giorni di barricate e combattimenti, interviene l’esercito. Ma il colpo decisivo lo infligge la CGL, che il 10 giugno revoca lo sciopero, abbandonando gli insorti alla repressione. Nonostante ciò la rivolta cessa solo il 13 giugno.
Cent’anni dopo, mentre il comune di Ancona annegava nel folclore delle celebrazioni istituzionali, nella ricorrenza della rivolta, la cui memoria è ancora forte tra la gente di Ancona, gli anarchici del gruppo Malatesta e l’Unione sindacale italiana, danno vita a un’iniziativa di tre giorni.
Cominciata con una serata dedicata alla memoria e terminata la domenica dedicata ai percorsi di autogestione, culmina sabato 7 giugno con una giornata di lotta, perché il miglior modo di ricordare un’insurrezione è nelle azioni che ne perpetuano lo spirito.
Il porto di Ancona da qualche hanno è serrato in una morsa di acciaio e cemento: reti, jersey, posti di blocco per impedire che i profughi e i migranti, che hanno attraversato clandestinamente l’Adriatico nascosti nei tir, riescano a bucare la frontiera.
In mattinata un folto gruppo di anarchici, percorrendo i binari che entrano nel porto riesce a farla in barba al dispositivo di sicurezza ed entrano nella zona rossa. I guardiani privati, beffati, chiamano la polizia. Ma ormai è tardi: per un giorno il dispositivo che chiude il porto è stato violato.
Nel pomeriggio il centro cittadino è attraversato da un corteo, che aveva al centro le lotte che hanno segnato gli ultimi mesi in città. In particolare l’occupazione di “casa di niantri”, con la quale alcune famiglie di sfrattati erano riuscite a prendersi uno spazio in cui vivere.
I legami creati tra solidali e occupanti si sono rimasti saldi, nonostante lo sgombero della casa e le deportazione di alcuni abitanti.
Ascolta la diretta dell’info di Blackout con Gianfranco del gruppo Malatesta di Ancona