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Cronache Valsusine. La marcia No Tav

2014 07 26 marcia gia chio 1A giugno la marcia No Tav da Avigliana a Chiomonte era poco più di un’idea, un’idea semplice ma nuova. Il movimento l’ha organizzata in meno di un mese: una boccata di aria fresca dopo tanto tempo.
Dopo quattro estati passate tra Chiomonte e Venaus, attraversare la valle da est a ovest con una marcia che toccasse i luoghi della lotta, i presidi, i paesi, incontrando la gente nei mercati e per le strade era un’ipotesi che ha raccolto un’adesione immediata di tanti uomini e donne del movimento.

Un’occasione per scambiarsi idee, confrontarci sui prossimi orizzonti di lotta, spezzare l’incantesimo della Clarea, il luogo scelto dallo Stato per di-mostrare tutta la propria forza. Un posto lontano dal paese, imprigionato dentro un perimetro militarizzato ben più ampio del cantiere, un luogo dove il sondaggio vero è un sondaggio politico sulla resistenza del movimento. Lì i No Tav hanno scritto pagine importanti della loro storia di resistenza, lì hanno anche toccato il limite di un agire concentrato solo tra le fortificazioni e i boschi di Clarea. La scelta di allargare il perimetro della lotta, sin dall’occupazione dell’autostrada del dicembre del 2011, ha dimostrato le potenzialità dell’azione diretta popolare. Lì siamo tornati anche quest’anno dopo aver attraversato la valle. Lungo il cammino, tra un pranzo condiviso e una serata di approfondimento sono state fatte azioni dirette facili ma radicali nell’investire il dispositivo del cantiere, le ditte collaborazioniste, l’occupazione militare nel suo complesso.

Giovedì 17 luglio. Serata inaugurale in piazza del Popolo ad Avigliana: tanti banchetti, interventi e la musica di Alessio Lega e della Ice Eyes band hanno dato il la al campeggio itinerante.

fuori gli avvelenatoriVenerdì 18 luglio. Primo giorno di marcia: si segue la ciclabile sino a Sant’Ambrogio e poi di lì sino all’ingresso della cava della famiglia Toro. Giovanni Toro è stato di recente arrestato per ‘ndrangheta. Con lo smarino ci faceva il cemento che è servito per la strada nel cantiere di Chiomonte. L’impresa di Toro, nonostante fosse priva di certificato antimafia, ha lavorato in Clarea sin dall’autunno del 2011.
Sul muro di cinta è stata tracciata una grande scritta “Via gli avvelenatori dai territori”. Il cancello di ingresso è stato chiuso da una grossa catena.
In serata assemblea, video e cena offerta dal presidio di Vaie.
L’assemblea si è tenuta sulle fondamenta del nuovo presidio, che presto prenderà il posto di quello bruciato dai Si Tav lo scorso 11 novembre. Lo stesso giorno era morto Pasquale, un No Tav la cui forza e generosità non verrà dimenticata.

presidio san dideroSabato 19 luglio. La marcia arriva a Sant’Antonino. Il sabato è giorno di mercato: banchetti, volantini e interventi. Si prosegue per Villarfocchiardo, dove ai giardini De André il comitato del paese ha preparato il pranzo. Nel tardo pomeriggio si arriva nel piazzale del vecchio autoporto di San Didero, dove vogliono spostare l’autoporto di Susa per fare spazio al cantiere dell’alta velocità. Dopo una breve sosta al presidio, l’assemblea e un approfondimento sulla guerra in Medio Oreinte, la pioggia ci obbliga a spostarci al Polivalente di San Didero, che sarà il nostro rifugio per due sere consecutive.
Cena trentina dei No Tav/Kein BBT per finanziare l’acquisto di terreni nelle zone dove vogliono costruire la nuova linea ad alta velocità sino al Brennero.
La serata è dedicata all’incontro con gli esponenti dei movimenti che lottano contro la devastazione dei territori, la predazione delle risorse e il militarismo.
Un’assemblea molto densa, in cui si incrociano i No Tav di Trieste e del Carso che hanno vinto la loro battaglia, quelli del terzo valico che resistono agli espropri e alla repressione, i No Muos, che nonostante le antenne siano state montate, hanno lanciato una settimana di campeggio e una manifestazione a Niscemi con il chiaro intento di mettere i bastoni tra le ruote all’esercito statunitense, i No F35 che lottano contro la fabbrica di morte sorta a Cameri, i No expo che cercheranno di inceppare la macchina del mega affare. Non poteva mancare un intervento dei No Tav piemontesi nella consapevolezza che il mutuo soccorso tra le lotte, il reciproco appoggio, il blocco stradale come la serata informativa, intrecciano fili solidali che gli apparati repressivi e la pressione mediatica faticano a sciogliere.

tagli viteDomenica 20 luglio. Un folto gruppo di No Tav provenienti dal presidio di San Didero, hanno allungato le loro bandiere sui binari. Quando la notizia è arrivata ai responsabili della linea il TGV è stato fermato in alta valle. Come sempre sono stati fatti passare i treni locali.
Il TGV ha accumulato 90 minuti di ritardo. Un piccolo gesto di solidarietà concreta con i tre ferrovieri morti il 17 luglio nei pressi della stazione di Butera, lungo la linea Gela Licata.
I tre, tutti operai anziani ed esperti sono stati travolti da uno dei sei treni che percorrono questa linea lasciata a seccare in attesa della chiusura.
Un incidente? No. Un omicidio di Stato.
I responsabili sono tutti i governi che negli ultimi vent’anni hanno investito nell’alta velocità, tagliando ogni investimento per la manutenzione delle linee, per il personale, per la sicurezza di tutti.
A mezzogiorno pranzo offerto dai No Tav del presidio di San Didero, che in serata verranno sostituiti dai “ragazzi” di Borgone. Nel pomeriggio gita culturale al Maometto e, come ogni giorno, assemblea. In serata i più raffinati hanno gustato l’ironia “sottile” di Filippo.

Lunedì 21 luglio. La marcia arriva a Bussoleno. Nel pomeriggio, dopo l’assemblea quotidiana, musica in piazza, cena offerta dai No Tav del comitato locale e assemblea popolare.
Grande partecipazione nel palaNoTav del paese. La forte solidarietà per i sette No Tav in carcere con l’accusa di terrorismo si è espressa nei calorosi applausi che hanno accolto le lettere di Chiara e Francesco. L’assemblea è stata occasione per un ragionare più ampio sulle prospettive di lotta del movimento in vista dell’avvio dei cantieri in bassa valle.

il sole in un balenoMartedì 22 luglio. La marcia No Tav raggiunge Susa, passando per Foresto, dove alcuni sindaci ribadiscono la contrarietà all’opera, mentre la maggior parte dei marciatori ascolta Luca Giunti, che illustra il progetto nell’area. Nel pomeriggio la marcia raggiunge il presidio di San Giuliano a Susa, dove viene allestito l’accampamento. Prima della cena offerta dal comitato di Susa Mompantero c’è l’inaugurazione della nuova facciata del Presidio.
Un bel murale su parete mobile con la scritta “Il Sole in un Baleno”. Un momento emozionante, specie per chi, tra i No Tav, era stato amico e compagno dei due anarchici, morti suicidi mentre erano detenuti con l’accusa di associazione sovversiva.
In serata spettacolo teatrale sul carcere e i canti anarchici dell’Anonima Coristi in piazza del Sole nel centro di Susa. Sulla via del ritorno i No Tav fanno un prolungato e rumoroso saluto alle truppe di occupazione ospitate all’hotel Napoleon.

martina-660x330Mercoledì 23 luglio. Alle prime ore dell’alba i No Tav raggiungono le sedi delle ditte Martina e Italcoge, ditte collaborazioniste sin dalla prima ora nell’allestimento del cantiere/fortino della Maddalena.
Un paio d’ore di blocco, una scritta sull’asfalto, slogan e un paio di azioni dirette hanno caratterizzato la giornata di lotta. Un No Tav si è introdotto nel cortile della ditta danneggiando un mezzo, altri anonimi hanno chiuso con una catena l’ingresso.
Dall’alto della piccola altura che sovrasta il centro storico della città è stato appeso uno striscione gigante “No Tav liberi”.
La marcia è poi proseguita alla volta di Venaus, dove c’è stato un veloce blocco dell’autostrada ed ed è stato issato un grande striscione in solidarietà con i tre No Tav arrestati l’11 luglio con l’accusa di aver partecipato all’azione di sabotaggio al cantiere di Clarea il 14 maggio 2013.
Nelle stesse ore, al tribunale di Torino, si svolgeva l’udienza del Riesame, che il giorno successivo ha confermato la detenzione cautelare in carcere per Francesco, Graziano e Lucio.

notteGiovedì 24 luglio. Giornata di pulizia dei sentieri in Clarea in vista della marcia notturna.
Dopo la consueta assemblea i No Tav raggiungono Giaglione, dove, intorno alle nove e mezza parte la marcia notturna.
Una parte dei No Tav raggiunge il Clarea e fronteggia i poliziotti che bloccano il ponte sino alle undici e mezza, poi si ritirano dopo il sottopasso dell’autostrada, per evitare di restare intrappolati tra le truppe in Clarea e quelle riversate dai blindati al cancello dell’autostrada. Qui più tardi verranno ripetutamente gasati dalla polizia. Il gas si spande anche a Giaglione, dove un presidio No Tav attendeva il ritorno dalla marcia. Un gruppone più grande prende la via dei sentieri alti e riesce a guadare il Clarea nonostante la polizia avesse tolto il ponte di assi. Tra la mezza e l’una e mezza i No Tav offrono uno spettacolo pirotecnico degno di Napoli a Capodanno. Gli uomini e le donne in divisa non gradiscono e sparano lacrimogeni a manetta.
Nel frattempo un altro gruppo di No tav riesce a bloccare l’autostrada in direzione Torino con pneumatici incendiati. I lavori al cantiere vengono bloccati sino alla mattina successiva per ragioni di “ordine pubblico”.
Intorno alle due e mezza tutti ritornano a Giaglione.

Venerdì 25 luglio. Giornata tranquilla, assemblea umida e cena sotto la pioggia battente. Il sindaco apre il salone “8 dicembre” consentendo i due momenti di approfondimento previsti per la serata. Aprono Alfonso e Lorenzo sul nucleare, raccontano dei trasporti di scorie nucleari di ritorno in Italia dopo il riprocessamento a Sellafield e La Hague. In primo piano la costruzione del deposito nazionale delle scorie, la dismissione delle centrali nucleari, nuova frontiera nel business dell’atomo. Si parla dei blocchi dei treni e della necessità di rendere più efficace l’informazione e, quindi, anche le azioni dirette sul territorio. Una questione importante sulla quale bisognerà tornare.
La seconda parte della serata è stata dedicata all’appello di alcuni No Tav tedeschi per giornate di lotta in autunno per l’inaugurazione della nuova sede della BCE a Francoforte.
Un lungo confronto con la partecipazione di tante realtà di lotta europee, dai francesi che si oppongono al nuovo aeroporto di Nostre Dame de Landes, ai catalani di Sants sino a gruppi impegnati nella Patagonia argentina. Difficile la sintesi, perché molti preferivano altri terreni di lotta alla vetrina dei controvertici.

idrante 2Sabato 26 luglio. Il sole accompagna la marcia popolare dei No Tav da Giaglione a Chiomonte: una lunga camminata su per i sentieri alti, per aggirare il blocco della polizia prima del sottopasso sull’autostrada. C’è la gente delle grandi occasioni, famiglie con bambini ed anziani: passare da lì è vietato, ma nessuno si perde d’animo. Tutti anche quest’anno vogliono dimostrare concretamente che la resistenza non si ferma: gli arresti e le accuse di terrorismo non bloccano un popolo deciso a liberarsi dall’occupazione militare.
Un gruppo di over 50, autonominatosi la “Brigata Pannolone”, decide di fronteggiare la polizia in basso. I jersey vengono aggirati, la polizia si ritira sul ponte, dove il gruppone decide di passare la notte. Turi riesce a guadare il fiume sotto il ponte, ad arrampicarsi oltre il filo spinato e a strappare qualche filo in un’azione di sabotaggio simbolico.
Quando le notizie dalla Clarea arrivano a Chiomonte, i No Tav si dirigono al cancello della centrale per una battitura di solidarietà. Dopo una decina di minuti la Digos ordina di muovere il camion cisterna che colpisce i manifestanti con potenti getti d’acqua. La doccia non dissuade i No Tav: la polizia spara lacrimogeni.
Alla notizia che Turi è stato liberato i No Tav tornano nell’area Gravella e riparte la musica.
Molti raggiungono con cibo e vino la Brigata Pannolone che lascerà la Clarea solo alle 10 del mattino successivo.

no-tav-bandiera-terrostatoDomenica 27 luglio. Il campeggio itinerante si conclude con un’assemblea al presidio di Venaus. Il giudizio di chi interviene è sostanzialmente positivo.

Come non essere d’accordo? Una strada nuova è stata aperta, nella consapevolezza che il percorso sarà ancora accidentato ma, se sapremo moltiplicare la nostra presenza in ogni dove, rendere nuovamente ingovernabile questo territorio è possibile. Dipende da noi, da ciascuno di noi, dalla nostra capacità di metterci in gioco, di gettare manciate di sabbia nel motore di chi devasta e militarizza i nostri territori.
Continueremo a mettere i bastoni tra le ruote di chi ha chiuso tra quattro mura nove di noi.
Senza dimenticare mai quelli che non ci sono più, ma hanno contribuito a lastricare la nostra strada di “cattive” intenzioni.

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