Mercoledì 15 ottobre. Nella tarda serata scatta lo sciopero dei facchini di alcune delle 32 cooperative che gestiscono i lavoratori che caricano e scaricano ai mercati generali.
Strada del Portone è l’emblema del nulla metropolitano. Arrivando si superano gli stabilimenti Fiat, silenti di abbandono, si passa davanti all’inceneritore, e ad alcune piccole fabbriche.
In maggio i facchini erano riusciti a strappare una vittoria dopo una lunghissima e durissima notte di lotta. A ottobre è subito chiaro che la musica è cambiata. Lo sciopero nazionale della logistica, nonostante l’ambizione di bloccare tutto per tre giorni annunciata con enfasi qualche giorno prima, a Torino è decisamente in salita. La questura ha a disposizione 1500 uomini in più per fronteggiare la tre giorni di manifestazioni prevista dal 16 al 18. La fila di camionette si allunga a perdita d’occhio. Gli uomini in armi piazzati di fronte ai propri mezzi sono circa 500. I facchini e i solidali sono la metà. Il Si. Cobas annuncia che la gran parte dei lavoratori è rimasta a casa, in sciopero. Di fatto, a rendere reale lo sciopero, cercando di bloccare i mezzi ci sono ben pochi facchini.
La determinazione allo scopo è tuttavia molto forte. A più riprese lavoratori e solidali tentano di bloccare i mezzi in arrivo. La polizia risponde con cariche molto dure. Un facchino colpito all’inguine viene portato via dall’ambulanza. Un paio di volte per breve tempo qualche mezzo viene intercettato alla rotonda prima dei cancelli di ingresso. Intorno alle quattro e mezza, un padroncino, dopo un alterco verbale con i manifestanti, muore d’infarto. La stampa main stream strumentalizza immediatamente l’episodio, la polizia porta via ammanettate quattro persone per sentirle in quanto testimoni: verranno tutti denunciati per oltraggio a pubblico ufficiale. Gli ultimi rimasti sul piazzale vengono identificati e trattenuti a lungo mentre l’alba comincia a bucare la notte.
Le lotte nella logistica, il sistema linfatico che garantisce le grandi catene di distribuzione, hanno spesso messo in difficoltà i padroni e i gestori delle cooperative/caporali che gli mettono a disposizione la manodopera a basso costo e spesso anche in nero. Le lotte di maggio erano state la campana d’allarme che anche a Torino, il tam tam delle lotte avesse portato sapori di rivolta. Nella notte del CAAT la questura di Torino ha calato le sue carte. Carte pesanti.
Torino. Una notte al CAAT
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– 17 Ottobre 2014