Primo Novembre. Siamo tra il Balon e Porta Palazzo. Il Balon, l’antico mercato delle pulci, è stato normalizzato a forza negli ultimi dieci anni, ma non domato del tutto. Ogni sabato qualche abusivo stende il suo pezzo di stoffa e prova a sbarcare il lunario. I vigili urbani vanno a caccia di poveracci da multare e cacciare, le ronde di poliziotti e alpini, sono la minaccia dello Stato ai senzatetto che dormono sotto il porticato di corso Emilia, ai senza documenti che chiudono i loro fagotti al passaggio del truppone.
Sono il segno concreto di una guerra ai poveri sempre più feroce. Non per caso i militari sono gli stessi che si danno il cambio tra l’Afganistan, il CIE, il cantiere di Chiomonte e la Barriera a Torino. Abbiamo attraversato il Balon, incrociato gli alpini che si sono allontanati in fretta, senza fermarsi. Non li abbiamo più visti.
Poi siamo saliti a Porta Palazzo, il più grande mercato all’aperto d’Europa, dove ogni giorno pullman e tram sputano fuori tanta gente, che cerca la frutta e verdura a prezzi più bassi. Porta Palazzo è lo specchio di Torino. Qui è il cuore di quel ceto di piccoli ambulanti massacrati dalla crisi, privati dei propri privilegi fiscali, che lo scorso 9 dicembre bloccarono pezzi di città, animati dal progetto sovversivo di mandare tutti a casa, per dare il potere ai militari. In bilico tra Grillo e la Lega covano sotto la cenere del fallimento di allora, il fuoco di un rancore pericoloso. Silenti ma ben visibili sono invece le decine di lavoratori dipendenti del mercato, quelli che alle tre di notte montano i banchi e a metà pomeriggio li smontano, caricano le cassette, correndo senza fermarsi mai.
Nella giornata dedicata ai disertori, ne abbiamo incrociati tanti che correvano in mezzo al mercato, dove la gente si fermava numerosa al passaggio degli antimilitaristi, che raccontavano della Grande Guerra, dei suoi 16 milioni di morti, delle stragi, decimazioni, fucilazioni di massa del 1917. Storia di ieri, che torna, diversa ma uguale nelle guerre moderne, dove a morire, spezzarsi le ossa, venire torturati e stuprati sono quasi sempre i civili.
L’Italia spende ogni giorno 53 milioni per le proprie avventure di guerra.
In Piemonte ci sono tante industrie eccellenti specializzate nella produzione di ordigni di guerra, cacciabombardieri e sistemi di puntamento, AMX, Eurofighter, F35.
Per il mercato le sagome di caduti di guerra sono state riempite con i nomi delle tante fabbriche di morte. Alenia, Selex, Iveco, Avio, Microtecnica, Galileo, Macaer…
Se le basi di guerra sono a due passi dalle nostre case, l’opposizione ai massacri non può essere mera testimonianza, deve farsi azione diretta.
La giornata si è conclusa con la costruzione collettiva di un monumento ai disertori di tutte le guerre. Un monumento fatto di cose recuperate, ben diverso dai bronzi a cavallo che campeggiano nelle piazze di Torino, pornografia bellica per esaltare qualche assassino in divisa.
Qui il testo del volantino distribuito ai passanti.
Disertori tra il Balon e Porta Palazzo
Posted in anarchia, antimilitarismo, Inform/Azioni, torino.
– 2 Novembre 2014
One Response
Stay in touch with the conversation, subscribe to the RSS feed for comments on this post.
Continuing the Discussion