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Primo Maggio. Espropriamo i padroni!

poveri piediniCi raccontano che viviamo nel migliore dei mondi possibili, che liberismo e democrazia garantiscono pace, libertà, benessere. Ci raccontano le favole e pretendono che ci crediamo. Intanto piovono pietre.
Nelle nostre periferie tanti non ce la fanno a pagare il fitto e il mutuo e finiscono in strada. A Torino si moltiplicano gli sfratti, mentre ci sono migliaia di appartamenti vuoti.

Il governo dice che non ci sono soldi.
Mente.
I soldi per le guerre, per le armi, per le grandi opere inutili li trovano sempre. Da anni aumenta la spesa bellica e si moltiplicano i tagli per ospedali, trasporti locali, scuole.
Non vogliono spendere per migliorare le nostre vite, perché preferiscono investire in telecamere e polizia.

Le leggi condannano gli anziani ad una vecchiaia senza dignità, i giovani alla precarietà a vita. Con il contratto a tutele crescenti Renzi racconta che i nuovi assunti avranno contratti a tempo indeterminato. Una bella favola. I padroni per tre anni non pagano contributi e possono licenziarti a piacere. Se il licenziamento è illegittimo ti danno due soldi e via. La precarietà cambia solo nome, mentre le ultime tutele – articolo 18 – sono andate in fumo.
La riforma del lavoro consente ai padroni di licenziare come e quando vorranno. Alzi la testa, lotti per il salario, la sicurezza sul lavoro, contro il dispotismo di capi e caporali? Di te non c’è più bisogno, vai via!

Il lavoro è una roulette russa: i lavori precari, malpagati, pericolosi, in nero sono diventati la regola.
Si torna indietro e ci dicono che stiamo andando avanti.
La crisi è il pretesto con cui governo e padroni ci ricattano. O fai come ti dico o affondi. Con queste ricette i padroni si sono arricchiti, i poveri sono diventati più poveri.

Ci vogliono divisi per poterci meglio comandare e sfruttare.
Soffiano sul fuoco della guerra tra poveri, per mettere i lavoratori italiani contro quelli immigrati, più ricattabili e quindi più disponibili ad accettare salari e ritmi e condizioni di lavoro peggiori.
La solidarietà di classe tra stranieri e italiani, la lotta comune contro le leggi razziste che trasformano in schiavi gli immigrati, mette in difficoltà i padroni, che quando si tratta di guadagnare, non badano al colore della pelle ma a quello dei soldi.

A Milano l’Expo mette in scena l’Italia ai tempi di Renzi, tra cantieri miliardari e morti di lavoro, agro business e green economy, lavoro gratuito e servitù volontaria, sfratti e polizia, gentrification e colate di cemento.
Un mostro che affama il pianeta, lo desertifica, lo trasforma in una discarica.
Il suo modello è Eataly, il supermercato MangiaItalia, dove precarietà e sfruttamento sono la regola.

Chi si fa ricco con il lavoro altrui non guarda in faccia nessuno. Chi governa racconta la favola che sfruttati e sfruttatori stanno sulla stessa barca e elargisce continui regali ai padroni.
I padroni si sentono forti e sono passati all’incasso.
Renzi vuole la fine delle lotta di classe, la resa senza condizioni dei lavoratori. Non gli serve più la complicità dei sindacati di Stato, cui ha tagliato distacchi e prebende. I sindacati di base, i più combattivi, sono stati tagliati fuori dalla rappresentanza, perché non firmano senza discutere accordi scritti dai padroni e benedetti da Cgil, Cisl e Uil.

C’è chi non ci sta, chi si ribella ad un destino già scritto, chi vuole riprendersi il futuro.
Contro chi lotta si scatenano la polizia e la magistratura. Non si contano più i procedimenti giudiziari, cariche e pestaggi di polizia.
Sono i No Tav, che resistono all’occupazione militare, allo sperpero di risorse pubbliche, alla devastazione dell’ambiente. Sono i prigionieri dei CIE che bruciano le celle e scavalcano i muri. Sono gli sfrattati che non si rassegnano alla strada ed occupano le case vuote. Sono i lavoratori vogliono riprendersi un po’ della loro vita.

Cambiare la rotta è possibile. Con l’azione diretta, costruendo spazi politici non statali, moltiplicando le esperienze di autogestione, costruendo reti sociali che sappiano inceppare la macchina e rendano efficaci gli scioperi.

Il Primo Maggio non è una festa. E’ giorno di sciopero generale. Come nel 1886 a Chicago, quando la polizia, nel terzo giorno di sciopero, scontri e picchetti, sparò a chi lottava per le otto ore. Una bomba esplosa il giorno dopo uccise un poliziotto. Cinque anarchici, scelti tra i più attivi, vennero condannati a morte. Questa è la radice anarchica e di classe del Primo Maggio.

Facciamola finita con la schiavitù salariata!
Un mondo senza sfruttati né sfruttatori, senza servi né padroni, un mondo di liberi ed eguali è possibile.
Tocca a noi costruirlo.

Ci vediamo in piazza il Primo Maggio
Torino ore 8, piazza Vittorio
Milano ore 13,  via Torricelli formazione dello spezzone rosso e nero
Milano ore 14, piazza 24 maggio, corteo No Expo

Posted in anarchia, Inform/Azioni, lavoro, torino.

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