Questa mattina alle sette sono cominciate le operazioni di sgombero del campo spontaneo di Idomeni, al confine tra la Grecia e la Macedonia.
Qui sono intrappolate da mesi tra le otto e le diecimila persone, in viaggio verso l’Europa del nord.
La chiusura violenta della rotta balcanica li ha relegati in un limbo di fango e tende, dove la sopravvivenza è garantita dalla solidarietà della gente del paese e di tutta la Grecia.
Alcuni hanno tentato di fare richiesta di ricollocamento in altri paesi europei, sebbene le difficoltà tecniche, tra connessioni traballanti e informazioni incerte, rendano questa prospettiva chimerica.
Altri a più riprese hanno provato a bucare la frontiera, respinti a manganellate, gas e flash bombs dalla polizia di frontiera macedone.
La polizia greca è sempre rimasta a guardare, lasciando ai macedoni il lavoro sporco.
La scorsa settimana c’è stato il primo segnale dell’aria che cambiava. La polizia greca ha caricato, picchiato e gasato chi tentava di passare la frontiera.
Oggi l’avvio dello sgombero definitivo.
Il governo Tsipras ha inviato 9 squadre dell’antisommossa.
Giornalisti e volontari sono tenuti lontani dal campo, dove è stata ammessa solo la televisione di stato greca. 300 profughi pare siano saliti spontaneamente sui pullman del governo. Impossibile sapere con quali argomenti siano stati convinti ad accettare la deportazione in campi lontani dalla frontiera.
Le operazioni continueranno per l’intera giornata e nei prossimi giorni, quando non tutto potrebbe andare liscio come oggi.
Ascolta la diretta dell’info di radio Blòackout con Cosimo Caridi, corrispondente del Fatto Quotidiano da Idomeni.
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