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Il mago di Firenze, il referendum e la favola del no sociale

magoL’ultima trovata del presidente del consiglio è la rottamazione di Equitalia. Renzi gioca una carta pesante, nell’auspicio di riuscire ad rovesciare le statistiche che lo danno perdente al referendum costituzionale. Da bravo prestigiatore Renzi muove le carte per agitare le acque, cercando di prendere due piccioni con una sola fava. Da un lato, con una sorta di sanatoria non dichiarata, prova a fare cassa, dall’altro tenta di ridare smalto alla sua immagine, in vista della sfida di dicembre.
Renzi ha fatto male i conti ed ora è in affanno. Non per caso tra un taglio agli altri servizi e una sforbiciata alla sanità, mette sul tavolo un mucchio di quattrini per le scuole private – in buona parte scuole cattoliche. E pazienza se la Costituzione, costantemente disattesa da decenni, predica che le scuole private non debbano comportare un onere per lo Stato.
Un ulteriore segnale, se mai ce ne fosse bisogno, della distanza tra la Costituzione formale e la Costituzione reale del paese, che dimostra che le stesse regole del gioco del potere siano solo una vetrina da lustrare nelle cerimonie ufficiali tra il 25 aprile e il 2 giugno. Una vetrina che certa sinistra, radicale e non, sta lustrando per mettere in scena un’opposizione al governo che stenta a crescere nella società e si rifugia nel gioco referendario, dove c’è ressa per partecipare alla partita dei tutti quanti assortiti contro Renzi.
La minoranza del Partito Democratico, che in parlamento è ancora maggioranza, ha scoperto tutte le carte. Bersani l’ha detto chiaro e tondo: il prezzo del Si al referendum è l’Italicum.
In mezzo a questo mercato delle poltrone (future) c’è chi punta sul lancio delle 5 stelle nel firmamento governativo e si inventa qualche nuovo pigolio per twitter. che si suppone possa aprire la via ad una stagione di lotte. O, in subordine, alla loro rappresentazione mediatica.
È la riedizione del togliattismo ai tempi della sfiga. Solo l’arroganza è la medesima.

In questi giorni sono stati resi noti i dati dell’istituto statistico incaricato dalla Caritas di rilevare le condizioni economiche degli italiani e delle italiane. Ne è emerso che le cifre della povertà assoluta sono raddoppiate dal 2007 a oggi e, per la prima volta, i nuovi poveri non sono solo anziani ma giovani e giovanissimi.
Lo stabilizzarsi della precarietà come sistema normale di fatto mantiene ai margini del lavoro e, quindi, del reddito, un crescente numero di ragazzi e giovani uomini e donne, non più coperti dal welfare familistico, poiché la disoccupazione, la sottoccupazione, la precarietà sta estendendosi, includendo anche i quarantenni e cinquantenni che sino una quindicina di anni fa erano sotto l’ombrello delle tutele e delle garanzie per il lavoro, che seppure già minate, coprivano ancora parte significativa dei lavoratori.
Oggi non ci sono più reti: quando si cade ci si fa male.
Resta il fatto che i nostalgici dello scambio tra pace sociale e tutele e diritti, hanno poche carte da giocare, perché nemmeno il gioco della socialdemocrazia funziona con un due di picche quando la briscola ce l’ha il re di denari.

La palla torna al centro. Ma la partita da giocare è ben altra, quella della sapiente mescolanza tra radicalità e radicamento sociale, nella sottrazione conflittuale dall’istituito, che trova nell’autogestione delle lotte e della vita le reti di sostegno alle lotte. Senza padri nè padrini.

Se vuoi approfondire le tematiche economiche ascolta l’approfondimento dell’info di Blackout con Francesco.

Posted in Inform/Azioni, lavoro, politica.

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    […] tratto da Anarres […]