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Da Roma a Torino. Erdogan assassino!

Lunedì 5 febbraio. A Roma si è tenuto un presidio di protesta per la visita di Erdogan in Vaticano e al Quirinale. Al sit in hanno partecipato circa 500 manifestanti.
In città era stato predisposto un imponente dispositivo di sicurezza.
Il presidio si è svolto in largo Triboniano vicino Castel S.Angelo, a poche centinaia di metri da S.Pietro. I manifestanti, nonostante polizia a cavallo, finanza e sommozzatori sotto al fiume Tevere, hanno provato a muoversi in corteo fino alla basilica di S. Pietro. La polizia ha caricato, un attivista è stato portato in questura, altri tre sono stati feriti.
La polizia ha circondato i manifestanti, impedendo loro di lasciare la piazza sino a metà pomeriggio. Un sequestro di polizia, per prevenire altri tentativi di protesta.
Ramazan, l’uomo fermato durante la carica, è stato rilasciato con denuncia qualche ora più tardi.
Ascolta la diretta dell’info di Blackout con Norma del Comitato di solidarietà.

Lunedì 5 febbraio. Il presidio indetto a Torino in occasione della visita di Erdogan al papa-re dello Stato Vaticano e ai capi di stato e di governo italiano si è trasformato in un corteo che è terminato di fronte alla sede Rai.
Il giorno precedente un gruppo di attivist* era entrato nella chiesa di via San Tommaso, chiedendo di leggere un comunicato. Al diniego del prete hanno srotolato uno striscione e letto il comunicato.
Alcuni partecipanti alla messa hanno aggredito i manifestanti.
La polizia, allertata dal prete, ha intercettato alcuni solidali a qualche centinaio di metri dalla chiesa e li ha trattenuti in questura sino al pomeriggio, quando sono stati rilasciati con l’accusa di “interruzione di cerimonia religiosa”.
Ascolta la diretta dell’info di Blackout con Paolo – Pachino – Andolina, ex combattente dell’Antifa Tabur

Da oltre 10 giorni il potentissimo esercito turco bombarda il cantone di Afrin in Siria. L’operazione “Ramoscello d’ulivo” mira a distruggere la rivoluzione libertaria e femminista della Siria del nord, dove si sperimenta il confederalismo democratico.
Gli uomini e le donne di questa rivoluzione hanno sconfitto l’Isis, protetta e sponsorizzata dagli islamisti turchi di Recep Erdogan.
L’Europa, l’Italia in prima fila, ha pagato la Turchia perché fermasse i profughi siriani.
Gli interessi italiani in Turchia sono enormi. Nel pomeriggio del 5 febbraio, dopo le visite a Bergoglio, Gentiloni e Mattarella, Erdogan ha incontrato gli AD delle maggiori industrie italiane.
Il bagno di sangue ad Afrin è merito anche di armi made in Italy.
I governi europei, la Russia e gli Stati Uniti, dopo aver usato le milizie del Rojava per sconfiggere l’Isis, ora appoggiano o giustificano l’attacco al confederalismo democratico in Rojava.
Il governo turco ha massacrato i resistenti delle città insorte nelle aree curdofone, ha raso al suolo città e quartieri, obbligando la popolazione a prendere la via dell’esilio, allargando la grande diaspora curda.
Migliaia di oppositori politici sono in galera, migliaia di insegnanti e dipendenti pubblici hanno perso il posto. Decine di giornali sono stati chiusi e i giornalisti arrestati.
La Turchia è una dittatura democratica e confessionale che bussa alle porte dell’Europa, mentre massacra la gente di Afrin.

Ascolta l’approfondimento dell’info di radio Blackout con Stefano Capello sugli interessi che legano l’Italia alla Turchia. Interessi al centro dell’incontro tra la delegazione turca e i rappresentanti delle maggiori imprese italiane, non ultime quelle armiere, che riforniscono di elicotteri e aerei da guerra l’aviazione di Erdogan, impiegati contro la popolazione della Siria del nord.

Prossimo appuntamento a Torino:

Domenica 11 febbraio
corteo defendAfrin a Torino
ore 14 piazza Carlo Felice – Porta Nuova

Posted in anticlericale, antifascismo, antimilitarismo, Inform/Azioni, internazionale, torino.

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