Sabato 23 marzo si svolgerà una marcia popolare No Tav tra Susa e Bussoleno, nella zona dove intendono aprire i cantieri per la realizzazione del tunnel di base di 57 kilometri tra Susa e San Jean di Maurienne.
Anche questa volta ci sarà uno spezzone rosso e nero aperto dallo striscione “Azione diretta autogestione.”
In questi anni gli anarchici sono stati in prima fila nella resistenza all’imposizione violenta di un’opera inutile e dannosa, ritrovando, tra un presidio e una barricata, tra un pranzo condiviso e una notte di lotta alle reti, tra un’assemblea popolare e una giornata di lavoro sui sentieri, le pratiche di azione diretta, condivisione delle decisioni, solidarietà che segnano ogni esperienza autenticamente libertaria.
Nei momenti più alti tanti di noi hanno potuto assaporare il gusto di un’insurrezione popolare consapevole della propria urgenza etica e politica. Continued…
23 marzo – Marcia No Tav da Susa a Bussoleno
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– 21 Marzo 2013
Oro e veleni. La lotta contro le cave in Grecia
La lotta contro l’estrazione dell’oro nella penisola calcidica dura da molti anni. Ha avuto nuovo impulso con la decisione di aprire una cava a cielo aperto, dall’impatto ambientale molto forte.
É cominciata dal bosco di Skouriés, in Calcidica, l’attuazione del progetto della Ellenikos Xrisos Spa, impresa di estrazione mineraria appartenente per il 95% alla multinazionale canadese Eldorado Gold e per il 5% all’industriale greco Bobola.
Negli ultimi mesi la lotta è cresciuta. Al movimento di resistenza partecipa oggi buona parte della popolazione locale. Uomini, donne, giovani ed anziani hanno preso parte alle manifestazioni in montagna di avvicinamento al cantiere, ignorate dai media e brutalmente represse dalla polizia. Caccia all’uomo per i boschi e i lacrimogeni ci ricordano gli scenari della lotta al Tav. A ciò si aggiungono le minacce da parte degli operai della ditta che ha l’appalto per i lavori e dei loro mandanti, culminate in aggressioni fisiche mirate e nell’incendio dello scorso anno del presidio contro le nocività.
Il 17 febbraio scorso, una cinquantina persone a volto coperto ha attaccato, dandogli fuoco, il cantiere di Skouriés e tutti i mezzi e le attrezzature della ditta.
Dopo la demolizione del cantiere si è aperta una spietata caccia all’uomo con l’unico scopo di abbattere il morale di tutti gli abitanti che si oppongono al progetto. Il giorno successivo decine di persone sono state portate in questura, prelevate da casa, nei locali, per strada. Di qualcuno non si sono avute notizie per interminabili ore. Altri sono stati trattenuti con l’accusa di essere i mandanti morali dell’azione. La prova incontestabile è che fossero stati sempre presenti a tutte le manifestazioni. Continued…
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– 20 Marzo 2013
Laura Boldrini e la Cap Anamur
Era il 20 giugno del 2004. Al largo di Lampedusa la nave tedesca gestita dall’organizzazione umanitaria Cap Anamur raccoglie 37 profughi sudanesi da una carretta che stava affondando. Qualche giorno più tardi pescherà una ventina di profughi somali al largo di Malta.
Era l’epoca dei pescatori perseguiti per immigrazione clandestina se portavano a riva qualche naufrago.
Alla Cap Anamur viene impedito di sbarcare e viene lasciata in rada per settimane.
Il movimento antirazzista siciliano apre un fronte di lotta per sostenere i profughi.
Dopo tre settimane viene raggiunto un accordo giudicato soddisfacente dall’allora rappresentate dell’Alto Commissariato per rifugiati Laura Boldrini.
Ai profughi non verrà permesso di fare richiesta di asilo: verranno condotti nei CPT (oggi CIE) dell’isola e deportati. Il comandante della Cap Anamur, Elias Biedel e altri due membri dell’equipaggio verranno arrestati e processati per “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”.
Quest’episodio ormai quasi dimenticato ci consente di dare il giusto profilo alla neopresidente della camera dei deputati.
Ascolta l’intervista realizzata dall’info di radio Blackout con Alberto, un compagno della oggi disciolta Rete antirazzista siciliana. Ne è scaturita una discussione a tutto campo, che ha investito il ruolo delle organizzazioni “umanitarie” dell’ONU, l’organizzazione fatta dagli stessi Stati che promuovono le guerre e promulgano leggi contro la libera circolazione degli individui.
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– 20 Marzo 2013
Francesco o il lupo?
L’elezione di Jorge Bergoglio, gesuita argentino di origini astigiane, è stata una sorpresa che ha scompaginato le previsioni della vigilia.
Nello scontro durissimo tra Joseph Ratzinger e il suo segretario di Stato, Tarcisio Bertone, Bergoglio è stato presentato come una sorta di outsider, che vince contro i pezzi da novanta dei due schieramenti.
In un’epoca in cui la narrazione mediatica degli eventi concorre potentemente alla loro determinazione, la fazione vincente nello scontro diretto rischiava di partire in salita. Una salita che rischiava seriamente di essere molto ardua.
I cardinali nordamericani su cui immediatamente i media hanno concentrato l’attenzione, quelli che hanno cercato in ogni moodo di scongiurare un’apertura troppo ravvicinata del conclave, sono stati avvolti per settimane dalla rievocazione dei tanti episodi di pedofilia, coperti da questo o da quell’alto prelato. Il brasiliano Scherer, su cui Bertone e i Cavalieri di Colombo avevano puntato, non è mai entrato in gara.
Il grande favorito, il ciellino Angelo Scola, era un gigante con i piedi di argilla. Tutti i cosiddetti “curiali” sono stati iscritti dai media in una sorta di casta clericale, nemica dell’innovazione. In cosa consistesse l’innovazione è difficile da dire. Il nuovismo è una nuance intellettuale di origine novecentesca che il nuovo secolo eredita senza la spinta ambiguamente vitalista che ne ha fatto un vessillo di destra. Oggi il “nuovo” alligna negli scaffali del supermercato dove non fa che riconiugare l’eterno ritorno dell’eguale, ossia la merce nel suo girare scisso da qualsivoglia residuale legame con il bene comune.
Se a questo si aggiunge che la curia e, più in generale, i cardinali italiani, erano divisi e in lotta tra loro, diventa più facile azzardare qualche ipotesi sul percorso che ha portato alla nomina di Bergoglio.
I media sono un’arma a doppio taglio. In questo caso hanno inciso a fondo nell’immagine di curiali e nuovisti: serviva quindi qualcuno che potesse dare in fretta e radicalmente una ripulita esteriore, che al contempo non fosse inviso al papa emerito, l’uomo che, dopo aver costruito nella curia tutta la sua carriera, rinuncia al trono di Pietro per non soccombere nello scontro con Bertone. Continued…
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– 17 Marzo 2013
No Tav. Senza troppi grilli per la testa
È trascorso poco più di un anno dall’ultima grande manifestazione popolare No Tav. Tanta acqua è passata sotto i ponti della Dora. Il 25 febbraio dello scorso anno decine di migliaia di persone diedero la loro solidarietà ai No Tav arrestati il mese prima per la resistenza allo sgombero della Libera Repubblica della Maddalena e per la giornata di lotta del 3 luglio 2011.
Due giorni dopo la polizia attaccò il presidio in Clarea, sgomberò la baita e si prese i terreni ancora non espropriati per allestire il cantiere. Lo stesso giorno la caduta di Luca da un traliccio dove si era arrampicato sperando di rallentare lo sgombero, innescò tre giorni di rivolta popolare, con l’occupazione dell’autostrada e lo sgombero violentissimo con ossa rotte, cariche, gas sin nelle case.
L’ultimo anno è stato segnato dal lento avanzare del cantiere, sempre contrastato dai No Tav, che, nonostante il moltiplicarsi degli arresti e dei processi, non hanno mai mollato.
Il movimento ha tante anime diverse ma la comune volontà di non ridursi ad un ruolo di mero testimone dei disastri e degli sperperi di un’opera inutile e dannosa.
La triste storia della lotta al raddoppio della base NATO di Vicenza, finita con le feste in uno scampolo di parco sottratto ad una struttura militare ormai costruita, rappresenta per tutti un monito ineludibile. Continued…
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– 17 Marzo 2013
Marò. Evasione di Stato
Dopo mesi di tira e molla il governo ha deciso per lo strappo. Per i due militari italiani accusati dell’omicidio di due pescatori indiani il ministro – e ammiraglio – Di Paola ha organizzato un’evasione di Stato.
Il governo era ormai in scadenza e con ogni probabilità difficilmente si sarebbe ripresentata un’occasione altrettanto favorevole. Un mese di licenza per le elezioni si è trasformato in una fuga concertata ai piani alti del ministero della Difesa.
Un esito scontato sin da quando i due marò vennero in Italia per Natale accolti con tutti gli onori dalle massime autorità politiche e militari. Per la licenza natalizia di due uomini accusati di omicidio ci si sarebbe potuti attendere un atteggiamento più sobrio.
Il punto è che i due uomini hanno sparato e ucciso indossando una divisa dell’esercito italiano, mentre svolgevano servizio antipirateria a bordo della petroliera italiana “Enrica Lexie”. Continued…
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– 17 Marzo 2013
Manicomio criminale. Una follia senza fine
In Italia ci sono sei manicomi criminali, gestiti dal dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Ospitano circa 1500 persone abbandonate a loro stesse, in condizioni di disumano degrado.
Dal 1975 li chiamano Ospedali Psichiatrici Giudiziari, ma il nome non ha cambiato la cosa. La legge Basaglia che ha chiuso i manicomi non ha toccato queste strutture che sono una via di mezzo tra un manicomio ed un carcere: sono sorvegliati da secondini, gestiti da psichiatri.
Sono riservati ai “matti” che commettono reati e ai detenuti che il carcere ha fatto diventare “matti”.
Come conseguenza dell’inchiesta effettuata nel 2010 dalla commissione sull’efficacia del Servizio Sanitario Nazionale si è stabilito il termine ultimo – 31 Marzo 2013 – entro cui di tutti gli Ospedali psichiatrici giudiziari italiani dovranno essere dismessi. Ad oggi ancora nessuno dei sei istituti si è mosso verso un adeguamento alla normativa.
E’ quindi probabile che venga prorogato il termine per la chiusura.
Sebbene il superamento di ogni istituzione totale sia di fatto una vittoria, in questo caso, qualora smantellassero i manicomi criminali, ma non cambiassero la legge che li sostiene, verrebbero create nuove strutture, più accoglienti, nelle quali finirebbero sempre persone accusate spesso di piccoli reati, giudicate incapaci d’intendere e volere da un’arbitraria perizia psichiatrica. Il meccanismo della “stecca”, ossia il potere degli psichiatri di prorogare all’infinito la detenzione, ha condannato uomini e donne ad una sorta di ergastolo bianco.
Ascolta l’intervista all’info di Blackout di Daniela Roselli del collettivo antipsichiatrico “Francesco Mastrogiovanni”. Daniela è una psicologa che sta facendo una ricerca sugli OPG.
Per chi è interessato martedì 26 marzo ore 21 – presso la sede della FAT in corso Palermo 46 – si terrà una serata, curata dal collettivo antipsichiatrico “Francesco Mastrogiovanni”.
L’iniziativa, in cui verranno raccontate varie esperienze, si titola “Una Follia senza fine. Il manicomio criminale. Dalla non imputabilità alla reclusione a vita”
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– 17 Marzo 2013
Il Grillo, il satiro e l’uomo in grigio
Il risultato emerso dalle urne è stato un vero terremoto elettorale, il primo dal lontano 1994, quando la discesa in campo di Berlusconi, sotto l’insegna politico-calcistica di Forza Italia, decretò la nascita della seconda Repubblica.
Anarres ne ha parlato con Pietro Stara. Ne è scaturita una discussione ampia, che vi proponiamo, auspicando sia di stimolo al dibattito. Chi volesse ci può scrivere a anarres@inventati.org
Tentare una sorta di genealogia dello tsunami è un esercizio necessario a comprendere cosa stia avvenendo nel nostro paese, al di là della declinazione assunta dal partito a cinque stelle nell’arena della politica istituzionale.
Proviamo a scomporre il quadro . Continued…
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– 15 Marzo 2013
Treno nucleare. La resistenza continua
Notte tra giovedì 14 e venerdì 15. Il trasporto di scorie nucleari da Saluggia a La Hague rimandato all’ultimo minuto lunedì scorso è stato effettuato questa notte. Nonostante il vento siberiano e il consueto silenzio che accompagna questi viaggi, lungo il percorso si sono formati presidi a Novara, Asti, Avigliana.
Ad Asti gli attivisti sono stati completamente circondati dalla polizia ma sono riusciti comunque a sfilarsi e a fare presenza a S. Damiano. Ad Avigliana intorno all’una un imponente apparato di polizia si è riversato sui binari accerchiando i No Tav che sul primo binario avevano srotolato lo striscione “Stop trasporti nucleari”.
La dirigente Lavezzaro ha indossato la fascia tricolore e ha intimato ai manifestanti di allontanarsi. Poi la parola è passata alla celere che ha spinto a forza fuori dalla stazione i compagni. Uno è stato ferito alla mano e alla coscia.
Questa volta, oltre al consueto nugolo di poliziotti della digos, era presente anche il loro capo Giuseppe Petronzi.
Nonostante l’enorme divario di forze gli energumeni in divisa hanno impiegato una buona mezz’ora a buttare fuori dalla stazione i No Nuke.
Sul piazzale si è ripetuta una scena già vista. Carabinieri e polizia che sequestrano i manifestanti chiudendo la piazza e impedendo a chiunque di allontanarsi sino al passaggio del convoglio con le scorie.
Un gruppo di compagni ha preso tavolo sedie e carte da gioco e, incurante del vento gelido, ha iniziato una partita a carte di fronte ai poliziotti armati sino ai denti.
Ancora una volta per far passare un treno pieno di scorie altamente radioattive il governo ha messo in campo centinaia di uomini in armi.
Lunedì hanno scelto di rimandare il treno per fiaccare la resistenza di gente che lavora e fa fatica a passare tante notti insonni. Questa notte ci hanno comunque trovati sulla loro strada.
Un motivo in più per essere sempre più numerosi la prossima volta.
Ascolta qualche flash della diretta dello sgombero della stazione di Avigliana seguito in diretta su radio Blackout
Qui puoi vedere il video di RepubblicaTV
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– 15 Marzo 2013
Lotta sociale in Slovenia
Mercoledì 13 marzo. Lo scorso sabato circa diecimila persone hanno dato vita ad un corteo contro le politiche di austerità imposte in un paese dove la disoccupazione giovanile tocca il 20%, quella generale sfiora il 13%..
Nonostante la caduta del governo e la nascita di un nuovo esecutivo, nonostante le dimissioni del sindaco di Maribor, la città slovena dalla quale è partita la protesta popolare che sta scuotendo il paese da quasi quattro mesi, si moltiplicano le iniziative di lotta.
A Maribor, al di là del generico rifiuto di tutti i partiti, si sta sviluppando un processo di autorganizzazione dal basso, che contesta l’esistenza stessa di modelli di delega politica permanente.
In tutti i quartieri sono nate assemblee popolari, dove la costruzione delle lotte si intreccia con una pratica politica che apre spazi di autonomia e sperimentazione extraistituzionali.
Ascolta l’intervista fatta dall’informazione di Blackout a Matej, un compagno sloveno
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– 14 Marzo 2013
Treno nucleare pronto a partire
Giovedì 14 marzo. Il treno con le scorie provenienti da Saluggia è ancora nel deposito di logistica presso la stazione di Vercelli. Da questa mattina è stato nuovamente allestito il dispositivo di sicurezza che precede la partenza del trasporto. Secondo alcune fonti il treno potrebbe partire da Vercelli tra le 23,30 e le 0,30.
Il treno per la Francia è quindi di nuovo pronto e presidiato da un imponente schieramento di poliziotti.
Rinnoviamo quindi l’appuntamento per questa sera – giovedì 14 marzo – dalle 21 in poi alla stazione di Avigliana.
Altri appuntamenti sono fissati ad Asti alle 23 in Stazione.
A Novara dalle 22 in poi sempre in stazione Continued…
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– 14 Marzo 2013
Scorie. Il treno fa marcia indietro
Lunedì 11/martedì 12 marzo. Era tutto pronto. Le barre con le scorie, trasportate su gomma dal deposito Sogin di Saluggia allo stabilimento di logistica Sifte Berti nella notte tra il 10 e l’11 marzo, erano state caricate sul Castor sin dalle prime ore del mattino. Il treno, presidiato dalla polizia, è rimasto sui binari del piazzale sino a poco prima di mezzanotte. Intorno a quell’ora i cancelli si sono aperti e il convoglio – due treni civetta e quello con le scorie – fa qualche centinaio di metri ed arriva alla stazione di Vercelli. L’apparato è quello delle altre volte: centinaia di carabinieri, finanzieri e poliziotti in assetto antisommossa, i vigili del fuoco, la digos.
Di solito il treno parte subito per Novara.
Invece no. Il treno e l’intero apparato di polizia che lo accompagna lungo tutta la tratta restano congelati ai blocchi di partenza. Passaggi a livello presidiati, stazioni militarizzate, ponti messi sotto sorveglianza.
Nel pomeriggio la prefettura di Torino, cedendo alle pressioni dei No Nuke, per la prima volta comunica al sindaco di Avigliana che il treno è previsto per questa notte. I media diffondono la notizia della grande giornata di lotta contro il nucleare svoltasi in Francia in occasione del secondo anniversario del disastro di Fukushima. La rete “Sortir du nucleaire” annuncia che il passaggio del treno verrà contrastato sia in Francia che in Italia.
Passano i minuti, passano le ore ma il treno è sempre sui binari. Si rincorrono le voci, ma nessuno capisce cosa stia capitando. A Novara, Asti, Avigliana aspettano il treno tanti antinuclearisti.
Intorno alle due e mezza l’apparato di polizia ad Asti e ad Avigliana si liquefa.
A Vercelli il treno si mette in moto. E torna indietro nel piazzale da cui si era mosso oltre due ore e mezza prima.
Ad Avigliana i No Nuke fanno una breve assemblea, che commenta il buon risultato della lotta: per la prima volta il treno, già pronto alla partenza, è stato fatto tornare indietro, nonostante la complessa macchina di polizia che lo accompagna, fosse stata ormai avviata.
Il quinto trasporto nucleare è stato rimandato. A quando è difficile dirlo: forse domani, forse tra una settimana o un mese. Un fatto è certo: questa notte è tornato indietro, la lotta contro questi trasporti inutili e pericolosi ha fatto un passo avanti.
L’invito per tutti è di restare sintonizzati sulle libere frequenze di radio Blackout – 105,250 FM – tenere i telefoni accesi e gli scarponi pronti.
Coordinamento “Stop trasporti nucleari”
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– 12 Marzo 2013
11 marzo. Treno nucleare pronto a Vercelli
Lunedì 11 marzo. In nottata le barre di scorie nucleari sono state trasportate su camion dal deposito della Sogin a Saluggia allo stabilimento di smistamento a Vercelli. Il treno destinato a trasportarle all’impianto di riprocessamento di La Hague in Francia è pronto e presidiato da un imponente schieramento di poliziotti. Continued…
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– 11 Marzo 2013
Fukushima. Due anni dopo
11 marzo 2013. A due anni dallo tsunami che provocò un l’incidente nucleare della stessa gravità di quello di Chernobyl, l’obiettivo delle autorità giapponesi è creare le condizioni per la riapertura degli impianti.
La priorità è convincere la gente a non avere più paura.
La prefettura di Fukushima ha stretto un accordo con la IAEA (International Atomic Energy Agency) per alleviare le conseguenze dell’incidente. La cooperazione riguarderà il monitoraggio della radiazione, la bonifica, la decontaminazione e la tutela della salute umana.
Per contribuire ad una maggior “consapevolezza” della popolazione, la IAEA si impegnerà nell’organizzazione di conferenze, seminari e gruppi di lavoro, in cooperazione con l’università, per sensibilizzare sugli effetti dell’esposizione alle radiazioni sulla salute. Verranno affrontate, in particolare, le questioni della “paura delle radiazioni” e dei disturbi da stress per chi vive o viveva nella zona intorno Fukushima. Le autorità, che non possono eliminare la radioattività, cercano di “tamponare” la disperazione di chi è stato sradicato dalla propria terra, dalla propria casa, dal proprio lavoro e contemporaneamente di rendere serena l’esistenza di chi, qualche chilometro più in là, è stato autorizzato a rimanere confrontandosi quotidianamente con un pericolo che non si vede, non si sente, non si tocca.
I giapponesi finanzieranno le attività fatte per convincerli che tutto andrà a posto, che la radioattività non li deve preoccupare e che per il progresso, ogni tanto, qualche piccolo dazio si deve pagare. Si tratta di un passaggio fondamentale per il futuro del nucleare in Giappone, perché solo una popolazione “normalizzata” permetterà la riapertura delle centrali nucleari, che possono ancora garantire lauti profitti alle società che le gestiscono. Continued…
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– 11 Marzo 2013
Chavez. Né lutto né festa
La morte del presidente venezuelano Hugo Chavez ha suscitato grandi emozioni, specie tra i poveri del suo paese e nella sinistra internazionale orfana di eroi.
Sempre attuale l’ammonimento del Galileo brechtiano sulle epoche che hanno bisogno di eroi, più interessante analizzare l’avventura chavista partendo dalla materialità delle condizioni politiche e sociali della popolazione venezuelana. Ne emerge un quadro contraddittorio, dove i miglioramenti sociali si mischiano con autoritarismo, corruzione e violenza.
I compagni venezuelani de El Libertario hanno scritto che la morte di Chavez non rappresenta né un lutto né una festa.
L’auspicio è che la speranza di libertà e giustizia sociale dei poveri venezuelani, confiscate dal conducator nazional popolare, riesca ad innescare percorsi di autonomia sociale e politica, capaci di dare il via ad una trasformazione di segno libertario della società venezuelana.
Ascolta l’analisi di Massimo, un compagno che conosce bene la realtà sudamericana
Ascolta anche l’intervista all’antropologo Stefano Boni realizzata dall’info di Blackout
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– 10 Marzo 2013