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Asciugare il lago

Sabato 14 gennaio. Un centinaio di antifascisti ha animato un presidio in piazza Carlo Felice, organizzato dalla FAI torinese e dal Collettivo Anarchico Studentesco, il Cast.
Discreta la presenza della Digos, assenti i fascistelli, che di solito frequentano la zona nella speranza di intercettare qualche anarchico isolato per usare gli unici argomenti che sono capaci di articolare.
Ascolta il resoconto della giornata su radio Blackout radio Blackout

Sempre su radio Blackout nello spazio domenicale di Anarres ascolta la chiacchierata con Pietro Stara  su leghisti, fascisti, cultura dell’esclusione Qualche immagine della giornata:

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Di seguito il volantino della FAI torinese.
Il fascismo torna: aggressioni, leggi razziste, pogrom
Asciugare il lago
C’è chi crede che il fascismo sia finito il 25 aprile del 1945, quando l’insurrezione della nostra città pose termine a vent’anni di dittatura. Non è così. Il fascismo colpisce ogni giorno.
Le squadracce si chiamano ronde, le leggi razziste pacchetti “sicurezza”, le “leggi speciali” sono divenute “normali”, i CIE, i centri per immigrati senza documenti, sono i lager del nuovo secolo. I profughi muoiono in mare.
Si moltiplicano le aggressioni verso antifascisti, immigrati, omosessuali, senza casa. Un lento stillicidio. Solo gli episodi più gravi mostrano l’iceberg che mostruosamente si è formato sotto la superficie di una società dimentica della solidarietà, imbarbarita dal ritorno di un ciarpame che credevamo sepolto.
Continued…

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Le macerie del Tav a Torino. Il 28 gennaio una giornata di informazione e lotta

No Tav, una garanzia per il futuro

Noi vogliamo costruire un futuro per tutti
Politici, amministratori, affaristi tenetevi le vostre macerie

Il 28 gennaio porteremo a Torino macerie della Maddalena di Chiomonte: pezzi di alberi tagliati per fare posto al non cantiere, pezzi di recinzione, bossoli di lacrimogeni che hanno gasato e ferito persone e piante, pietre lanciate ecc…
Vi restituiamo le macerie che state creando. Le macerie dell’informazione che spesso non è corretta, le macerie della libertà di tutti ferita dalla militarizzazione di un’intera valle, le macerie del denaro pubblico che si sta sprecando in una grande opera inutile e dannosa di cui approfitteranno soprattutto mafie e affaristi, le macerie di quello che voi chiamate sviluppo e crescita e che invece porta crisi sociale ed economica.
Noi non ci stiamo e continueremo ad opporci con la sola forza della nonviolenza popolare con forme di disubbidienza civile, di boicottaggio, di non collaborazione, di resistenza, di determinazione nella ricerca della giustizia.
Noi non ci stiamo e continueremo a impegnarci per costruire una società e un mondo in cui le ricchezze siano redistribuite in modo più equo, in cui le risorse necessarie per il bene di tutti si trovino tagliando le spese militari e colpendo le grandi ricchezze non produttive, in cui i beni comuni siano al centro: lavoro, scuola, sanità, servizi per le persone più fragili, trasporti locali, cultura…
Invitiamo i cittadini di Torino, della Valsangone, dei comuni della Collina Morenica, della Val di Susa a ritrovarsi il 22 gennaio alle h.14,30 in piazza Carlo Felice.
Per garantire gli affari all’alta velocità, si cancellano servizi, si impongono costi elevati ai viaggiatori , si eliminano tratte, si peggiora il servizio per i pendolari, si licenziano lavoratori: testimoniamo con la nostra presenza nell’area della stazione la nostra solidarietà ai ferrovieri in lotta per difendere il proprio posto di lavoro
Invitiamo tutti a portare o indossare un cartellone che esprima le ragioni contro il Tav ed un messaggio costruttivo e di impegno per difendere le nostre colline, le nostre montagne, le nostre città.
Cercheremo il dialogo con i cittadini per le strade del centro, i nostri cartelli parleranno delle ragioni della nostra lotta, le performance teatrali che faremo in piazza Castello porteranno sotto gli occhi di tutti la quotidianità di una valle militarizzata.
Al termine porteremo le macerie a chi le ha prodotte, a chi costruisce muri invece di ascoltare, a chi vuole continuare a distruggere i beni comuni.

Movimento No Tav

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Andezeno. Quattro operai feriti nell’incendio di una cartiera

L’incendio di due giorni fa ad una fabbrica per il riciclo della carta ad Andezeno in provincia di Torino poteva essere una nuova Thyssen: quattro operai sono rimasti feriti. Due di essi hanno riportato lesioni gravi.
Lesioni colpose e omissioni di cautele infortunistiche sono i due reati ipotizzati dal pm Guariniello, che questa mattina ha disposto il sequestro delle bombolette spray trovate nella pressa che è esplosa.
Gli “incidenti” sul lavoro sono la tragica normalità che scandisce le vite di chi, per campare, è costretto a vendere il proprio tempo, le proprie braccia, il proprio ingegno a chi, pur di fare soldi non guarda in faccia nessuno. Nemmeno se in ballo c’è la vita di uomini e donne.
Gli incidenti sul lavoro, uno stillicidio che non basta un giudice solerte a interrompere, sono la cartina di tornasole dello stato dello scontro di classe nel nostro paese. Una vera guerra. Con morti e feriti.

Ascolta l’intervento a radio Blackout, di Simone Bisacca, avvocato ed esperto di diritto del Lavoro

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Tav Genova/Tortona: miliardi e denunce

Un’altra grande opera è ai blocchi di partenza. L’ennesima opera inutile per chi vive e lavora nel nostro paese, ma lucrosissima per gli amici degli amici della destra e della sinistra. Un sistema legale di drenaggio di denaro pubblico a fini privatissimi che ha già devastato mezza Italia.
La nuova linea rischia di compromettere irrimediabilmente il parco naturale delle “Capanne di Marcarolo”, nonché di sconvolgere un delicato equilibrio idrogeologico.
Il CIPE ha stanziato in due tranche, l’ultima ai primi di dicembre, un miliardo e 800 milioni di euro per la realizzazione della linea ad alta velocità tra Genova e Tortona.53 chilometridi ferrovia – ancora non è chiaro se sarà destinata ai passeggeri o alle merci, che costerà – a lavori finiti – 6,2 miliardi di euro. 115 milioni di euro al chilometro. Una follia che devasterà la Valle Scrivia e, ben lungi dal realizzare il trasferimento modale dalla gomma al ferro, metterà in comunicazione il porto di Genova con i piazzali per Tir della famiglia Gavio, un nome i cui interessi sono strettamente intrecciati con quelli delle società autostradali.
Non certo per caso, l’accordo sottoscritto a fine settembre tra Rfi, regione Liguria, comune di Genova e provincia di Alessandria, consegna il lucroso appalto nelle mani di Cociv-Impregilo, che rimanda ancora ai nomi di Gavio e Benetton.
Tra chi ha le mani in pasta nell’affare vale la pena ricordare il plurinquisito Ettore Incalza, manager al servizio del Ministero delle Infrastrutture e il viceministro Ciaccia, manager del gruppo Intesa-SanPaolo.
Quando venne ideato il terzo valico si immaginava che nel 2006 ci sarebbero passati cinque milioni di “TEU”. Il Teu è l’unità di misura usata per i container. Oggi, sei anni dopo il 2006, nonostante l’indubbia rilevanza sul piano della logistica di Tortona, i container movimentati sono meno di un milione e ottocento. Se ci fosse una qualche ragione per la realizzazione dell’opera basterebbe quest’unico dato a metterla in discussione. Ma la partita, come già per la Torino Lyon, è un’altra e ben altri sono gli interessi in gioco.
Contro il terzo valico è nato da anni un movimento che, specie nel 2005, ha dato vita a numerose manifestazioni. Una molla forte sono stati gli scempi compiuti in zona con il pretesto di realizzare tre tunnel geognostici, che di fatto sono vere gallerie ferroviarie. Su questi tre “buchi” è intervenuta anche la magistratura che inquisì sia Gavio che Incalza, ma tutto è finito in prescrizione: il potere non fa male a se stesso. Così oggi l’opera è nuovamente in procinto di essere realizzata.
In zona sono ripresi gli incontri e le iniziative di informazione, tra cui un’assemblea tra i No Tav piemontesi e liguri, che si preparano alla resistenza.
Pochi giorni dopo la delibera del CIPE sul terzo valico a 13 No Tav della provincia di Alessandria sono stati recapitati gli avvisi di garanzia per “manifestazione non autorizzata”. Il 28 giugno, all’indomani dello sgombero violento della Libera Repubblica della Maddalena i No Tav della provincia di Alessandria scesero spontaneamente in piazza in solidarietà alla lotta No Tav.
Le denunce di questi giorni sono un chiaro avvertimento al movimento contro la nuova linea tra Genova e Tortona.
Un avvertimento che i No Tav rispediscono al mittente.

Sul terzo valico ascolta l’intervista a radio Blackout di un attivista No Tav, Lorenzo Bianco

Senti anche l’intervista a Salvatore Corvaio, uno dei 13 inquisiti per manifestazione non autorizzata, dopo lo sgombero della Maddalena qui in un video sulla manifestazione spontanea del 28 giugno.

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Cie di Torino. Fuga di Natale

Ci avevano provato la notte del 24 dicembre, ma era andata male. I poliziotti di guardia al Centro di corso Brunelleschi erano riusciti a bloccare un tentativo di fuga. Nell’area rossa usano gli idranti e pestano duro due prigionieri.

La sera dopo, è il 25 dicembre, i secondini sono pochi, chiusi nei loro gabbiotti, quando, profittando che le serrature forzate la notte prima non erano state riparate, gli immigrati senza carte hanno aperto le porte delle varie casette che li rinchiudono, e si sono riversati lungo la recinzione, saltandola in più punti.
Un ragazzo si è ferito cadendo dal muro ed è stato subito riacciuffato, altri tre, che avevano trovato rifugio in un capannone, sono stati individuati, fatti scendere con una scala dei vigili del fuoco e riportati nel centro.
Molti altri, forse più di venti, sono corsi via veloci facendo perdere le proprie tracce.
Se i numeri verranno confermati potrebbe essere stata una fuga più numerosa dopo quella del 22 settembre.
Una lunga vacanza di Natale. Un buon augurio per l’anno che viene.

Aggiornamenti, rassegna stampa e approfondimenti sul sito senzafrontiere

Aggiornamenti al 1 gennaio. I reclusi dell’area blu ci riprovano nella notte di capodanno. In quattro stappano la bottiglia oltre le mura del CIE. Leggi il resoconto pubblicato su senzafrontiere.

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2011. Un anno di guerra ai poveri, un anno di resistenza popolare

Il 2011 è un anno difficile da archiviare. 

Anarres, nell’ultima trasmissione dell’anno, ha tentato un primo bilancio, proponendo approfondimenti su alcuni dei tanti fronti di lotta politica e sociale che hanno segnato gli ultimi 12 mesi.

Il 2011 è stato l’anno delle primavere arabe e dell’autunno di sangue e integralismo che le ha seguite.
L’anno della crisi e del cambio di governo in Italia – dove tutto doveva cambiare perché nulla mutasse davvero.
L’anno di Marchionne, l’uomo forte che ha imposto la fine dei contratti collettivi a Mirafiori, piegando l’ultimo bastione di resistenza operaia, in una delle sue roccaforti storiche.
L’anno del decennale della guerra in Afganistan, dove l’Italia resta in prima fila; l’anno che l’Italia – per festeggiare i 100 anni dalla prima guerra per la Libia – ne ha fatta un’altra per non perdere del tutto il controllo sull’ex colonia.
L’anno delle tendopoli per i “clandestini” e del prolungamento della detenzione nei CIE sino a 18 mesi.
L’anno della resistenza No Tav.
Guerra, polizia, controllo sociale, galera sono la musica di sottofondo che, più forte che mai, ha segnato questo 2011.
A noi tutti l’impegno affinché il 2012 non sia peggiore.

Qui l’intervista a Francesco Carlizza su crisi, finanziarizzazione dell’economia, guerra ai poveri.

Ascolta Marco Rossi sulle avventure di guerra dell’Italia in Afganistan.

No Tav: approfondimento curato da Maria Matteo.

Fronte dell’immigrazione: ascolta l’intervento di Alberto La Via

Tra primavere e autunni arabi, crisi globale e strategie di lotta: ascolta l’intervista a Salvo Vaccaro.

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