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Processo Cà Neira: assolti i quattro compagni

Mercoledì 18 gennaio. Il processo per l’occupazione dell’ex cinema Zeta, Cà Neira, si è chiuso con un repentino dietrofront dell’accusa.
Il PM Rinaudo, sostituito per l’occasione da una collega, ha bucato ancora una volta l’obiettivo.
I quattro anarchici accusati di occupazione dell’ex cinema Zeta di via Colleasca sono stati prosciolti dalle accuse per non luogo a procedere.
Un processo che non avrebbe nemmeno dovuto cominciare, perché mancava la querela di parte, necessaria se gli occupanti sono meno di dieci e l’edificio non è di uso pubblico.
Rinaudo ci ha provato lo stesso, tentando di attribuire ai compagni anche la responsabilità dei danneggiamenti alla serranda di fronte all’ingresso principale forzata dai poliziotti al momento dell’irruzione per lo sgombero.
Le foto pubblicate da Cronacaqui ritraevano esponenti dell’antisommossa e della digos che forzavano la serranda. La relazione dei periti ha dimostrato in aula quello che tutti gli abitanti del borgo e buona parte dei Torinesi sanno bene: il vecchio cinema di via Colleasca è abbandonato da molti anni.
Quando si è accorto che le cose andavano male Rinaudo ha pensato bene di fare marcia indietro.
Resta il fatto che in questi anni la procura di Torino ha deciso di trattare come questioni di ordine pubblico le lotte politiche e sociali in questa nostra città, dove ci sono 150.000 appartamenti sfitti, mentre chi occupa le case vuote per restituirle ad un uso pubblico finisce alla sbarra.

Quando, nel dicembre del 2010, gli anarchici della FAI torinese lo occuparono non era la prima volta che la storia del vecchio cinema Zeta si intersecava con le lotte di libertà degli anarchici.

Ne approfittiamo per ricordare un episodio del lontano 1975.
Lo Zeta, allora cinema d’essai, dove proiettavano le pellicole che non passavano dai cinema del centro, venne affittato per una manifestazione antimilitarista. Oltre quattrocento compagni e compagne gremirono la sala.

In quell’occasione Mimmo Pucciarelli, un giovane anarchico campano, lesse una dichiarazione nella quale annunciava la decisione di non fare il servizio militare allora obbligatorio. Dopo l’intervento di Mimmo, la sala calò nel buio. Prima che la polizia potesse intervenire, Mimmo si era dileguato. Si rifugerà in Francia, dove vive ancora oggi, proseguendo nella lotta intrapresa tanti anni fa.

Posted in antimilitarismo, autogestione, Inform/Azioni, torino.

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