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Assolti i due anarchici accusati di scritte alla sede della Croce Rossa

Il 15 ottobre del 2009 sui muri della sede della Croce Rossa in via Bologna comparvero le scritte “CRI complice dei pestaggi al CIE. Rompere le gabbie!”
Per quelle scritte sono stati processati la scorsa settimana due anarchici della FAI.

Nell’udienza del 12 gennaio sono stati sentiti i testimoni dell’accusa: un poliziotto che ha detto di aver visto le scritte sui muri, Antonino Calvano, ex responsabile della struttura di via Bologna, che ha dichiarato di aver visto le scritte sui muri, il maggiore della Croce Rossa militare, Liguori, che ha visto anche lui le scritte sui muri.
Infine Cambria della Digos, che ha riconosciuto senza alcun dubbio gli autori delle scritte, anarchici a lui ben noti perché tenerli d’occhio è il suo mestiere. Non ha problemi il sovraintentente ad ammettere che il suo lavoro consiste nel tenere sotto controllo gli oppositori politici. Lo fa tanto bene da riconoscerli guardando le riprese della telecamera della ditta di sorveglianza, la CGS. Il video sgranato e grigio, proiettato in aula, mostra tre persone che fanno scritte e scattano foto.
Nessuno li potrebbe riconoscere, tanto le immagini sono confuse. Occhio di lince Cambria, il poliziotto che di mestiere osserva gli anarchici, invece non ha dubbi: sono proprio quei tre. Gli stessi che ha osservato decine di volte mentre manifestavano contro i CIE e chi ci lucra.
Anche noi abbiamo pochi dubbi: in quelle figure grigie e sfocate si sono di sicuro riconosciuti tutti coloro che lottano contro il razzismo di Stato, che condanna ad un anno e mezzo di reclusione amministrativa uomini e donne colpevoli di non essere riusciti ad ottenere il pezzo di carta che li rende legali. Li condanna ad una prigione che è anche un lucroso business per chi, come la Croce Rossa, ne gestisce numerosi.

Il 20 gennaio è arrivata l’assoluzione per non aver commesso il fatto.

Posted in immigrazione, Inform/Azioni, torino.

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