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Tra Stato e mercato. La governance di internet

Il vertice ONU di Dubai su internet è durato ben 11 giorni, dal 3 al 14 dicembre. La delegazione più numerosa, quella statunitense, era di ben 190 membri tra cui gli executive di Google, Microsoft, Yahoo, Facebook e altri giganti informatici. La battaglia, poco seguita dai media ma cruciale come cruciale è oggi lo snodo di potere rappresentato dal controllo delle telecomunicazioni, si è svolta negli Emitati Arabi Uniti, uno dei paesi che maggiormente censura internet.
Nella partita che ci è giocata da un lato c’erano gli stati che volevano regolamentare e controllare internet, dall’altra quelli i cui interessi economici cozzano contro una eccessivo controllo della rete.
Alla fine il tentativo di Russia, Cina, Arabia Saudita e molti altri paesi arabi di imporre un rigido controllo sulla comunicazione telematica è sostanzialmente fallito. Non c’è stata una posizione comune nemmeno sulle tariffe per l’accesso al web.
La decisione di Amadoun Touré, il maliano a capo dell’ITU, l’agenzia ONU sulle telecomunicazioni, di indire un vertice a Dubai era parsa ai sostenitori del controllo l’occasione buona per mettere le briglie al net. L’opposizione di Europa, Giappone, Australia e, soprattutto, Stati Uniti è stata tale da impedire ogni accordo.
Gli amanti della libertà si astengano tuttavia dal recitare un peana per gli Stati Uniti, perché i motivi dello schieramento secco sono decisamente più prosaici.
Creato da Washington come sistema di comunicazione militare, Internet ha il marchio del “Made in Usa”. Il Dns (Domain name system), che è l’unico polo centrale del web e regola il nome dei siti e i loro indirizzi, fa capo all’Icann, una associazione nonprofit americana. La Casa Bianca non ha nessuna voglia di cedere questa fonte di controllo e sulla Rete. D’altra parte le pressioni in senso contrario non sembrano ispirate dal desiderio di rendere più democratica la governance del web, quanto di metterlo sotto il controllo del potere politico.
In tutto questo la libertà, come è ovvio, c’entra ben poco.
Anarres ne ha parlato con Lorcon, un mediattivista che segue con attenzione queste vicende. Ne è scaturita una discussione, che al di là delle cronaca, ha investito altri temi, dai social network, all’uso intelligente della Rete.
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Posted in Inform/Azioni, internazionale.

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