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Avigliana. No Nuke sui binari, la polizia sgombera

BD3A5E27AA033D4F5FEBCCDAF6B1Martedì 15 gennaio. Dopo oltre un mese e mezzo di rumores sul possibile passaggio di un nuovo treno carico di scorie nucleari, provenienti dal deposito Avogradro di Saluggia e dirette all’impianto di riprocessamento della Areva a La Hague, lunedì sera il tam tam degli antinuclearisti ha suonato la sirena d’allarme nel tardo pomeriggio, quando è arrivata la conferma che erano cominciate le operazioni di carico del treno a Vercelli, dove arrivano in camion le scorie provenienti da Saluggia.
Nel Piemonte occidentale, dove si era già svolto un presidio domenica, l’appuntamento era da tempo fissato alla stazione di Avigliana. Altri presidi si sono formati a Novara e ad Asti.
In tarda serata è arrivata la notizia che il treno era partito da Vercelli intorno alle 23,40. Il percorso è quello di sempre. Da Vercelli a Novara, poi giù nel basso Piemonte a Mortara, Alessandria, Asti, Torino Lingotto, interland ovest e poi Val Susa.
L’assemblea degli attivisti, infreddoliti ma decisi a resistere, decide l’occupazione dei binari. Da queste parti nessuno è disponibile ad un ruolo testimoniale. Bisogna mettersi di mezzo.
A Novara e ad Asti, i presidi vengono circondati dalla polizia e bloccati sin dopo il passaggio del convoglio nucleare, composto da tre treni, due civetta e uno con le scorie.
Sono trascorsi pochi minuti dallo sgombero ad Asti, quando la polizia, che ha nel frattempo militarizzato tutte le stazioni sul percorso, irrompe in massa ad Avigliana, entrando dal sottopassaggio e da entrambi i lati della stazione. I No Nuke vengono circondati da un apparato repressivo impressionante per i numeri messi in campo. In un primo tempo pare che si accontentino di circondare gli attivisti, poi parte un intervento più diretto, i compagni vengono sospinti fuori con la delicatezza che contraddistingue quelli dell’antisommossa, gli attivisti vengono sollevati di peso. Parte anche qualche botta: una attivista viene schiacciata da uno scudo e diventa necessario chiamare l’ambulanza. Non viene concesso ai volontari di arrivare nel piazzale per prestare soccorso e la donna colpita deve essere aiutata a raggiungere il mezzo.
La partita, visto lo schieramento di forze e le diverse “regole di ingaggio” aveva un esito scontato, lo sgombero del blocco, tuttavia la determinazione dei compagni e delle compagne fa sì che se la debbano sudare per quasi un’ora. Terminato lo sgombero la polizia circonda il piazzale della stazione per impedire che i manifestanti si allontanino.
Circa un quarto d’ora dopo il passaggio del convoglio nucleare, il capitano dei carabinieri di Susa, Mazzanti, fa aprire i cordoni. Sono le tre e quarantacinque. Quella appena trascorsa è la quarta notte di resistenza ai trasporti nucleari negli ultimi due anni. I treni dovevano essere 12 entro il dicembre scorso, a gennaio 2013 ne sono passati solo quattro: il segno che la resistenza a questi trasporti inutili e pericolosi, fatti senza avvertire la gente, sta mettendo in difficoltà i vari governi che si sono succeduti.
Per approfondimenti su questi trasporti leggi il volantino distribuito in questi giorni a Torino e in Val Susa.
Per una cronaca della nottata antinucleare ascolta il servizio su radio onda d’urto.
Guarda il video del Fatto Quotidiano

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