Numerosi osservatori hanno segnalato la divaricazione tra il blocco corporativo definito dal Patto di Genova – CGIL, CISL, UIL e Confindustria – e il gruppo Fiat, che accentua la conflittualità nei confronti dei sindacati meno asserviti. Secondo alcuni avremmo di fronte due modelli diversi e contrapposti. L’uno punta al mantenimento dell’attuale fase di pace sociale, l’altro conferma una secca attitudine disciplinare, per spezzare, senza alcun compromesso, quel che resta della conflittualità di classe.
Secondo Pietro, un compagno con cui abbiamo fatto una lunga chiacchierata, il ricatto di Marchionne che chiede una nuova legge sulla rappresentanza per togliere acqua dal laghetto della Fiom, sarebbe la mera copertura per fare pressione sul governo ed ottenere altri soldi tra cassa integrazione e sgravi fiscali. La Fiom oggi non è – e non lo è stata per lungo tempo – capace di impensierire Marchionne.
L’AD di Fiat deve governare la transizione fuori dal tradizionale core business della dinastia industriale che rappresenta. Non da oggi Fiat è sempre meno una fabbrica di automobili e sempre più una macchina mangiasoldi. Pubblici.
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Fiat. Una macchina mangiasoldi
Posted in Inform/Azioni, lavoro, torino.
– 13 Settembre 2013