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Andrea, ucciso dai vigili e dalla psichiatria

andrea soldiAndrea Soldi è stato ammazzato perché non voleva più rincitrullire per gli psicofarmaci a lento rilascio, perché voleva un’alternativa alla gabbia chimica in cui era rinchiuso da anni.

Le foto che lo ritraggono mostrano un ragazzo normale, le cronache ci raccontano di un omone di 150 chili. Nessuno ha scritto che una delle prima conseguenze dell’abuso di psicofarmaci è spesso l’obesità.

E’ il terzo morto in poco meno di un mese.
Prima di lui era toccato a Massimiliano Manzone di Agnone nel Cilento e a Mauro Guerra di Sant’Urbano in provincia di Padova. Anche Mauro, come Andrea, aveva tentato di sottrarsi ad un TSO, fuggendo nei campi, scalzo e in mutande. Raggiunto da un carabiniere si era difeso, mentre il collega, estratta la pistola, lo aveva freddato.

Di seguito il volantino distribuito dal Collettivo antipsichiatrico Francesco Mastrogiovanni di Torino in occasione del presidio antipsichiatrico tenutosi il 18 agosto in piazzale Umbria, vicino alla panchina dove Andrea trascorreva i suoi pomeriggi, la stessa panchina dove è stato strangolato dal repartino affari speciali dei vigili urbani, incaricato di eseguire il TSO.

“In Italia i manicomi sono stati chiusi alla fine degli anni Settanta, ma l’orrore psichiatrico non è mai finito: gabbie chimiche, camicie di forza, letti di contenzione, elettroshock, lobotomia continuano a segnare le vite di chi finisce imbrigliato nelle reti della psichiatria, visto che questa ha la possibilità di sequestrare e imprigionare le persone a causa di un giudizio arbitrario sulla base del loro comportamento o del loro pensiero.
Ogni tanto qualcuno ci lascia anche la pelle.
E’ successo ad Andrea Soldi, un uomo di 45 anni, che è morto il 5 agosto scorso a Torino, ucciso dai vigili urbani che lo stavano sottoponendo a un TSO (Trattamento sanitario obbligatorio), e che parecchi testimoni hanno visto prendere e stringere per il collo fino a diventare cianotico, ammanettare e buttare privo di vita a testa in giù su una barella, la stessa con la quale è arrivato al pronto soccorso già morto. Andrea, che tutti ricordano come una persona tranquilla, non si era presentato alla mensile visita psichiatrica, in quanto non voleva sottoporsi all’abituale iniezione a lento rilascio di haldol, un potente e dannoso neurolettico, che provoca dipendenza e gravi effetti collaterali, tra cui anche la psicosi per cui veniva “curato”.
In Italia la legge stabilisce che i ricoveri debbano essere volontari (TSV), ma che si possa comunque ricorrere alla coercizione quando l’individuo presenta alterazioni psichiche tali da richiedere urgenti interventi terapeutici, oppure rifiuti la terapia psichiatrica, oppure non possa essere assistito in altro modo rispetto al ricovero ospedaliero. L’eccezionalità del provvedimento dovrebbe essere garantita dall’iter attuativo: il TSO deve essere disposto con provvedimento del Sindaco del Comune di residenza, su proposta motivata da un medico e convalidata da uno psichiatra operante nella struttura sanitaria pubblica, e inviato al Giudice Tutelare operante sul territorio che deve convalidarlo entro 48h. E’ chiaro come il confine tra TSV e TSO sia assolutamente labile, proprio per la possibilità del ricovero obbligatorio, usato continuamente come ricatto in caso di mancata accondiscendenza al volere dei medici, e all’effettiva impossibilità di fondo di rifiutare le cure.
Nel caso di Andrea sembrerebbero non esserci i presupposti per attuare la procedura, in quanto il secondo medico che lo ha visitato gli avrebbe proposto un’alternativa da lui accettata. Perché allora ha posto la sua firma sul provvedimento, se si sarebbe potuto evitare il ricovero forzato in repartino? E per di più Andrea si sarebbe dimostrato disponibile ad accettare quest’altra soluzione, non rifiutando quindi del tutto le “cure”.  E perché i vigili urbani si sono fatti loro carico, invece del personale sanitario, di attuare il provvedimento, assassinando brutalmente l’uomo sotto gli occhi dei suoi amici e di tutta la gente che con lui trascorreva il tempo nella piazzetta, su quelle panchine a cui Andrea si era aggrappato per sfuggire all’ennesima cattura, all’ennesima prepotenza, all’ennesima violenza farmacologica? Uccidere per “curare”?!
Basta TSO! Basta psichiatria! La nostra voce è quella di Andrea e quella di tutte le persone che in questi anni sono morte per mano degli psichiatri, poiché si opponevano giustamente a delle cure non volute, spesso inutili e sempre dannose e invalidanti.
E se questo è quello che succede fuori, nelle strade e davanti agli occhi di tutti, basta solo immaginare quello che avviene all’interno dei repartini, degli OPG, delle REMS, delle cliniche e in tutti quei luoghi dove la psichiatria tiene rinchiuse le persone e attua quelle “cure” che altro non sono che dispositivi normalizzanti, disciplinari e punitivi.
I comportamenti delle persone, siano essi “anormali” e devianti, così come il dolore e la sofferenza, non sono una “malattia”. E la prigione psichiatrica, con i suoi lacci chimici e fisici, non è una “cura”. La psichiatria non è una disciplina medica, ma piuttosto una scienza del controllo, che investe come un treno in corsa le vite di chi non ci sta dentro, di chi eccede la norma e dà fastidio. Chi rifiuta le gabbie, chi ha una visione critica nei confronti della società e del sistema, chi non accetta di gonfiarsi di psicofarmaci, chi vive in strada, chi è solo, rischia la reclusione nel repartino, il TSO, la contenzione, l’umiliazione, la dipendenza forzata da droghe legali.
Se rifiuti le cure dimostri di essere malato: una “follia”! La “normale” follia psichiatrica.

Collettivo antipsichiatrico Francesco Mastrogiovanni
antipsichiatriatorino@inventati.org
345 61 94 300”

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