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18 marzo. Voci dallo sciopero generale

scioperoIl 18 marzo i sindacati che hanno rifiutato di firmare l’accordo sulla rappresentanza, che stabilisce che solo se si firmano gli accordi e si li si accettano senza lottare si ha accesso ai “diritti” sindacali hanno indetto sciopero contro la limitazione delle libertà in materia di sciopero e contro la guerra.

Anarres ha sentito in diretta compagni da alcune delle piazze dello sciopero generale.

Raffaele da Trieste

Massimo da Milano all’apertura del corteo

e al termine, dopo la contestazione al consolato turco

Claudio da Firenze

Massimiliano da Parma

Di seguito il volantino distribuito a Torino dalla FAT

Espropriamo i padroni!

Ci raccontano che viviamo nel migliore dei mondi possibili, che liberismo e democrazia garantiscono pace, libertà, benessere. Ci raccontano le favole e pretendono che ci crediamo. Intanto piovono pietre.
Nelle nostre periferie tanti non ce la fanno a pagare il fitto e il mutuo e finiscono in strada. A Torino si moltiplicano gli sfratti, mentre ci sono migliaia di appartamenti vuoti.

Il governo dice che non ci sono soldi. Mente.
I soldi per le guerre, per le armi, per le grandi opere inutili li trovano sempre. Da anni aumenta la spesa bellica e si moltiplicano i tagli per ospedali, trasporti locali, scuole.
Non vogliono spendere per migliorare le nostre vite, perché preferiscono investire in telecamere e polizia. Si stanno preparando all’ennesima guerra per il controllo della Libia, mentre l’UE tratta con la Turchia il prezzo del blocco delle frontiere per profughi di guerra e emigranti.
La stessa Turchia che attacca con carri armati e artiglieria le città e i villaggi kurdi, dove è stato proclamato l’autogoverno, dove la gente ha deciso di vivere come se frontiere e Stati non esistessero più.

Le leggi condannano gli anziani ad una vecchiaia senza dignità, i giovani alla precarietà a vita. Con il contratto a tutele crescenti Renzi ci ha raccontato che i nuovi assunti avranno contratti a tempo indeterminato. Una bella favola, buona per gonfiare le statistiche. I padroni per tre anni non pagano contributi e possono licenziarti a piacere. Se il licenziamento è illegittimo ti danno due soldi e via. La precarietà ha cambiato solo nome, mentre le ultime tutele – articolo 18 – sono andate in fumo.

La riforma del lavoro consente ai padroni di licenziare come e quando vorranno. Alzi la testa, lotti per il salario, la sicurezza sul lavoro, contro il dispotismo di capi e caporali? Di te non c’è più bisogno, vai via!
Il lavoro è una roulette russa: i lavori precari, malpagati, pericolosi, in nero sono diventati la regola.
Si torna indietro e ci dicono che stiamo andando avanti.
La crisi è il pretesto con cui governo e padroni ci ricattano. O fai come ti dico o affondi. Con queste ricette i padroni si sono arricchiti, i poveri sono diventati più poveri. Nel nostro paese i senza reddito, senza accesso alle cure, spesso anche senza casa sono ormai quattro milioni.

Ci vogliono divisi per poterci meglio comandare e sfruttare.
Soffiano sul fuoco della guerra tra poveri, per mettere i lavoratori italiani contro quelli immigrati, più disponibili ad accettare salari e ritmi e condizioni di lavoro peggiori, perché rischiano di perdere, con il lavoro, anche il permesso di soggiorno.
La solidarietà di classe tra stranieri e italiani, la lotta comune contro le leggi razziste che trasformano in schiavi gli immigrati, mette in difficoltà i padroni. Chi si fa ricco sul lavoro altrui non bada al colore della pelle ma a quello dei soldi.

Lo scorso anno EXPO ha messo in scena l’Italia ai tempi di Renzi, tra cantieri miliardari e morti di lavoro, agro business e green economy, lavoro gratuito e servitù volontaria, sfratti e polizia, gentrification e colate di cemento.
Un mostro che affama il pianeta, lo desertifica, lo trasforma in una discarica.
Cinque mesi dopo le cifre ci dicono che Expo è stato un flop: restano solo grandi baracconi vuoti in una periferia fatta di nulla.

Chi si fa ricco con il lavoro altrui non guarda in faccia nessuno. Chi governa racconta la favola che sfruttati e sfruttatori stanno sulla stessa barca ed elargisce continui regali ai padroni.
I padroni si sentono forti e sono passati all’incasso.
Renzi vuole la fine delle lotta di classe, la resa senza condizioni dei lavoratori. Non gli serve più la complicità dei sindacati di Stato, cui ha tagliato distacchi e prebende, offrendo in cambio il monopolio sulla rappresentanza. I sindacati di base, i più combattivi, ne sono stati tagliati fuori, perché non firmano senza discutere accordi scritti dai padroni e benedetti da Cgil, Cisl e Uil.

C’è chi non ci sta, chi si ribella ad un destino già scritto, chi vuole riprendersi il futuro.
Contro chi lotta si scatenano la polizia e la magistratura. Non si contano più i procedimenti giudiziari, cariche e pestaggi di polizia.
Sono i No Tav, che resistono all’occupazione militare, allo sperpero di risorse pubbliche, alla devastazione dell’ambiente. Sono i prigionieri dei CIE che bruciano le celle e scavalcano i muri. Sono gli sfrattati che non si rassegnano alla strada ed occupano le case vuote. Sono i lavoratori vogliono riprendersi un po’ della loro vita.

Cambiare la rotta è possibile. Con l’azione diretta, costruendo spazi politici non statali, moltiplicando le esperienze di autogestione, costruendo reti sociali che sappiano inceppare la macchina e rendano efficaci gli scioperi.
Il 18 marzo i sindacati che non hanno firmato l’accordo sulla rappresentanza hanno indetto sciopero generale. Purtroppo sappiamo bene che si tratta di uno sciopero di minoranza. In questi anni i sindacati di base non hanno saputo spezzare il consenso intorno alla narrazione dei governi e dei padroni.

La lotta di classe che oggi i padroni e il governo ci fanno merita risposte forti, scioperi capaci di bloccare tutto, di durare nel tempo, di fermare la macchina della produzione, della distribuzione, la circolazione delle merci e delle persone.
Facciamola finita con la schiavitù salariata!
Un mondo senza sfruttati né sfruttatori, senza servi né padroni, un mondo di liberi ed eguali è possibile.
Tocca a noi costruirlo.

Federazione Anarchica Torinese
Corso Palermo 46 – riunioni – aperte agli interessati – ogni giovedì alle 21

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