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Profughi, prigioni e filo spinato: il sapore dell’Europa

A Syrian refugee reacts as he waits behind border fences to cross into Turkey at Akcakale border gate in Sanliurfa province, TurkeyL’accordo appena stipulato tra l’Unione Europea e il governo turco sul respingimento dei profughi è oggi alla prova dei fatti. La Turchia si trasformerà in un gigantesco campo di concentramento per i profughi di guerra e i migranti rimasti intrappolati all’ombra della Mezzaluna, dopo la chiusura del mercato di carne umana aperto dall’Europa dei diritti e delle libertà.
Erdogan farà il lavoro sporco. I profughi, con il loro carico di bambini, anziani e disabili non premeranno più alle frontiere. Quelli rimasti in Grecia li stanno chiudendo negli hotspot, che nei fatti e nelle intenzioni saranno veri centri di detenzione.
Difficile tuttavia che davvero chi ha varcato una frontiera voglia tornare indietro, chi è in viaggio vuole andare avanti. Costi quel che costi. Nuove rotte, nuovi mercati, nuovi morti in mare.
Ma nulla di nuovo in questa Europa fatta di filo spinato e frontiere.

Ascolta l’intervista dell’info di Blackout con Murat, blogger e mediattivista di origine turca.

Posted in immigrazione, Inform/Azioni, internazionale.

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