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Soldi e sabotaggi

valdisusa-300x263Una strana estate. Freddina, piovosa, lenta. Lo specchio della situazione politica e sociale nel nostro nord ovest. Sul fronte del Tav il governo francese e quello italiano stanno facendo il gioco delle tre carte con i soldi destinati alle infrastrutture.
In Francia la commissione Duron, incaricata di verificare le priorità per gli investimenti dei prossimi anni, ha presentato il 27 giugno un rapporto nel quale di fatto riconosce alcune delle ragioni di opposizione all’opera del movimento No Tav. Non ultima la considerazione che la linea attuale non è affatto satura né destinata a saturarsi, che i costi sono enormi e i soldi pochi. Peccato che la Commissione Duron si fermi sulla soglia del tunnel mostro di 63 chilometri tra Susa e San Jean de Maurienne, opera transfrontaliera voluta dall’Unione Europea. L’UE, dal canto suo non ha ancora sciolto il nodo del possibile finanziamento del 40% del tunnel richiesto dai governi francese e italiano. Senza quei soldi è difficile che il grande buco potrà partire.  
Naturalmente la partita è aperta e le prospettive reali forse non sono chiare nemmeno a chi ha in mano le leve per decidere. In un’epoca in cui il solo tempo è quello presente, poco conta cosa avverrà domani.
Il 29 giugno, sotto una pioggia battente circa 400 No Tav hanno fatto un corteo per le vie di Modane, raggiungendo il paesino di Villarodin-Bourget, dove da anni è stata costruita una discenderia per il Tav, dannosa per le falde e per lo smarino depositato nella valletta. Per la prima volta i No Tav francesi erano più numerosi di quelli italiani: il corteo è stato molto vivace con canzoni, slogan, cartelli e una performance finale sulle grandi opere inutili del governo francese.
Su questo lato delle alpi la decisione del governo Letta di stornare temporaneamente i fondi destinati alla Torino Lyon a al Terzo valico per assegnarli a opere immediatamente cantierabili, ha suscitato non pochi timori tra i governanti piemontesi, che paventano uno strisciante ritiro dall’impegno sul fronte del Tav.
Intanto alla Maddalena di Chiomonte continuano a buon ritmo i lavori per la realizzazione del tunnel geognostico in Clarea. Il dispositivo di sicurezza è stato rafforzato dopo alcune piccole azioni di sabotaggio a sorpresa. Ultima quella dello scorso 13 maggio.
Anche alcune ditte collaborazioniste hanno dovuto fare i conti con le azioni dei No Tav: una ruspa e un paio di camion sono stati danneggiati nelle ultime settimane.
Una strategia che, nell’assemblea popolare No Tav dello scorso 13 giugno, è stata fatta propria dal movimento di opposizione alla Torino Lyon.
Un passaggio simbolicamente molto importante, perché, a due anni dall’assunzione collettiva di responsabilità per la resistenza alla Maddalena e per gli attacchi alla zona occupata del tre luglio, il movimento, incurante del moltiplicarsi delle azioni repressive della magistratura, arrivata a formulare l’accusa di tentato omicidio per l’azione dello scorso 8 maggio, ha scelto di stare dalla parte di chi lotta e resiste attivamente all’imposizione violenta del Tav.
Tutti sanno che certe azioni sono illegali, ma hanno scelto di opporsi concretamente al Tav, rifiutando il ruolo di testimoni passivi dello scempio, cui i vari governi hanno tentato di piegarli.
In queste ultime settimane la magistratura ha nuovamente colpito il movimento, emettendo ordini di perquisizione con l’accusa di stalking nei confronti dell’operaio del cantiere, che a maggio era stato oggetto di una sassaiola mentre usciva dall’area militarizzata. La pratica dei fogli di via, consegnati a centinaia di attivisti negli ultimi due anni , per la prima volta ha colpito tre No Tav di Bussoleno. Un presidio in Questura a Torino e la decisione di non rispettare una misura di polizia di retaggio fascista sono stati la risposta ai divieti imposti dalla magistratura.
Il consueto campeggio No Tav quest’anno è cominciato nella piana di Venaus, nei pressi del presidio che vi venne eretto dopo la vittoria del 2005. Sono previste marce notturne e manifestazioni diurne.
Inutile nascondersi che il momento non è tra i più facili.Passata la sbornia elettorale e le illusioni che l’hanno accompagnata, resta la consapevolezza che il futuro, oggi come non mai, è nelle mani del movimento.
La scommessa è creare le condizioni perché la valle di Susa torni ad essere ingovernabile. I sabotaggi sono il segno tangibile di una tensione forte a non arrendersi ai giochi della politica istituzionale, ma se restano patrimonio di pochi, cui i più delegano la lotta, possono rappresentare il canto del cigno del movimento.
Occorre creare le condizioni perché i tanti che plaudono ma non partecipano in prima persona si impegnino direttamente nelle azioni. Il cantiere di Chiomonte è il luogo scelto dallo Stato per giocare con violenza la propria partita: sinora i governi e la polizia hanno sbagliato poche mosse, facilitati da un terreno che li favorisce.
Gli interessi sulla Torino Lyon, le ditte che vi lavorano, le articolazioni materiali dell’occupazione militare possono essere inceppati in ogni dove in modo facile ed accessibile a tutti. Come ai tempi che tutte le mosse del nemico erano osservate dalle finestre di ogni casa e segnalate a tutti con il tam tam degli sms.
Se la lotta saprà allargarsi, in autunno all’arrivo della talpa che dovrà fare il lavoro vero a Chiomonte, le truppe di occupazione potrebbero scoprire che in ogni strada da loro scelta c’è un gruppo di partigiani No Tav in attesa. Un’utopia? Forse. Ma di queste utopie i No Tav ne hanno praticate molte in questi anni. Basta crederci e sapere che solo la lotta popolare può rimandare a casa le truppe dello Stato e l’intera banda del buco. Senza deleghe, in prima persona.
(quest’articolo comparirà sul prossimo numero del settimanale Umanità Nova)

Posted in Inform/Azioni, internazionale, no tav.

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