Skip to content


No Muos. Lotta, repressione e carte bollate

vaccaro_internaLa scorsa settimana avevamo seguito l’inziativa di lotta promossa dal movimento No Muos a Gela. In occasione del settantesimo anniversario dello sbarco degli statunitensi in Sicilia, a Gela autorità locali in collaborazione con i militari USA avevano in programma una celebrazione/rievocazione storica di quell’evento.
Non potevano mancare i No Muos che a Niscemi si battono contro l’installazione di antenne destinate a coordinare le azioni dei droni statunitensi sui vari teatri di guerra del pianeta. Non solo. Il sistema Muos, come già le altre antenne della sughereta di Niscemi, è dannoso per la salute della popolazione dell’area.
In quell’occasione venne arrestato Turi Vaccaro, attivista antimilitarista molto noto per la sua partecipazione non violenta ma attiva alle azioni di sabotaggio ed intralcio dei lavori per il Tav, la base Dal Molin e, oggi, il Muos. In Olanda scontò una anno di carcere per aver danneggiato a colpi di martello il pannello comandi di due aerei da combattimento statunitensi.
A Gela Turi si era disteso sopra un’auto della polizia: per quest’azione è stato condotto nel carcere locale e, dopo qualche giorno, ai domiciliari a Partinico. Le accuse nei suoi confronti sono molto pesanti: danneggiamento e lesioni nei confronti di quattro agenti che si sono fatti refertare dopo l’arresto.
Quest’episodio si inserisce nel clima repressivo crescente che accompagna la lotta contro il Muos. Il governo dopo la sconfitta decretata dal Tar la scorsa settimana, ha deciso a tempo di record di fare ricorso a tempo di record al consiglio di Stato contro la decisione del Tribunale ammanistrativo che ha giudicato legittima la revoca delle autorizzazioni al Muos fatta dalla regione Sicilia.
I No Muos, consapevoli che questa lotta antimilitarista non si vince e non si perde a suon di carte bollate, continua la propria estate di lotta con una seconda settimana di campeggio a Niscemi.
Qui potete leggere il programma.

L’info di radio Blackout ha fatto il punto sulla situazione con  Pippo Gurrieri del movimento No Muos.
Ascolta la diretta

Aggiornamento al 20 luglio. Turi Vaccaro è libero: revocati gli arresti.

Posted in antimilitarismo, Inform/Azioni, repressione/solidarietà.

Tagged with , , , .


L’atlantismo debole dell’Italia e il caso Ablyazov

EniGazprom_pipelineL’esplodere violento della vicenda dell’espulsione dei Alma Shalabayeva e di sua figlia Alua dall’Italia pone diversi interrogativi. Il fatto che il governo italiano, in tutto o in parte, abbia risposto alle pressioni di quello kazako non può sorprendere. Tali e tanti sono gli interessi che legano l’Italia al Kazakhstan che sarebbe parso strano il contrario.
Stupisce invece lo straordinario interesse mediatico, poi riverberatosi anche in parlamento al punto da far traballare la poltrona del ministro degli Interni, che ha dato corpo e visibilità ad una delle tante storie di violazione dei diritti umani per le quali l’Italia si è conquistata negli anni una certa fama internazionale.
La domanda che ci siamo posti è: perché? Perché dopo una mese da un breve lancio Ansa, il quotidiano La Stampa ha lanciato la notizia con grande rilievo? Ieri, all’indomani della debole difesa del ministro Alfano e delle dimissioni del capo di gabinetto del Viminale Procaccini, il quotidiano torinese dedicava alla vicenda le sue prime sei pagine.
Ovviamente c’é un piano interno: l’indebolimento di Alfano, a pochi giorni dal pronunciamento della Cassazione sulla vicenda Mediaset, potrebbe servire a dare un segnale al PDL dopo il pressing esercitato con i mini aventino della scorsa settimana. Ma, oltre e al di là delle ragioni di carattere “interno” alla nostra penisola, c’é l’attacco della fazione più atlantica del blocco di potere nostrano ccontro i flirt politici e gli intrecci economici con i paesi dell’area del rublo. Il Kazakhstan di Nazarbayev è, sin dall’indipendenza legato a filo doppio alla Russia. Attaccare il Kazakhstan significa dare una segnale anche a Putin, specie dopo l’affaire Snowden. Non solo. Il partito “americano” del quale il quotidiano La Stampa può essere considerato una punta avanzata mira, pur senza mettere in discussione contratti, commesse, scambi commerciali con l’area del rublo, a indebolire una possibile alleanza politica della quale Berlusconi non è certo stato l’unico alfiere.
Lo spionaggio degli statunitensi anche ai danni dell’Italia la dice lunga sulle paure sulla tenuta dell’alleanza con il nostro paese. Paure peraltro non del tutto ingiustificate, vista la solerzia con la quale in questi anni l’Italia ha costruito relazioni con la Russia di Putin.

Ascolta l’intervista fatta dall’info di radio Blackout a Stefano, esperto di geopolitica.
Ascolta la diretta

Posted in Inform/Azioni, internazionale.

Tagged with , , .


Spagna 1936. L’utopia si fa storia

spagna5 Il 18 luglio 1936 un sollevamento militare cerca di abbattere la repubblica. Il 19 luglio le popolazioni di Spagna insorgono. Protagonisti dell’insurrezione i lavoratori della CNT, l’organizzazione anarcosindacalista che nel proprio programma ha il comunismo anarchico e l’autogestione. Saranno tre lunghi anni di guerra civile, terminati con la sconfitta militare. Saranno gli anni in cui i lavoratori della Barcellona industriale e i contadini delle campagne esproprieranno le fabbriche, metteranno in comune le campagne, sperimentando concretamente l’anarchia.

Giovedì 18 luglio ore 21 in corso Palermo 46
proiezione della versione italiana del documentario “Fury over the Spain”.

Le immagini, girate dai lavoratori dello spettacolo della CNT per la diffusione all’estero, ci restituiscono il clima di quegli anni: le barricate di Barcellona, i volontari in armi, le donne con la tuta e il fucile, le campagne dove si lavorava senza padrone, le fabbriche in mano agli operai.
I testi della versione italiana sono di Pino Cacucci, le voci narranti Paolo Rossi e Francesca Gatto.

Per saperne di più ascolta l’intevista realizzata da Anarres a Claudio Venza, docente di Storia della Spagna contemporanea all’Università di Trieste ed autore di numerosi libri ed articoli.

Posted in anarchia, Inform/Azioni.


Italia/Kazakhstan. Petrolio e diritti umani

eni-kasakistan copyLa vicenda di Alma Shalabayeva, moglie del dissidente kazako Ablyazov, fermata, richiusa al CIE, portata dal giudice di pace, espulsa con volo speciale pagato dall’ambasciata del Kazachstan, ha messo nei guai il governo Letta, obbligato ad una rapida marcia indietro. Il ministro degli Esteri Bonino e quello dell’Interno Alfano hanno fatto lo scaricabarile e non è certo il ritiro del decreto di espulsione a modificare la situazione.
Ormai la donna e sua figlia sono nelle mani dell’autocrate kazako Nazarbayev, che difficilmente mollerà i due ostaggi che lo Stato italiano gli ha consegnato.
I fragili equilibri nella grosse coalition all’italiana si sono ulteriormente incrinati, con il pressing nei confronti di Alfano da parte del PD. Sapremo nelle prossime ore se la testa Procaccini, il capo di Gabinetto del vice premier, dimessosi oggi basterà a chiudere la vicenda o se sarà solo l’innesco di una crisi che è ormai nell’aria da giorni. L’accelerazione l’ha data il mini aventino del PDL che si è arroccato in difesa di Berlusconi, cui la Cassazione potrebbe comminare in via definitiva l’interdizione dai pubblici uffici.
Un fatto è certo. Questa vicenda poteva rimanere tra le tante denunce nel deserto di blog e siti di informazione di nicchia. Invece ha fatto irruzione sui principali quotidiani, che, con La Stampa, in prima fila, mantengono viva l’attenzione sul caso.
Se a questo si aggiunge la pressione della governance economica a livello mondiale, che ha mal gradito la decisione di far slittare l’aumento dell’IVA e la questione dell’IMU a settembre, si ha un quadro che ricorda i giorni precedenti la caduta di Berlusconi e la nascita del governo Monti.
Difficile tuttavia che in questo caso sia ipotizzabile un nuovo governo senza ricorso alle urne. D’altra parte l’indebolimento del paggio del Cavaliere potrebbe essere un obiettivo sufficiente a soddisfare la compagine guidata da Epifani.
Su ben altro piano la vicenda dell’espulsione a tempo di record di Alma Slalabayeva dovrebbe indurre ad una riflessione sulla legislazione nei confronti degli immigrati nel nostro paese, che invece nessuno fa.
Le norme che regolano l’espulsione degli stranieri senza documenti consentono ogni sorta di arbitrio. Uomini e donne possono essere rinchiusi nei CIE sino a 18 mesi solo per verificarne l’identità. Di fatto si tratta di una pena detentiva comminata per via amministrativa come strumento di punizione nei confronti degli immigrati che vi vengono rinchiusi e di minaccia a tutti gli altri. All’occorrenza le procedure possono essere rapidissime. I giudici di pace convalidano quasi sempre e in poche ore ci si può ritrovare all’altro capo del pianeta.
Capita ogni giorno a uomini e donne senza storia, tritati da una macchina oliata negli anni per funzionare senza inceppi.
Una macchina usata anche per questa espulsione eccellente, nei confronti di una donna che viveva con la figlia, il cognato e vari domestici in una villa a Casalpalocco.
D’altra parte il dissidente Ablyazov è una figura tipica del panorama post sovietico: un imprenditore dai modi spicci e dall’attitudine a sostituire nel suo ruolo il primo ed unico presidente del Kazachstan indipendente.
Nei prossimi giorni capiremo le reali ripercussioni di questa vicenda sul governo, che gioca a scaricabarile, sperando che qualcuno possa bersi la storiella di un’operazione condotta da funzionari senza consultare il ministro.

La domanda che ci siamo posti noi è invece semplice. Perché? Perché il governo italiano ha condotto quest’operazione? Perché tanta fretta?
La risposta è altrettanto semplice: la trovate sul sito dell’ENI, i cui interessi sul gas e il petrolio kazako sono stati garantiti negli anni prima dal governo Prodi, poi, in successione, da Berlusconi Monti e Letta. Uno dei maggiori investimenti del colosso energetico italiano, dovrebbe cominciare a dare i primi frutti proprio quest’anno: è una gigantesca piattaforma off shore di pompaggio del greggio nel mare Caspio.

Abbiamo cercato di capirne di più parlandone con Marco Tafel, che da molti anni si occupa di questioni energetiche e degli enormi interessi che le accompagnano.
Ascolta il suo intervento
Continued…

Posted in Inform/Azioni, internazionale.

Tagged with , , .


Spie senza frontiere

prismIl caso Snowden è stato un buon pretesto per una diretta sulle tante forme del controllo, che lo Stato, le varie agenzie pubbliche e private che esercitano quotidianamente sulle nostre vite con il pretesto della sicurezza.
Anarres ne ha parlato con Peppe, collaboratore di Umanità Nova.
Ascolta la diretta
Sullo stesso argomento vi proponiamo di seguito un articolo, uscito di recente sulle pagine del settimanale anarchico, “La sindrome di onnipotenza”

Gli animali, e gli esseri umani fra questi, sono naturalmente curiosi. Ma quando perdono il loro tempo ad occuparsi, senza una precisa ragione, di cose futili la curiosità si trasforma facilmente in sindrome di onnipotenza. Per esempio, a chi mai potrebbe interessare che da un computer che si collega ad Internet dalla Città del Vaticano qualcuno scarica e/o guarda film porno? A chi quali tipi di formaggi una persona acquista di solito o dove ha passato l’ultimo fine settimana?
Oggi, tutte le nostre azioni, anche le più banali, vengono registrate e archiviate su qualche computer che non necessariamente è collocato in Italia. A questa raccolta contribuiscono i telefonini che ci portiamo sempre dietro; più sono “intelligenti” e più informazioni collezionano sulla nostra vita, a partire dalla nostra posizione e dalle chiamate fatte e ricevute. Per non parlare delle informazioni raccolte quando usiamo Internet: se chi visita un sito avesse idea di quanti altri computer vengono informati sulla pagina web che ha aperto, forse potrebbe iniziare a capire la portata del problema.
La quantità ormai incalcolabile di informazioni e dati che vengono continuamente registrati, si possono dividere in due grandi categorie. La prima (spesso chiamata “meta-dati”) riguarda le informazioni che collegano le persone fra di loro ed ognuna di esse ai propri comportamenti: a chi telefoniamo e quante volte, quanti SMS spediamo a quel determinato numero, quali sono i siti web che visitiamo, dove siamo stati ieri sera, dove andiamo a fare la spesa, e l’elenco potrebbe continuare per pagine. I secondi invece riguardano i contenuti: cosa ci siamo detti per telefono o scritto via e-mail, cosa abbiamo comprato in quel negozio, cosa abbiamo pubblicato su un forum o un blog, e via dicendo.
Tutte queste informazioni sono sparse un po’ dappertutto, dai computer delle società di telecomunicazione, a quelli di banche, negozi e servizi Internet. Controllare tutto questo in tempo reale è chiaramente alquanto complicato e quindi i governi, tramite le loro agenzie di sicurezza, sono attrezzati per operare su due linee diverse: tenere sotto controllo costante e continuo “i soliti sospetti”, che costituiscono una piccola parte della popolazione e garantirsi la possibilità di avere accesso – senza incontrare troppi problemi – anche ai dati che riguardano qualsiasi altra persona.
Per ottenere questo secondo risultato vengono usati sia mezzi palesi che segreti.
L’ultimo caso, in ordine di tempo, a proposito di sistemi di controllo segreti è scoppiato all’inizio di giugno, quando Edward Snowden ha rivelato l’esistenza di “Prism“, un sistema che permette alla famigerata NSA di avere accesso ai dati che passano attraverso i maggiori fornitori di servizi Internet del mondo (Google, FaceBook, ecc…) e contemporaneamente al governo di mentire ai cittadini americani a proposito dell’ampiezza della sorveglianza in atto. Ha anche parlato degli attacchi informatici portati dagli USA contro la Cina ed altre nazioni, proprio mentre Washington continua a lamentarsi con Pechino del contrario. Continued…

Posted in Inform/Azioni, internazionale.

Tagged with , , .


Le pagelle di S&P e il gioco delle tre carte

sp-taglia-il-rating-dell-italiaStandard & Poor’s, la più importante agenzia di rating ha declassato l’Italia a BBB da BBB+, con una previsione negativa sui prossimi mesi.
Le agenzie di rating esprimono giudizi sull’affidabilità di un’azienda o di un intero paese. Se il giudizio è negativo il primo rischio è che le previsioni dell’agenzia si verifichino proprio in virtù del verdetto emesso. Gli investimenti in buoni del tesoro italiani potrebbero ridursi, obbligando il governo ad alzare i tassi e quindi ad aumentare il debito.
Negli ultimi anni la credibilità delle grandi agenzie statunitensi si è sensibilmente ridotta dopo i fallimenti di grandi istituti bancari premiati sino a poco prima con una tripla A. Il fatto, non noto a tutti, è che controllori e controllati sono spesso figli della stessa madre. I grandi gruppi che possiedono alcune grandi banche spesso hanno nel loro carnet quote significative delle agenzie.
S&P ritiene che il credito alle imprese costi troppo e che la sospensione dell’IMU e il mancato incremento di un punto dell’IVA rappresentino un segnale di debolezza per la tenuta dei conti pubblici. Forse un segnale all’Italia rispetto alle misure populiste con le quali Silvio Berlusconi ha limitato i danni nella scorsa tornata elettorale.
Secondo S&P «l’economia italiana si contrarrà quest’anno dell’1,9%». Si stima anche che il Pil pro capite per 2013 sarà pari a 25 mila euro, “al di sotto dei livelli del 2007”.

L’info di Blackout ne ha parlato con Francesco, un economista che ci ha aiutato a districarci nella giungla semantica della finanza.
Ascolta la diretta

Posted in economia, Inform/Azioni.

Tagged with , , .


Sbarco in Sicilia? I No Muos rovinano la festa agli americani

gela no muosSono trascorsi 70 anni dallo sbarco delle truppe statunitensi in Sicilia. Oggi a Gela, pochi chilometri da Niscemi e una lunga storia di lutti e veleni legata al petrolchimico, era prevista una rievocazione storica con tanto di anfibi, marines e celebrazioni.
I No Muos hanno deciso di mettersi di mezzo, perché a 70 anni da quello sbarco,le truppe statunitensi occupano ancora militarmente la Sicilia.
Nella tarda mattinata con ampio ritardo sugli orari previsti sono arrivati gli anfibi e numerosi figuranti italiani in divisa da Marines, difesi da polizia e carabinieri in assetto antisommossa. Questo non ha impedito ai cinquanta No Muos di rovinare la festa, invadendo la spiaggia ed attuando numerose azioni di disturbo cui si sono uniti anche numerosi bagnanti. La polizia ha spintonato ma non ci sono stati feriti.
Un attivista No Muos molto noto, Turi Vaccaro, è stato arrestato e tradotto al carcere di Gela, dove si è radunato un presidio solidale. Turi è accusato di aver danneggiato una volante della polizia sulla quale si era sdraiato.
L’info di Radio Blackout ne ha parlato con Nino Romeo della rete artisti contro il Muos, che la sera precedente aveva dato vita ad alcune azioni teatrali in città.
La diretta è stata anche occasione per commentare la decisione del TAR di respingere il ricorso del ministero della Difesa italiano contro la decisione della Regione Sicilia di sospendere le autorizzazioni alla realizzazione delle antenne Muos.
Ascolta la conversazione con Nino

Qui la breve e concitata testimonianza di un compagno durante l’azione di contrasto delle celebrazioni

Ascolta l’ultima diretta con Nino, poco prima del presidio per la liberazione di Turi

Posted in antimilitarismo, Inform/Azioni.

Tagged with , , , .


F35. Bombe, soldi potere

f35 riflettoriGli F35, i cacciabombardieri di nuova generazione prodotti dalla Loockeed Martin, in joint venture con l’italiana Alenia che fornisce i cassoni alari, sono un affare controverso al punto che il parlamento che recentemente deciso di prendersi una pausa di riflessione. Sulle decisioni di Camera e Senato è intervenuto con forza il presidente della Repubblica Napolitano, che, ha sostenuto che tali scelte non possono essere affidate ai legislatori ma vanno demandate al ministero della Difesa ed ai militari.
Sul tema sul Manifesto di oggi sono usciti un paio di articoli che puntano l’obiettivo sul gran numero di bombe atomiche presenti in Italia, che potrebbero essere adattate per l’utilizzo sugli F35.
Sullo sfondo resta l’interrogativo sui tanti perché di una pressione tanto forte sull’Italia per l’acquisto di questi bombardieri, piuttosto che mantenere l’impegno sugli eurofighter.
L’info di Blackout ne ha parlato con Walter del Movimento No F35, che rilevava l’interesse forte dell’amministrazione statunitense sia per l’armamentario atomico presente nel nostro paese – 50 bombe tra Ghedi ed Aviano – sia per il controllo degli alleati europei.
Gli Stati Uniti hanno secretato sia la formula della vernice che dovrebbe rendere invisibili ai radar gli F35, sia il software utilizzato per i comandi. Chi acquista questi velivoli dipende degli Stati Uniti perché non possiede le conoscenze necessarie al controllo di questi costosissimi strumenti di morte.

Il Movimento contro gli F35, nella notte tra il 13 e il 14 luglio, sta organizzando una manifestazione notturna davanti all’aeroporto di Cameri, dove il 18 luglio dovrebbe partire la produzione del primo aereo assemblato nel nuovo stabilimento costruito nella cittadina alle porte di Novara. L’appuntamento è alle 9 a Bellinzago, dove partirà la marcia per Cameri.

Ascolta la diretta con Walter

Posted in antimilitarismo, Inform/Azioni.

Tagged with , , .


Unione Industriali: affondo sul lavoro

unione-industriale torinoIl presidiente dell’Unione Industriali di Torino, Mattioli, ha lanciato il suo affondo sul lavoro. L’occasione era l’assemblea dell’associazione, cui hanno partecipato, oltre ai soci, il ministro Zanonato, alcuni amministratori locali, il presidente di Confindustria Squinzi, e l’ammnistratore delegato della Fiat Marchionne.
La proposta di Licia Mattioli è molto chiara: stabilire un salario minimo comune per tutte le categorie ed eliminare del tutto i contratti nazionali, rimandando alla contrattaziuone di secondo livello la definizione delle retribuzioni effettive.
Il principio è chiaro: abolizione di ogni residua tutela collettiva, ufficializzazione di una realtà ormai diffusa di regolazione individuale delle retribuzioni. Affermazione del principio che gli interessi dell’azienda coincidono con quelli dei lavoratori, chiamati a sostenerla in caso di difficoltà.
Niente di davvero nuovo, ma resta il fatto che la sanzione ufficiale di questo modello di relazioni tra imprenditori e lavoratori, sarebbe la presa d’atto anche formale che i rapporti di forza oggi sono nettamente sbilanciati dalla parte dei padroni.
A pochi giorni dalla sentenza della Corte Costituzionale che ha dato torto alla Fiat nel contezioso con la Fiom sul contratto dei metalmeccanici, l’info di blackout ha realizzato un’intervista con Cosimo della Cub.
Ascolta la diretta

Posted in Inform/Azioni, lavoro, torino.

Tagged with , , .


Fogli di via: Stato di polizia

polizia 113In questi due anni di resistenza No Tav all’occupazione militare per imporre la realizzazione della nuova linea ad alta velocità tra Torino e Lyon, la polizia ha scagliato ogni freccia al proprio arco per cercare di fiaccare la lotta dei valligiani e dei tanti solidali che li hanno sostenuti.
Oltre alle inchieste, agli arresti, ai processi numerosissime sono state le misure di limitazione della libertà imposte per via amministrativa. La più importante sono stati i fogli di via che vietano per periodi variabili tra uno e tre anni l’ingresso in alcune zone.
Il foglio di via viene firmato dal questore nei confronti di attivisti che, secondo i rapporti di polizia, sono pericolosi. Nessuna inchiesta, denuncia, condanna: sulla base dei rapporti della squadra politica, la Digos, compagni e compagne hanno ricevuto il divieto ad entrare in alcuni paesi della Val Susa, scelti secondo criteri spesso imperscrutabili.
Di recente anche ad alcuni No Tav valsusini, inizialmente esclusi dai provvedimenti, sono stati notificati i fogli di via. Molti No Tav hanno rifiutato di piegarsi a questo diktat di sapore fascista e rischiano di essere denunciati e processati per disobbedienza.
L’arbitrio e la natura esplicitamente politica del foglio di via ne fa uno strumento formidabile di repressione estragiudiziale, delegata agli apparati di polizia, che possono colpire gli attivisti che non riescono ad incastrare altrimenti.
I ricorsi sono costosi e solo raramente vengono vinti.
La questione vera è un’altra: la necessità di innescare una lotta politica perché questo retaggio dell’epoca fascista venga eliminato.

L’info di Blackout ne ha parlato con Eugenio Losco, avvocato del legal team No Tav.
Ascolta la diretta

Posted in Inform/Azioni, no tav, repressione/solidarietà.

Tagged with , , .


Rivolte popolari e immaginario sociale

ConflittoL’ultimo mese e mezzo è stato segnato dalle rivolte popolari in Turchia, Brasile, Egitto. Questi grandi sommovimenti, a latitudini e in contesti molto differenti, ci offrono l’occasione per una riflessione a tutto campo sulle possibilità che questi movimenti offrono e, nel contempo, sulla difficoltà di articolare una narrazione che, sia pure per frammenti, sappia rappresentare sia le istanze di partecipazione non delegata all’agire politico, imprimendo anche una forte radicalità di prospettive alla questione sociale. Nascosta, quasi clandestina in un agone politico che la raffigura come una sorta di obsolescenza, la divaricazione di classe è il convitato di pietra delle rivolte che hanno scosso Turchia, Egitto, Brasile.
Ne abbiamo parlato con Massimo Varengo, la cui analisi, pur rilevando la grande distanza tra i movimenti turchi, egiziani, brasiliani, individua nei meccanismi della governance globale gli elementi che accomunano i vari movimenti. Significativo che in ogni dove il simbolo prevalente tra chi scende in piazza siano le bandiere nazionali, una sorta di coperta identitaria che mette insieme, in modo trasversale, un po’ tutti. Paradossalmente in Turchia e, in parte, anche in Egitto, la nazione si contrappone all’universalismo della religione.
L’utilizzo di simboli e termini che ci rimandano alle origini della modernità non ci deve tuttavia trarre in inganno sulle dinamiche nuove che rappresentano. Le religioni oggi sono il collante identitario potente di movimenti di reazione alla modernità e al colonialismo, che la tradizione la reinventano in opposizione ad una laicità che talora ha indossato i panni del nazionalismo. Il kemalismo, che crea la Turchia sulle ceneri dell’impero ottomano, transnazionale e religioso, si da una cornice laica e pesantemente nazionalista. Ne sanno qualcosa i curdi, gli armeni, i greci di Turchia.
D’altra parte la dissoluzione dell’altra grande entità transnazionale dell’epoca, quella austroungarica, ha dato fiato ad istanze e contrapposizioni nazionaliste, che hanno celebrato i loro ultimi fasti tra Croazia, Serbia e Bosnia negli anni Novanta del secolo scorso.
Oggi quelle bandiere diventano anche il simbolo di entità popolari che non sanno più coniugare l’internazionalismo dei movimenti di classe e dei movimenti libertari antistatali. D’altro canto le assemblee di Gezi e Taksim, la fucina di Tahrir sono divenuti i luoghi di un agire politico che si emancipa delle delega e sperimenta pratiche di partecipazione diretta.
Inevitabile un confronto con la situazione nel nostro paese, dove la resistenza alla crisi e, soprattutto, alle ricette anti crisi che hanno consegnato le vite di chi lavora ad una condizione precaria ormai stabile, sinora non sono state in grado di far da argine alla lunga normalizzazione che ha ridefinito a favore dei padroni gli equilibri di classe nella nostra penisola.

Ascolta la diretta con Massimo

Il discorso è proseguito con Salvo Vaccaro dell’Università di Palermo. In particolare abbiamo parlato del modificarsi del ruolo degli stati nazionali e delle forme della governance globale, che trova sempre più refrattari ampi strati di popolazione ai quattro angoli del globo. La tenuta dell’ordine pubblico viene meno di fronte alle rivolte popolari, anche se è dubbio che i grandi movimenti di piazza che caratterizzano i grandi agglomerati urbani, si radichino anche nelle periferie e nelle campagne. L’esito paradossale delle primavere arabe che nelle urne hanno consegnato Tunisia ed Egitto in mano agli islamisti forse è l’indice di una divaricazione tra città e campagne, che crea un’opposizione reale tra centri laicizzati ed aree contadine dove l’influenza confessionale è più forte. Significativo che in due paesi dove il ruolo dell’esercito è sempre stato fortissimo, al punto da condizionarne pesantemente la storia, in Egitto, dove i militari sono la prima e più importante risorsa pubblica, sia scattato il golpe nei confronti di un regime che non ne garantiva la posizione. Al contrario in Turchia, nonostante il forte legame tra esercito e formazioni kemaliste, il governo Erdogan è sinora riuscito a garantirne la posizione assicurandosi la neutralità degli uomini in divisa.
Dal punto di vista delle istanze che si raggrumano nei diversi movimenti che hanno attraversato le piazze di Egitto, Turchia, Brasile, al di là delle tante differenze, un elemento unificante è la pratica concreta di relazioni politiche costruite nella lotta e attraverso la lotta che esprimono una spinta partecipativa che parte dal social network ma approda alla fisicità di piazze agite con gran forza da corpi e intelligenze. Lì si gioca la possibilità che la rottura dell’ordine materiale acceleri quella dell’ordine simbolico, offrendo una chance alla costruzione di relazioni sociali fuori dall’orizzonte capitalista.

Ascolta la diretta con Salvo

Posted in idee e progetti, Inform/Azioni, internazionale.

Tagged with , , , .


Soldi e sabotaggi

valdisusa-300x263Una strana estate. Freddina, piovosa, lenta. Lo specchio della situazione politica e sociale nel nostro nord ovest. Sul fronte del Tav il governo francese e quello italiano stanno facendo il gioco delle tre carte con i soldi destinati alle infrastrutture.
In Francia la commissione Duron, incaricata di verificare le priorità per gli investimenti dei prossimi anni, ha presentato il 27 giugno un rapporto nel quale di fatto riconosce alcune delle ragioni di opposizione all’opera del movimento No Tav. Non ultima la considerazione che la linea attuale non è affatto satura né destinata a saturarsi, che i costi sono enormi e i soldi pochi. Peccato che la Commissione Duron si fermi sulla soglia del tunnel mostro di 63 chilometri tra Susa e San Jean de Maurienne, opera transfrontaliera voluta dall’Unione Europea. L’UE, dal canto suo non ha ancora sciolto il nodo del possibile finanziamento del 40% del tunnel richiesto dai governi francese e italiano. Senza quei soldi è difficile che il grande buco potrà partire.  
Naturalmente la partita è aperta e le prospettive reali forse non sono chiare nemmeno a chi ha in mano le leve per decidere. In un’epoca in cui il solo tempo è quello presente, poco conta cosa avverrà domani.
Il 29 giugno, sotto una pioggia battente circa 400 No Tav hanno fatto un corteo per le vie di Modane, raggiungendo il paesino di Villarodin-Bourget, dove da anni è stata costruita una discenderia per il Tav, dannosa per le falde e per lo smarino depositato nella valletta. Per la prima volta i No Tav francesi erano più numerosi di quelli italiani: il corteo è stato molto vivace con canzoni, slogan, cartelli e una performance finale sulle grandi opere inutili del governo francese.
Su questo lato delle alpi la decisione del governo Letta di stornare temporaneamente i fondi destinati alla Torino Lyon a al Terzo valico per assegnarli a opere immediatamente cantierabili, ha suscitato non pochi timori tra i governanti piemontesi, che paventano uno strisciante ritiro dall’impegno sul fronte del Tav.
Intanto alla Maddalena di Chiomonte continuano a buon ritmo i lavori per la realizzazione del tunnel geognostico in Clarea. Il dispositivo di sicurezza è stato rafforzato dopo alcune piccole azioni di sabotaggio a sorpresa. Ultima quella dello scorso 13 maggio.
Anche alcune ditte collaborazioniste hanno dovuto fare i conti con le azioni dei No Tav: una ruspa e un paio di camion sono stati danneggiati nelle ultime settimane.
Una strategia che, nell’assemblea popolare No Tav dello scorso 13 giugno, è stata fatta propria dal movimento di opposizione alla Torino Lyon.
Un passaggio simbolicamente molto importante, perché, a due anni dall’assunzione collettiva di responsabilità per la resistenza alla Maddalena e per gli attacchi alla zona occupata del tre luglio, il movimento, incurante del moltiplicarsi delle azioni repressive della magistratura, arrivata a formulare l’accusa di tentato omicidio per l’azione dello scorso 8 maggio, ha scelto di stare dalla parte di chi lotta e resiste attivamente all’imposizione violenta del Tav.
Tutti sanno che certe azioni sono illegali, ma hanno scelto di opporsi concretamente al Tav, rifiutando il ruolo di testimoni passivi dello scempio, cui i vari governi hanno tentato di piegarli.
In queste ultime settimane la magistratura ha nuovamente colpito il movimento, emettendo ordini di perquisizione con l’accusa di stalking nei confronti dell’operaio del cantiere, che a maggio era stato oggetto di una sassaiola mentre usciva dall’area militarizzata. La pratica dei fogli di via, consegnati a centinaia di attivisti negli ultimi due anni , per la prima volta ha colpito tre No Tav di Bussoleno. Un presidio in Questura a Torino e la decisione di non rispettare una misura di polizia di retaggio fascista sono stati la risposta ai divieti imposti dalla magistratura.
Il consueto campeggio No Tav quest’anno è cominciato nella piana di Venaus, nei pressi del presidio che vi venne eretto dopo la vittoria del 2005. Sono previste marce notturne e manifestazioni diurne.
Inutile nascondersi che il momento non è tra i più facili. Continued…

Posted in Inform/Azioni, internazionale, no tav.

Tagged with , , .


Grecia. Per la libertà di Costas Sakkas

KostasSakkasBirds colorAtene, giovedì 4 luglio. Si moltiplicano le azioni solidali con l’anarchico Kostas Sakkas, in sciopero della fame da ormai 42 giorni, contro una detenzione preventiva che va oltre i pur ampi margini di legge.
L’azione più importante degli ultimi giorni é stato il corteo motorizzato verso l’ospedale dove è ricoverato compagno. Il movimento di solidarietà è ormai molto esteso ed  è diventato un punto di convergenza di tutte le forze “progressiste” della Società Greca, le quali resistono al regime totalitario che vogliono imporre lo stato ed i fascisti.

Corinto, venerdì 5 luglio. Circa 40 antifascisti anarchici hanno attacato il comizio di una deputata fascista di Crysi Avgi. I fascisti sono scappati nella loro sede: quelli che non ci sono riusciti sono finiti in ospedale. Durante la collutazione è stata danneggiata anche l’auto della parlamentare.
La manifestazione e l’attacco sono stati effetuati come risposta al grave ferimento di due antifascisti da parte di un gruppo di dieci fascisti in un imboscata durante la festa dell paese, pochi giorni prima.

Anarres ha fatto il punto della situazione nel paese, anche alla luce dei nuovi tagli nel settore pubblico pretesi dalla Troika, parlandone con Georgios, poche ore prima della manifestazione di Corinto.
Ascolta la diretta

Posted in anarchia, Inform/Azioni, internazionale, repressione/solidarietà.

Tagged with , , , .


Fiat. La scalata al Corsera

fiat-mette-le-mani-sul-corriere-della-seraRCS, l’editrice del Corriere della Sera, è in crisi gravissima. L’esposizione verso le banche è di un miliardo. A fine giugno è stata portata a termine una ricapitalizzazione di 400 milioni di euro, appena sufficienti a tappare qualche buco. RCS è retta da un patto di sindacato: con questa espressione si designa l’alleanza di più azionisti che, insieme, raggiungono il tetto necessario a governare la barca. Nel patto di sindacato di RCS il principale azionista era, con circa il 16%, Rotelli l’imprenditore che oggi controlla il San Raffaele, che è tuttavia orientato a gettare la spugna. Inizialmente era previsto che Fiat facesse la sua parte e poco più, per un investimento totale, tra mantenimento della posizione e incremento della quota, di una cinquantina di milioni di euro. Sarebbe dovuta salire dal 10,49 al 13,4 per cento dell’editrice, arrivando a tallonare Mediobanca (14,6%) e l’eventuale successore della famiglia Rotelli.
Il 28 giugno c’è stato il colpo di scena: Elkann ha deciso di alzare la posta e di tirare dritto oltre il 20% dell’editrice. Fiat ha acquistato altri 10.700.000 diritti di opzione che le daranno diritto alla sottoscrizione di 32.100.000 azioni Rcs.
L’editoria, nonostante le, sia pur ridotte, sovvenzioni pubbliche, non è un affare. Il quotidiano di famiglia, La Stampa è sotto di 27 milioni di euro.
Non vi sono però dubbi sulla rilevanza rivestita dalla partita sull’informazione, uno degli snodi di potere cruciali nella nostra epoca.
Fiat, la cui presenza nel settore auto del nostro paese è da tempo appesa ad un filo, ha deciso una strategia di allargamento della propria influenza. Inutile dire che l’azionista di maggioranza ha l’ultima parola nella nomina del direttore del Corsera.
L’info di Blackout ha approfondito la questione con Francesco per capirne di più sui meccanismi finanziari, ma non solo, della scalata che, sulle orme di suo nonno, John Elkann ha intrapreso al quotidiano milanese.

Posted in economia, Inform/Azioni.

Tagged with , , .


Egitto. Le tante anime di Tahrir

Egitto-manifestazione-30-Giugno-tratta-da-businessinsider_com_mLa crisi egiziana ha avuto una forte accelerazione nelle ultime settimane, sino al colpo di Stato militare che ha destituito il presidente Morsi, dopo giorni di imponenti manifestazioni popolari, scontri tra differenti fazioni e 23 morti.
L’esercito egiziano, facendo leva sulla piazza, ha giocato la propria partita.
Nella diretta fatta a poche ore prima della scadenza dell’ultimatum posto dai militari al governo dei Fratelli Musulmani, abbiamo provato a dipanare la matassa di una piazza plurima, il cui collante era la volontà di cacciare un governo, che per un breve periodo era riuscito a catalizzare consensi anche in settori non confessionali della società egiziana. L’incapacità di attaccare la profonda corruzione, le enormi disparità sociali, l’insofferenza verso l’islamizzazione di ampi settori urbani e laici, hanno fatto da detonatore alla protesta.
I militari, parte integrante del sistema di privilegi pure contestato dalla piazza, hanno posto la loro pesante ipoteca sul futuro, nominandosi tutore e padrino del grande magma che a due anni, dalla rivolta contro Mubarak, ha nuovamente riempito piazza Tahrir.

Ascolta la diretta realizzata dall’indo di radio Blackout con Stefano, autore di alcuni testi e numerosi articoli sugli equilibri geopolitici del pianeta.
Ascolta la diretta

Posted in Inform/Azioni, internazionale.

Tagged with .